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Anche la mia ultima campanella settimanale suonò, il tempo non prometteva bene, c'erano nuvoloni grigi a coprire il cielo e un vento freddo che si attaccava alle ossa congelandoti. Nonostante ciò decisi di rientrare a piedi, avevo capito che in corriera avrei comunque perso tempo, e siccome ne avevo poco, andava ottimizzato. Avevo anticipato la partenza alle tre di quel pomeriggio stesso, se fossi patita la sera sarei arrivata a Bari di notte e sicuramente non era il caso d'atterrare in un paese a me abbastanza sconosciuto nel bel mezzo della notte. Tornata nel piccolo appartamento chiamai Edoardo avvisandolo della mia imminente assenza e dicendogli di non preoccuparsi che sarei stata bene. Mangiai al volo un insalata, sistemai le ultime cose ed uscii nuovamente di casa trascinandomi dietro la piccola valigia rossa che avevo riempito con qualche abito caldo. Presi un bus che mi avrebbe condotta fino all'aeroporto. Il mio volo sarebbe partito di lì a mezz'ora, e avrei volato sull'Italia per ben un'ora e mezzo, ero stanca per la scuola e leggermente in ansia. Mi appisolai sul sedile dell'aereo bianco e blu che mi avrebbe accompagnata fino all'inizio di questa folle avventura, perciò del viaggio mi godetti solo gli ultimi attimi, scattai qualche foto al panorama mozzafiato prima di atterrare e lasciare il veicolo che naviga nei cieli. Attivai il navigatore e strinsi tra le mani gli auricolari prima di metterli alle orecchie, lessi la distanza ed il tempo che mi occorreva per raggiungere la mia meta, infine con un sospiro iniziai a camminare per le strade della bella città di Bari. "La tua destinazione è sulla destra" ecco come mi congedò maps, mi voltai nella direzione indicata e rimasi incantata nel vedere l'immenso cancello che raccoglieva un giardino curato e una casa a dir poco incantevole. Lessi i nomi sull'etichetta del citofono "Zenzola" citava il primo cognome, e non ebbi dubbi che fossi nel luogo corretto. Disabilitai il navigatore e tolsi le cuffiette, pigiai poi il pulsante del citofono che  vibbrò sotto il mio indice comunicando, a chi era in casa, la mia presenza. <Chi è?> la classica domanda provenì da una voce femminile e delicata oltre il citofono <Salve vorrei poter vedere Mattia, sono-> non terminai mai quella frase perché quella voce dolce subito mutò di tono <Questo non è un ufficio informazioni, siete pregati di andar via e lasciare stare mio figlio> senza dubbio era la mamma di Mattia, la seguivo sul suo account instagram, ed ero certa fosse una brava donna, avevo anche letto varie sue storie dove pregava i fan di non andare sotto casa e che non sempre il biondo fosse li. Non la biasimai, avrei reagito più o meno allo stesso modo, capii che la situazione ripetitiva e assillante le causava molto stress, ma io ero lì per un motivo e, per quanto potesse dispiacermi, avrei visto quel ragazzo. Allora decisa a non gettare la spugna presi il cellulare, di certo non avrei risuonato quel citofono rischiando una denuncia, aprii whatsapp ed entrai nella chat di Matti per scrivergli subito dopo.

-Ei Matti, so che non ci sentiamo da un po ma mi faresti un favore?

Attesi la conferma di lettura seduta su un muretto dietro una siepe vicino a casa sua, ed ecco le due spunte diventare azzurre e il suo "online" mutare in uno "sta scrivendo"

-Oi, dimmi pure

Era triste e lo percepivo anche oltre quel maledetto schermo, non aveva enfasi neppure nello scrivere un messaggio. Anche lui, come il moro ancora nella casetta del talent, era privo della luce di cui solitamente brillava.

-Chri mi ha chiesto se ti fosse arrivato un pacco da parte sua

Mentii, avevo appena visto il postino raggiungere la loro cassetta delle lettere, e utilizzai quella come scusa per farlo giungere al cancello.

-Oh... no non mi è arrivato nulla, ora vado a controllare nella cassetta delle lettere, è appena passato il postino
-Va bene nano, aggiornami

Non rise, né rispose, si limitò a visualizzare ed abbandonare la conversazione. Pochi minuti dopo lo vidi uscire di casa, aveva un paio di occhiali da sole neri sulla testa, una maglia rosa di Christian che avrei riconosciuto tra mille e ai piedi delle ciabatte da piscina. Arrivò al cancello e quando lo sentii aprire la cassetta della posta decisi di abbandonare il muretto e raggiungerlo. <Ei> lo chiamai in un sussurro vedendolo oltre il cancello, era di spalle ma potevo comunque ammirare i suoi capelli biondi in totale disordine, si voltò cauto, aveva sotto braccio le stampelle e una fascia bianca al piede. Quando mi vide la sua espressione fu indecifrabile <S-Sara?> gli sorrisi da oltre il cancello ed annuii <O mio dio che ci fai qui!> ora sorrideva ed ero felice che lo stesse facendo per me, grazie a me. Aprì il cancello e lo varcò di corsa, gettò a terra le stampelle e mi abbracciò forte, come fossimo vecchi amici che si rivedevano dopo anni. <Come mi hai trovato?> domandò stupito ed io indicai la tasca dove tenevo il cellulare <Christian> sussurrai e nei suoi occhi vidi una scia di tristezza che seguiva quelle nove lettere <Ti ha dato l'indirizzo?> annuii poi risposi ancora tra le sue braccia <Mi ha chiesto di venire, però volevo già farlo, subito dopo aver saputo non ho voluto aspettate> ammisi e lui sorrise, poi guardai per terra, verso il suo piede fasciato e chiesi <Come va?> <Cosa, il piede?> scossi il capo <In generale> sussurrai aiutandolo a recuperare le sue stampelle tenendolo quanto più mi era possibile <Mi manca quella "normalità" e mi manca Christian, odio non poter ballare e dover stare fermo, ma sono felice di avere una seconda occasione> <Sei tanto forte Matti>gli sorrisi sincera e lui ricambiò <Quando sei arrivata?> e fu allora che gli raccontai il buffo incontro con sua madre, ci eravamo seduti sul muretto fuori dal suo giardino a chiacchierare e nemmeno ci eravamo resi conto di averlo fatto involontariamente. <Resti per quanto?> mi domandò dopo avermi fatta ridere con qualche battutina sull'accaduto precedente <Tutto il tempo che mi vorrai> gli dissi e quasi mi sentii le guance prendere fuoco dopo aver realizzato, ma lui sorrise spontaneo e dolce come sempre <Allora tanto> mi sussurrò <Prenderò un Hotel qui vicino, così quando avrai voglia ci potremo vedere> lo informai ma lui scosse la testa <Starai da me, si che lavori, ma non spenderai tutti i tuoi risparmi per stare con me, già hai pagato un'occhio della testa il viaggio, anche l'albergo no> posò gli occhi immensi e seri nei miei ed io come ogni volta mi ci persi dentro. Dal vivo erano ancora più belli, di un azzurro puro, limpido e raro, bellissimi e li, se vi ci si  prestava la giusta attenzione, si poteva leggere la sua anima. <No Matti, sono venuta per farti stare bene non per diventare un pensiero in più, non ti preoccupare starò bene>provai a convincerlo dopo essermi ripresa, ma  lui, nuovamente, non acconsentì <Starai da me, non sei sicuramente un peso> mi prese la mano, afferrò le stampelle e si avviò all'ingresso dell'immenso giardino portandomi con sé  <Ora entriamo che ti presento mia madre> sorrise ed io non potei che accontentarlo e segiurlo all'interno della mia nuova avventura.

Nei tuoi occhi/ Mattia Zenzola Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora