Pov Mattia
Ero in sala d'attesa, mi avevano esplicitamente detto di non poter entrare poiché dovevano visitare la "ragazza", si la mia ragazza, dovevano controllarle il polso ed io avrei dovuto attendete fuori. Fui raggiunto da mio fratello dopo mezz'ora dall'ingresso in ospedale, Sara era dentro già da un tempo paragonabile ad un'eternità. Ero irrequieto, nervoso e soprattutto preoccupato, volevo e, in un certo senso, dovevo sapere come stesse e cosa avesse, era mio diritto, o almeno io la vedevo così. <Come sta?> chiese Daniele non appena mi raggiunge <Votrei saperti rispondere> tagliai corto con tono più duro di quanto volessi mostrare <Matti vedi di tranquillizzarti, d'accordo? Attendere delle volte è necessario> odiavo la saggezza di mio fratello, perché cavolo, era così piccolo ma di maturità quando serviva ne aveva sin troppa < Hai sentito la mamma?>gli domandai quasi volessi scusarmi per l'arroganza di poco prima, lui scosse il capo per poi rispondere <Non me lo hai chiesto, quindi non l'ho fatto> alzò le spalle come per dimostrare l'ovvietà delle sue parole, ed io non capii se fui grato di ciò oppure altamente irritato.
Silenzio ecco cosa si sentiva in sala d'attesa, un silenzio assordante, che mi stava facendo diventare matto, mai in un ospedale c'era stato così tanto silenzio quanto quel giorno. <Ma di cosa ti preoccupi, alla peggio lo ha rotto> mi disse Daniele ma ricevette uno sguardo fulmineo da parte mia <MI PREOCCUPO per la mia ragazza che per una cazzata sta in ospedale> dissi alzano il tono di voce, lui scosse il capo evidentemente scocciato dala mia risposta <Abbassa la voce cretino> mi rimproverò ed io sbuffai di tutta risposta. E finalmente dopo un'ora di visite, lastre e controlli vari un medico di tutto punto si degnò di darmi le spiegazioni che tanto attendevo. Uscì dalla stanza dove era stata portata Sara, tutto innalsamato nel suo camice bianco latte stirato a puntino, la mascherina chirurgica salta a coprire naso e bocca e sotto braccio una cartella gialla. Schizzai in piedi non appena lo vidi uscire e chiudere la porta in ferro <Salve sono il dottor Grey> mi tese la mano raggiante come se non fosse appena uscito da una stanza di ricovero <Piacere, Mattia Zenzola> gli strinsi la mano tesa, ed attesi ansioso che riprendesse a parlare <Abbiamo appena ricevuto i risultati dei raggi e la ragazza ha, come sospettavo, il polso rotto. Potremmo operarla tra mezz'ora ma, essendo minorenne, necessita del consenso di un genitore> mi informò cauto e pacato il dottor Grey mostrandomi i raggi del polso di Sara, l'osso era spezzato molto vicino alla mano e presentava anche una crepa poco più in basso. <I suoi non sono qui ma a Bergamo e al fratello non è possibile raggiungerci in così poco tempo, lei è da me in vacanza> dissi rispondendo alle sue precedenti parole <Lei è il cugino?> domanda molto buffa alla quale risposi prima con un cenno del capo e successivamente rivelando <No, sono il ragazzo> il dottore sorrise, poi domandò ancora <Sei maggiorenne?> annuii, allora tirò fuori un foglio ed una penna poi spiegò <l'operazione va fatta ovviamente, però la ragazza essendo minore, non può decidere se essere operata qui o altrove, e con questa firma ci darà possibilità di operare subito e qui, prendendosi la responsabilità> annuii ancora, sapevo che era una gran responsabilità, ma volevo che Sara stesse bene il prima possibile, quindi impugnaia la bik nera e riportai in caratteri eleganti e precisi il mio nome e cognome sotto la scritta "firma" prendendo atto di tale scelta. Passai nuovamente la penna al dottore e chiesi <Posso vederla?> il dottor Grey annuì ed indicando la stanza mi rispose <È lì e non ha fatto altro chiedere di te, ora so anche il motivo> sorrise scarlatto come fiero della sua nuova scoperta poi aggiunse <Ora vado a preparare la sala operatoria, a più tardi> mi strinse la mano senza fretta e mi superò raggiante, io guardai Daniele come se non fossi convinto di raggiungere davvero quella stanza d'ospedale, ma lui aggrrottò le sopracciglia e mi incitò <Forza che aspetti? Non hai forse sentito? Ti sta aspettando, chiede di te, vai> sbattei le palpebre sospirai ed annuii, sorrisi a Dani che ricambiò e marciai sicuro verso la porta bianca di ferro oltre la quale vi era Sara. La aprii e seduta sul lettino con una flebo di antidolorifico collegata al polso, c'era l'unica ragazza che mai avrei voluto vedere lì, mi sorrise ed esclamò <Matti!> nella voce le lessi la voglia di saltare giù da quel letto e venire ad abbracciarmi, allora lo feci io, le andai incontro e allargai le braccia abbracciandola stando attento a non fare danni. Mi chiesi cosa stesse provando, forse si sentiva in colpa, ma di cosa? Di essersi fatta male? Ne era capace, allora le sussurrai <Va tutto bene, ora ti ingessano e passa tutto> sorrisi accanto al suo orecchio e la sentii respirare affondo, quasi goffamente <Se fossi stata più accorta ora non saremmo qui> era triste lo avevo capito dal suo tono di voce, pacato quasi rancoroso nei suoi stessi confronti. Sorrisi. Sorrisi perché era vero, i piani erano altri, ma questo era il bello di averla lì con me, potevo viverla un tutta la sua goffaggine, la sua dolcezza, il suo essere così imbranata da sembrare dolcissima, ed io me ne ero innamorato ancora prima di viverla su pelle, ancora prima di assaggiare questa sua aria pura e ancora prima di essermi fatto scompigliare i capelli da quella sua dolce brezza primaverile. Mi ero innamorato perché lei era così sempre, non faceva distinzione oltre uno schermo, ma vivere Sara nella sua essenza mi rendeva folle, mi faceva impazzire e provare cose mai provate tanto fa aver quasi paura. Se lei mi leggeva l'anima tramite gli occhi a lei la si leggeva dal sorriso, dalle fossette ai bordi delle labbra e da come inarcava esse a seconda di cosa stesse provando. Rimasi in silenzio sino a trovare le giuste parole poi le risposi <Se fossi stata più attenta ora saremmo stati al mare seduti sul bagno-asciuga con io che sorrido e tu che canti, perché me lo hai promesso> risi spostandomi e sedendomi accanto a lei guardandola in viso <Ma che gusto ci sarebbe senza imprevisti?> sorrisi e lei inarcò le labbra verso l'alto mostrandomi uno splendido sorriso <Ti avrei cantato "I want to be yours" ma dato che sono un'imbranata, ti toccherà aspettare> mi posò un bacio sul naso facendomi ridere <Non vedo l'ora di sentirti cantare piccola mia> la baciai lasciando che sue candide guance rosee si inondasserro dell'effetto che le provocava la mia persona, poi soddisfatto, mi sedetti sulla sedia bianca in plastica iniziando a parlare dell'imminente operazione e rassicurandola che tutto sarebbe andato per il meglio, promettendole che le sarei stata accanto sempre incondizionatamente.
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Nei tuoi occhi/ Mattia Zenzola
Short StoryUna ragazza la cui passione è sempre stata la musica, canta per far uscire il lato di sé che non sa mostrare, canta per lasciarsi andate, canta per potersi innamorare ancora una volta, perdendosi negli occhi più belli di tutto l'universo... i suoi ...