Tra una foto e l'altra, lo scorrere dei minuti divenne infinito, tanto che fece appesantire le palpebre dell'appena diciottenne, sino a farle chiudere del tutto. Trascorse così la notte, con i contatti, dove appariva il nome del soggetto dei suoi pensieri, aperti, dinnanzi al suo viso. La luce virtuale fu l'unica, infatti, che vide, prima che calasse del tutto l'oscurità e Wooyoung fu il primo pensiero, che ebbe, appena sveglio. Aveva scoperto che c'era stato un motivo, se prima di una secondaria e più accurata ricerca, non era riuscito a trovare subito il nome dell'escort in questione e non lo aveva nemmeno così tanto sorpreso, visto il lavoro, che svolgeva. Il suo nickname era "w19__ Kirby" e se si apriva l'account, compariva solo la foto di un fianco abbronzato scoperto, circondato da una catenina tempestata da piccoli brillantini, che a quanto almeno sembrava, abbracciava tutto lo stomaco. Non si trattava nemmeno di un'immagine postata, così da poterla ingrandire, visualizzarne i dettagli, ma di quella impostata come profilo; dava l'idea di essere irraggiungibile e per San lo era stato, vista la lunga indagine online. Non capiva perché si stesse tanto interessando a lui e la cosa lo stressava da morire. Preferiva la sua vecchia monotonia, laddove l'unica riflessione fissa era in merito la sua rabbia e il farsi consumare da questa; non importandosene nulla di come andava a finire o di una misera minuzia, come un tag o un contatto, per lui erano bazzecole.
Non aveva fatto il bagno, dopo essere tornato dal party, dato che non aveva voglia di avere qualcuno intorno e lavarsi stava a significare avere suo padre appresso. In più aveva fatto una doccia, prima di ritrovarsi a casa dell'amico, che gli aveva teso quella trappola. Perciò notò l'odore, del ragazzo incontrato la sera precedente, addosso. Non si era adagiato solo sulla camicia, come aveva potuto riscontrare una manciata di ore fa, ma anche sulla sua pelle. Era sbalorditivo e fastidioso al tempo stesso.
Curioso di poterlo avvertire ancora, allungò il collo verso la zona della parte superiore del braccio, laddove si era poggiato il giovane, che gli aveva regalato quel piacere sublime. Ci si fermò con il naso, per qualche istante, appropriandosene. Dunque, era così, che la mattina ci si svegliava con il proprio partner accanto, con i corpi avvinghiati, trasudanti di emozioni passate, magari dopo aver fatto l'amore, sentendosi amati e mai abbandonati, anche se non sarebbe mai stato il suo caso, visto che nessuno avrebbe mai voluto passare il resto della vita con lui; troppe complicanze, però la fragranza era proprio buona, infatti ci passò l'apparato olfattivo, più volte; peccato che il profumo sarebbe scomparso, con un solo bagno. Fosse stato possibile, lo avrebbe tenuto ancora su di sé, ma lui odiava la sporcizia ed era parecchio irascibile, quando si trattava di disordine, anche se si parlava di abitudini. Forse poteva liberarsene dopo aver fatto colazione, con calma.
-San?!- una voce interruppe il flusso dei suoi pensieri, facendogli spalancare gli occhi.
-Sei sveglio? Oggi andiamo al campo, per i miei allenamenti da cheerleader. Approfittiamo della domenica, così vieni con noi. - disse, continuando, la sorella, aprendo la porta.
-Non amo stare nel caos, lo sai. Soprattutto se si tratta del mini-stadio della scuola. - rispose il giovane, immaginando già il cumulo di persone, che si sarebbe ritrovato intorno. Preferiva rimanere in camera sua, magari a leggere o a dipingere.
-Sannie, ti voglio bene, ma sei proprio un asociale del cavolo. Alzati. - controbatté l'universitaria, portando vicino a letto la sedia a rotelle del fratello, dopodiché gli diede una mano, mettendolo in una posizione adatta, per poter passare sul mezzo. Non era stato facile, a causa dell'appesantimento del corpo del minore; lo faceva sempre, quando non voleva esser portato in giro.
-Mettiti qualcosa di sportivo, ma di carino. Sanno che sei uno di famiglia. Non farmi fare figure. - disse scherzando la sorella, aprendo l'armadio, affinché potesse adocchiare degli indumenti adeguati.
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Fix you
FanfictionMonotonia era il secondo nome di Choi San. Essa circondava la sua vita, da qualche anno, ossia da quando aveva perso l'uso delle gambe, costretto a vivere su una sedia a rotelle [...]