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Il mio terzo giorno con mattia e già ero ingessata, lui era molto apprensivo, la notte precedente mi aveva fatta dormire da sola nel letto per paura di farmi male, ma non ho chiuso occhio. Non sentirlo li con me, mi provocava un buco allo stomaco, nel buio lo cercavo consapevole fosse al piano inferiore a dormire sul divano. Solo alle 4 di mattina, dopo aver passato la notte a fissare il soffitto vuota dalla voglia di dormire senza di lui, mi costrinsi ad accostare la paranoie dell'essere appiccicosa, e mi convinsi a scendere da lui. Di sotto vidi la sua sagoma nel buio, era meraviglioso. Mi avvicinai e gli carezzai dolcemente il viso, con la mano libera e sorrisi nel vederlo sospirare e poi sussurrare <Sara> aprì piano gli occhi e vedendomi lì allungò le braccia per strigermi a sé < amore che ci fai qui?>domandò con voce impastata di sonno, gli carezzai il viso così bambino e sentii il cuore riempirsi di quella bellezza, non volevo parlare per non infrangere quel filo di splendore che ci legava nel buio, che univa i nostri sguardi, ma mi ripresi e dissi <Mi mancavi> lo ammisi temendo di risultare pensate o troppo invasiva, ma ottenni un sorriso stanco da parte del biondo che mettendosi a sedere sussurrò <Anche a me pandina> poi mi baciò piano e mi sollevò da terra prendendomi in braccio. Risi. Amanvo vederlo sorridere, amavo che mi respirare così vicino al viso da rabbrividire, amavo la sua pelle sulla mia e le sue braccia intorno alla mia vita, amavo il modo con cui mi parlava e gli sguardi che mi riservava. Amavo ogni cosa di lui, quasi da sembrare banale. Quella mattina, mente ero beatamente seduta tre le gambe di Mattia che giocava alla play con Daniele, il mio telefono iniziò a vibrare. Controvoglia allungai un braccio ed affetrai il cellulare sul broccolo del divano, e lessi sul display il nome dell'interlocutore. <Cazzo> borbottai vedendo che si trattava della scuola <Cosa piccola?> chiese il latinista concentrato sulla sua partita di fifa <La scuola, vado a rispondere> dissi spostando piano le sue braccia dal mio bacino e mi alzai con cautela <Non puoi rispondere qui?> sorrisi a vederlo curioso e preoccupato <Amore se vuoi battere Dani dovresti concentrarti sulla partita, ha già vinto 2 volte perché guardavi me e non il monitor> risi <Poi mi dici?> chiese tornando a portare attenzione al gioco <Poi ti dico> promisi girando l'angolo e accettando la chiamata <Pronto?> dissi subito dopo aver portato il cellulare all'orecchio <Pronto sono la professoressa Zaiella parlo con la signora Sara Wild?> il sangue mi ribollì alla pronunci di quel cognome da me tanto odiato <Stefanelli la prego, comunque si> cercai di sembrare cortese nonostante la voglia di attaccare e chiamare Christian per parlargli di questo argomento, era tanta. <Volevamo informarla che lunedì prossimo, tra un esatta settimana, avrà un'importante test d'ammissione> sospirai poi risposi <D'accordo, riguardo quale materia?> sentii un fruscio di foglio oltre la corneta poi lo schiocco di un penna a clik <Beh di fisica e matematica applicata> odiavo fisica, non ci capivo mai neanche una virgola, eppure gli unici test essenziali erano basati su essa <Non è rimandabile?>tentai di chiedere conoscendo già le parole successive a quel quesito <Mi spiace, il test è parallelo e si esigea sua presenza, ne vale la sua ammissione> tentai con l'ultima carta in tavola ancora coperta <ho il polso destro rotto non potrò scievere> sentii la professoressa sbuffare e iniziare a sfogliare pagine freneticamente <quando dovrebbe togliere il gesso?> <Un mese> posò bruscamente la penna su un qualche piano e concluse <Troveremo un modo ora si necessita la sua partecipazione> abbassai lo sguardo triste di dover già contare o giorno con mattia si una mano, poi con tono di rinuncia riferii <Ci sarò, grazie mille per l'avviso> <Bene, buona settimana> attaccò immediatamente senza lasciarmi nemmeno il tempo di un saluto, o di un respiro di delusione. Rimasi il telefono in tasca con difficoltà e tornai lentamente verso il salotto. Quando feci capolino oltre la porta vidi Mattia tirare un cuscino celeste al fratello che irritato sbuffava agitando il controller <Hai imbrogliato pollo> gli disse Daniele troppo serio <Ma cosa dici! Per una volta che vinco> rise Mattia vittorioso <Dani mi sa che non sai perdere> dissi entrando in sala con un sorrisino dipinto sulle labbra. Il biondo spalancò le braccia con un sorriso a trentadue denti, stringendo in una mano il joystick come fosse il suo piccolo trofeo. Mi gettai tra le sue braccia facendolo letteralmente cadere striato sul divano, mi strinse a sé, avevo il viso vicino al suo, gli occhi puntati nei suoi abissali meravigliosi ed il sul sorriso irreale a completare la sua dolcezza. Mi spinsi più in su, verso le sue labbra e gli baciai il sorriso felice. Daniele si schiarì la voce, spezzando la magia del momento creato, e disse scherzoso <La camera da letto è di sopra> il fratello più grande gli fece la linguaccia poi mi sussurrò all'orecchio <In effetti camera c'è> risi, ed arroasii poi gli portai la mano prima sugli occhi poi sulla bocca spostandogli il capo di lato delicatamente <Matti che le hai detto che è rosso pomodoro> mi prese in giro Daniele ed il fratello mi guardò negli occhi ancora con il sorriso stretto tra i denti. <Dani taci> risi io tra le braccia di mattia che mi facevano aderire al suo petto con un dolcezza disarmante <Allora? Che ti hanno detto?> il mio sorriso svanì, e notando anche quello del latinista mutò in un'espressione preoccupata <Amore> Daniele si alzò dal divano e lasciò la stanza, capendo la situazione e rispettando la privacy della reazione del fratello. <Sara per favore dimmelo> mi tirai su cautamente, e mi posizionai a gambe incrociate, Mattia fece altrettanto e si sedette diforte a me, portando ansiosamente la braccia al petto. Era una cosa semplice da dire, entrambi sapevamo che presto tardi che fosse ci saremmo dovuti dividere di nuovo, che sarei dovuta tornare a Bergamo. E allora perché faceva così male? Perché non riuscivo a guardarlo negli occhi e dirgli "Matti lunedì devo stare a casa"? Faceva male perché ci amavamo così tanto da così tanto, ma ci stringevamo realmente da talmente poco che anche un anno assieme ci avrebbe fatto poi sentire una mancanza micidiale al cuore. Sollevai lo sguardo, cercando nei suoi occhi un qualcosa di positivo che, però, era coperto dall'ansia e dalla preoccupazione del momento. <Sara> ripeté ancora e sentii la gabbia toracica spostarsi e avvinghiare il cuore con durezza tale da far male <È una cosa brutta?> lo vidi da bambino chiedere a sua mamma se dire 'per bacco' fosse una cosa brutta, ricordai che mi disse che Giulia si mise a ridere e che gli carezzò il viso sorridendo, per poi scuotere il capo e rispondergli sicura che dirlo non era molto carino ma che sicuramente non faceva parte del dizionario delle parolacce. Ed ora lo stava chiedendo a me, mi stava chiedendo se fosse una brutta cosa quella che temevo a riferirgli, ed io avrei tanto voluto comportarmi come Giulia, quando lui aveva 5 anni, avrei tanto voluto ridere, poi sorrisere e negare tutto, ma non potevo, perché io dovevo partire. E faceva male.

Nei tuoi occhi/ Mattia Zenzola Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora