Il volume del suono, fatto di grida, incitamenti, di nomi urlati, senza un motivo specifico, di suole appartenenti a scarpe di tela usate e consumate, battute sul terreno del campo sportivo, con violenza, sparì lentamente, come il finale di una canzone sfumato. Il mondo sembrava distante, lontano, come se fosse in una pagina ormai voltata, di un libro infinito.
Il corvino sulla sedia a rotelle, ne rimase quasi estasiato. Non aveva mai immaginato, che in quell'edificio ci potesse essere un'atmosfera del genere. Forse, perché lui, in una vita, che pareva ormai passata, era solito prendere parte a quel caos, non fermandosi mai, come una trottola impazzita; spesso aveva tentato di zittire la mancanza di baccano, ingegnandosi in qualsiasi hobby o iniziativa proponessero i suoi compagni di classe. Ora, invece, la calma era tutto quello che cercava, in ogni occasione.
Respirò quel nuovo tipo di ossigeno, facendolo scorrere pienamente dentro i suoi polmoni, come se avesse il timore, che quello che già aveva in corpo e che conosceva da anni, non gli bastasse, ma in quella brezza illusoria, ve n'era un'altra, reale e tangibile, che gli ricordava il profumo, che aveva avuto addosso la sera del suo presunto compleanno e che in quell'istante gli volteggiava attorno: era la fragranza appartenente a Wooyoung. Colui che aveva volontariamente o involontariamente desiderato ritrovare, nonostante avesse voluto sparire, nel momento in cui lo avevano chiuso a chiave, insieme a lui.
Seguendo la scia trasparente, i suoi occhi si posarono sulla figura del giovane, che portava un cappello assomigliante al suo, solo più chiaro, come i suoi capelli. Loro due insieme erano come lo Yin e lo Yang e non solo dappoiché uno rappresentava visibilmente, forse persino in maniera scontata, i colori scuri e l'altro quelli chiari, ma anche perché, secondo il ragazzo sulla sedia a rotelle, l'uno aveva quella macchia di colorito, che all'altro mancava, caratterialmente e metaforicamente parlando. Il neo-diciottenne era un tipo di persona per bene, come direbbero i creatori di stereotipi, con la testa sulle spalle, ma che non godeva appieno la vita, a causa del suo autosabotaggio, mentre il biondo la gustava al cento percento, ma con mezzi poco consoni, a detta sempre dei sopracitati; perciò, si complementavano gli spazi vuoti.
-Ti piace quello che vedi? -
San spalancò lo sguardo, rendendosi conto di aver erroneamente lasciato vagare i pensieri, con le iridi fisse sulla figura del suo fantomatico rapitore.
-È la prospettiva, a cui sono obbligato sottostare, visto che mi hai portato fino a qui. - rispose schivo, San.
-Certo, non hai proprio altra angolatura, da poter seguire. - controbatté Wooyoung, sospirando, come se fosse abituato a quelle lusinghe e facendo per avvicinarsi a lui.
-Potresti smetterla poi di fare la vittima? Sei su un mezzo per handicap, non stai morendo, puoi fare quello che ti pare. La usi solo come scusa. - aggiunse, posando una mano sui fianchi.
I muscoli del corvino divennero tesi, come se avesse fatto uno sforzo enorme e avesse tirato troppo la corda, trovando la maglietta improvvisamente stretta in modo smisurato intorno al suo dorso. Il cappello coprì gran parte del viso del giovane, non appena abbassò lo sguardo.
-Tu non sai niente di me. - disse a denti stretti, drizzando il mento, con rancore. La sua quotidiana rabbia era tornata ancora una volta, facendolo destare da quella pace momentanea.
-Intanto conosco il tuo corpo, più di quanto faccia tu, mister sexy. - commentò Wooyoung, avvicinandosi ancora di più, poggiando le mani sui braccioli del piccolo mezzo di trasporto e abbassandosi quasi alla sua altezza.
Il corvino cercò di spingersi indietro, ma venne bloccato dalla forza del giovane, che mise appositamente per tenerlo fermo, piantandolo nel terreno.
-Levati. -
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Fix you
FanfictionMonotonia era il secondo nome di Choi San. Essa circondava la sua vita, da qualche anno, ossia da quando aveva perso l'uso delle gambe, costretto a vivere su una sedia a rotelle [...]