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Verso le 11 ebbi il coraggio di aprire gli occhi, avevo sonno, la testa girava e il sole batteva insistente contro la tapparella chiusa. Mi spostai le coperte calde dal viso e sbuffando decisi di alzarmi, indossai al volo una lunga felpa viola di Christian, che portavo sempre con me, poi scesi di sotto per mangiare qualcosa, dato che stavo morendo di fame. Al piano inferiore trovai Edoardo, seduto al bancone di marmo nero della cucina, stava lentamente masticando dei biscotti al cioccolato mentre guardava stanco la TV accesa per sentire dei suoni <Buongiono> biscicai con voce impastata di sonno, il ragazzo dai riccioli neri si voltò verso di me e mi salutò con un gesto della mano, successivamente spostò l'altro sgabello alla sua sinistra e mi invitò a sedermi accanto a lui <Sei sveglio da molto?> scosse il capo, poi disse <Massimo venti minuti> annuii e tirai fuori dalla busta un biscotto <I tuoi?> <A lavoro> effettivamente era lunedì per tutti, noi saremmo partiti la sera successiva così da non saltare eccessivi giorni di scuola, alla fine eravamo studenti anche noi. <Ah, tornano per pranzo?> fu la seconda ed ultima domanda che gli posi prima di addensare l'invitante biscotto <No, fanno il turno intero, rientrano prima di cena> ancora una volta mossi il capo in segno di affermazione. Finiamo di mangiate e ci facemmo un doccia entrambi, io nell'immenso bagno al piano di sopra, lui in quello al piano terra. Quando scesi per la seconda volta da quella mattina, lo trovai seduto sul divano con il cellulare in mano, così mi avvicinai e mi posizionai sulla poltroncina di fronte a lui <So che vuoi delle spiegazioni dopo ieri> iniziai tranquillamente, facendo scattare la sua attenzione dal piccolo schermo del telefono a me <Chedi e io ti risponderò> lo inviati a parlare e così fece <Cos'è successo tra te e lui?> "Dennis" ecco a chi si riferiva, sospirai ed iniziai <L'ho conosciuto per caso durante una prova di un saggio della mia scuola di canto, la frequentavo l'estate scorsa ma ora non ha importanza, mi innamorai di lui, lo avevo apprezzato e sostenuto sin dal suo percorso ad "Amici20", mai in vita mia avrei immaginato ciò> spiegai cauta riferendomi alla relazione, ancor prima del tradimento <Mi ha chiesto di caprirlo, non se la sentiva di rendere tutto pubblico, avendo rotto con Rosa da poco, ed io ovviamente accettai. Non mi dava fastidio, anzi amavo quella privacy, ero cotta irrimediabile> mi fermai, Edo mi guardava ma non mi opprimeva nel continuare, aspettò calmo che riprendessi e così feci <Poi una sera, dopo un'ora di treno che divideva il suo albergo da casa mia, Christian mi aprì la porta, non si aspettava di vedermi. Io ero in lacrime, il cuore a pezzi e sicuramente un aspetto terribile, lui non disse nulla mi abbracciò e basta. Quella sera, quel successiva e per tutta la settimana dopo il tradimento, non mi staccai da lui> sospiai ancora poi ammisi una verità a pochi conosciuta <Io e Chri non siamo solo migliori amici, non più, la sua famiglia mi ha adottata quando avevo solo cinque anni> ed ecco che Edoardo fece una domanda a cui non ero sicura di saper realmente rispondere <Allora perché non porti il suo cognome?> scossi il capo, mi tirai le manchi oltre le nocche delle mani ed abbassai il viso, per pensare ad una risposta con un significato sensato, una risposta che ancora non ero sicura di conoscere <Penso che sia Ivan che Anna abbiano preferito lasciarmi il mio cognome, per farmi rimanere attaccate alle mie radici, ma non lo voglio> spitai fuori l'ultima frase con odio e disprezzo verso quel cognome "Wild". Si ne ero certa lo odiavo <Lo odio, perché portare il nome di colui che mi ha abbandonata? Lasciata al caso? Sotto il tetto di una fottuta casa famiglia!> sbottai e in quel momento Edoardo si alzò dal divano venendomi incontro e stringendomi a sé <Cambialo> sussurrò tentando di calmarmi un po <Lo farò, non appena Chri uscirà da là, e appena a lo sentirò gliene parlerò> sussurrai sicura, Edo si allontanò tornando a guardarmi in viso, e chiese ancora <Perché sei venuta ad abitare in un appartamento quando vivevi da Christian?> mi scostai dalla posizione goffa che avevo assunto, e tirai le gambe sulla poltrona, rannicchiandomi su me stessa e tirando la fela a coprire le gambe oltre le ginocchia <Alexia è partita per l'università, torna di tanto in tanto, ma resta poco, Chri invece sta inseguendo una passione lontano da casa, a Roma, ad "Amici", si trova in casetta e chissà quando tornerà a casa, da me. Spero però il più in là possibile> sirrisi al pensiero di vederlo felice e lasciai per un'attimo la risposta che stavo dando al riccio, appesa a un filo, poi continuai <Volevo che Anna ed Ivan si prendessero del tempo per loro, e che facessero assieme tutti quei viaggi all'estero, con la scuola di danza, che con me avrebbe fatto solo Anna. Volevo vedere la loro famiglia vivere una vita spensierata, almeno per un po. Allora ho deciso di prendere un appartamento messo a disposizione dalla stessa scuola, che mi permettesse di raggiungerla in meno tempo e allo stesso tempo di essere autonoma> Edo mi guardò senza proferire parole, si limitò ad annuire cauto alla mia risposta. Nonostante fosse gennaio sentii un improvviso caldo, mi alzai di scatto grattandomi un braccio imbarazzata e dissi <Vado a preparare le valigie> mi spostai i capelli dietro l'orecchio e feci per andate di sopra <Perché non mi hai mai detto di Christian?>mi bloccai con la mano sinistra sul corrimano e senza voltarmi a guardarlo risposi <Non lo so> non c'era un reale motivo per cui non lo dicevamo in giro, semplicemente ci piaceva la nostra piccola Wonderland dove c'eravamo solo noi, due bambini che si erano costruiti il loro mondo. A scuola mi consideravano sua cugina e motivavano così la nostra convivenza, nonostante ciò in giro si era sparasa la voce che i miei fossero morti pochi giorni dopo la mia nascita per un incidente d'auto, i bambini delle volte mi decidevano chiamandomi "quella senza famiglia" erano cattivi, ma non sapevano che quelle parole non mi toccavano minimamente, perché io una famiglia l'avevo, perché i miei non erano deceduti in un tragico avvenimento bensì mi avevano lasciata senza nulla e nessuno, quelle parole non mi scalfivano l'anima tanto da farmi male perché io avevo Christian ed Anna, Alexia e Ivan, e loro erano la mia famiglia. Edoardo annuì ancora, io feci un cenno con il capo e salii finalmente in camera dove iniziai a preparare le valigie per la sera successiva. Pensare, parlare e ricordare i miei "genitori" se così gli altri volevano definirli mi dava fastidio, perché quelle persone, a cui solitamente un bambino dà tutto il suo amore, io le odiavo e ritenevo non avessero alcun diritto di essere centro dei miei discorsi e pensieri. Così, sopra pensiero, chiusi la valigia e mi buttai di peso sul letto, attaccando gli auricolari al cellulare e facendo partire una playlist.

Nei tuoi occhi/ Mattia Zenzola Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora