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Avevo preparato il mio piccolo zainetto, giusto un paio di cambi per quella giornata a Bari, e partii subito dopo aver frettolosamente mangiato un pezzo di pizza. Ero in macchina con Edoardo che guidava diretto all'aeroporto, avremmo preso il primo volo diretto a Bari, quello delle 23, e avremmo riposato sull'aereo stesso, saremmo arrivati nel giro di un'ora e mezzo ma appena mettemmo piede in aeroporto ci fu comunicato che tutti i voli per Bari quella sera erano stati sospesi e che i prossimi sarebbero stati disponibili solo per il pomeriggio del giorno seguente. <Cazzo!> imprecò Edoardo fuori di sé uscendo dal caldo aeroporto il più velocemente possibile. Ci sedemmo sul marciapiede e sbollimmo entrambi la frustrazione prima di arrivare ad una seconda e definitiva conclusione <Andiamo in treno> dissi e lui mi osservò leggermente perplesso <Sara sono le undici meno venti, le biglietteri sono chiuse> scossi il capo ed indicai quella dell'aeroporto che per sua sorpresa era aperta e viva di persone <Ma i treni partiranno ad orari improponibili e noi dovremmo prima tornare al centro di Bergamo> e nuovamente sembravamo non aver soluzioni e ciò mi rabbuiò all'idea di non vivere quell'esperienza, ma, forse, me ne sarei fatta una ragione. All'improvviso Edoardo si alzò e prese dalla tasca posteriore della tuta il portafoglio <Dove vai?> domandai stanca, orami all'alba delle undici <A comprare i biglietti, ti porterò a quel concerto anche a costo di guidare tutta la notte... odio vederti triste> mi sorrise e io non sapevo come ringraziarlo, allora mi tirai lo zaino a me e ne presi dieci euro per il mio biglietto, glieli porsi ma lui li rifiutò <Un regalo se va fatto, va fatto bene, pago io tu aspetta qua> sorrisi, non sapevo il perché di quel regalo ne se lo meritassi, ma decisi, per una volta, di godermi il momento, sorridendo e regalando a Edo il modo più esplicito possibile per mostrargli la mia più sincera gratitudine. Erano ormai le due e noi eravamo appena giunti in stazione, il treno sarebbe passato dopo appena un quarto d'ora ed io ero stanca, tanto da non riuscire a tenere ben aperte le palpebre che si reggevano a stento. Finalmente il treno giunge in stazione ed  non appena mi sietemai sul sedile crollati. Sognai il mio primo incontro con Christian, fu particolare, io ero in casa famiglia, siccome i miei avevano preferito darmi a sconosciuti piuttosto che accudirmi loro, per non prendersi la responsabilità di una bambina tanto buona quanto innocua che loro stessi avevano deciso di generare. Andavo in una scuola pubblica, come giusto che sia per i bambini piccoli, e Chri lo avevo incontrato per la prima volta alla materna, lui era due anni più grande di me ed io sin da subito lo avevo visto come il mio punto di riferimento. Legammo subito, eravamo inseparabili, eravamo fratelli, e quando arrivò la fine dell'ultimo anno d'infanzia di Christian, fu una sofferenza atroce per entrambi, nessuno dei due aveva intenzione di separarsi d'altro per paura di non rivederlo più, eravamo piccoli ma maturi e svegli. Un giorno precisamente dopo la recita di fine anno dei bambini dell'ultimo anno, Christian mi abbracciò e prendendomi la mano mi propose di nasconderci in giardino nel nostro solito posto "sicuro" per non farci separare. I genitori di Chri e i miei tutori della casa famiglia preoccupati nel non trovarci ci cercarono per tutto l'asilo senza risultati, solo ad una maestra, Catherine, che ci osservava e ci aveva presi a cuore, venne in mente di controllare sotto la grande quercia dove spesso, e anche quella volta, ci rifugiavamo. Vennero tutti fuori e ci trovarono lì a dormire, Christian si svegliò per il gran vociare dei presenti, ma io no, lui mi stringeva tra le braccia e piangeva implorando la mamma e il padre di non portarlo via senza di me. Allora e solo allora Anna, sua madre, ed Ivan, suo padre, si voltarono e si guardarono negli occhi, poi sorrisero e si rivolsero al mio tutore chiedendo l'adozione. Mi rivegliai in macchina accanto a Christian il pomeriggio verso il crepuscolo diretti alla mia casa famiglia, avevo chiesto al moro lì accanto a me cosa stesse accadendo e lui rispose solo "stiamo per diventare fratelli per davvero, lo ha detto la mamma" poi un sorriso, il più bello che gli avessi mai visto fare ed infine disse "ora conoscerai Alexia, la mia, e anche la tua nuova sorella, stiamo andando a casa" e mi baciò la fronte. Mi svegliai un'ora prima dell'arrivo, sorridendo per quel sogno-ricordo, Edoardo accanto a me riposava e mi chiesi a che ora e dopo quanto di me si fosse addormentato. Poi presi il telefono e scrissi a mio fratello

-Buongiorno signor Stefanelli, io tra un'oretta scendo dal treno

E la sua risposta non tardò ad arrivare

-Buongiorno a te miss Stefanelli, goditi il viaggetto, chiamami quando puoi

Chiaccherammo un po, poi lui si congedò per lezione ed io gli domandai di salutarmi il suo amico biondo, dai grandi occhi strappa fiato e in risposta ricevetti un suo vocale <La mia sorellina innamorataaa> urlò all'inizio, poi rumore di passi ed infine la voce di Mattia, inizialmente solo un sottofondo poi più chiara e vicina <Fratè saluta la nana!> ancora la voce di Chri risultava in primo piano nell'audio <Chi?> ed ecco la seconda e limpida voce coprotagonista di quel vocale così confusionario quando divertente <La nana> ribadì il moro <AAAA e dillo prima! Ciao LA nana!> risero e la loro risata mi contagiò anche se solo attraverso degli auricolari <Bene Sara chiamami appena puoi e divertiti> stava per concludere il ballerino di break ma fu interrotto da una correzione del biondo lì accanto <ChiamaCI> sottolineo quel "ci" come se ti tenesse particolarmente ed io sorrisi, sorrisi davvero e capii che quel ragazzo mi faceva uno strano effetto nonostante lo avessi visto solo una mezza volta dal telefono del mio fratello-amico. Non dissi a me stessa di esserne innamorata, lo "conoscevo" da troppo poco, ma sapevo anche che non mi era del tutto indifferente dato che subito dopo aver attaccato la chiamata con Christian il giorno precedente, avevo rapidamente aperto instagram per segiurne il profilo social. Il terno fischiò, Edo si svegliò, ed io tornai alla realtà, una serata a dir poco particolare mi si stava per presentare ed io ancora ne ero del tutto ignara.

Nei tuoi occhi/ Mattia Zenzola Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora