capitolo 4

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Inseguita da numero Cinque, raggiungo la porta di accesso al secondo piano che, come quando avevamo ospiti, è nascosta dietro un armadio, ma ci entro tranquillamente.
Il ragazzo, alla vista di questa parte della casa, ne rimane sorpreso.
<Cos'altro ci nascondeva papà...>sussurra.
Mi guardo attorno, ignorando la frase detta da lui,molto probabilmente con gli occhi che si illuminano, mentre Cinque osserva ogni minimo centimetro di questo enorme corridoio in cui ci troviamo.
Quadri miei e dei miei genitori adottivi contornano il muro assieme a vasi che varranno qualche migliaia di dollari, assieme a qualche piccola statua in marmo situata sopra dei mobili sempre ai bordi dei muri.
Entrambi arriviamo davanti all'ultima porta.
Esito ad aprire la porta, sono quasi imbambolata mentre mille ricordi di me da piccola mi camminano nella mente come lampi strappandomi qualche sorriso, ma Cinque mi fa riprendere coscienza chiamandomi. Mi riprendo ed apro la porta.
Tutto e come prima...
Il letto matrimoniale al centro della camera, la finestra alla sua sinistra, la scrivania alla destra e l'armadio davanti al letto.
<Deve essere ancora qui...>dico andando a cercare qualcosa nei cassetti della scrivania.
Cinque mi avvicina, ma non lo degno di uno sguardo e continuo la mia ricerca, finché non la trovo.
<Eccola!>esclamo prendendo in mano una busta gialla e dirigendomi nel mio letto.
<Vieni>chiamo Cinque apparentemente fuori luogo invitandolo a venire a sedere accanto a me, a quel punto lui lo fa.
<Cos'è?>domanda.
<Grace mi aveva detto di aprirla la mattina dopo la cena, solo che a quanto pare la notte lui mi ha messa in quella capsula...>rispondo alla tua domanda aprendo la busta.
<Una lettera...>sussurro.
Solo dopo averla aperta dalla piegatura inizio a leggere il suo contenuto.
"Cara Eden,
so che adesso odierai me e tuo padre per averti messa in quella capsula, ma era l'unico modo per farti entrare in un giro in cui nemmeno tu saresti voluta entrare.
Mi dispiace... Comunque devo avvertirti di alcune cose:
La commissione esiste,e questo lo sai già immagino, ma tu sai solo parte di ciò che fanno. Gli assassini, i sicari e tutto il resto di ciò che si occupa dell'uccidere chi cambierà la storia non erano solo una storiella inventata da tuo padre per non farti uscire la sera; tu sei in pericolo a causa loro. Soprattutto ora che sei fuori dalla capsula. Non so se sei uscita a causa del termine del timer o perché qualcuno ti ha fatta uscire prima che esso finisca, ma se  è così, ti consiglio di fare attenzione il doppio. Ormai io non ci sono più e molto possibilmente non ci sarà neanche tuo padre, ma sicuramente ci sarà Pogo. Dovrai chiedere a lui informazioni sulla commissione e sugli accordi di tuo padre assieme a quest'ultima.
In fine ti consiglio anche di riguardare gli schemi sulle tue teorie, credo che ti possano essere d'aiuto per ciò che accadrà in futuro.
Tua,
Grace
P.S.:non dimenticare che la mamma ti ama..."
Leggo tutto più volte e senza accorgermene sono passati 10 minuti.
<Quindi esiste...>sussurro con la voce spezzata dal groppo in gola.
<Esatto, e tu sei in pericolo, forse più di me.>dice cinque con tono sicuro.
<Cosa?>esclamo.
Lui sospira, cala lo sguardo e dopo tre secondi lo rialza.
<Quando...sono venuto ad aprire la tua capsula, il timer non era finito...>fa una pausa<Sono venuto lì solo perché nei corridoi si parlava di un timer che tra un po' sarebbe giunto al termine e quello delle capsule è l'unico che conosco...>
<Tu perché ti trovavi alla commissione?>domando.
<Io un tempo ci lavoravo. Dopo aver infranto il contratto, sono scappato per salvare i miei fratelli, una storia molto lunga... Comunque il fatto di essere scappato da lì, come sempre, mi si è rivolto contro. Dopo quel giorno la commissione mi perseguita. Handler, il capo lì, mi tratta come il suo cagnolino. Non ridere. È una cosa seria. Ok. Comunque mi tratta in quel modo, ogni tanto mi manda ad uccidere dei pezzi grossi e se non lo faccio sarà lei ad uccidere a me. Come già sai, il mio potere è il teletrasporto, che è collegato al viaggio nel tempo. Se non fosse stato per quest'ultimo già quella vecchia mi avrebbe ucciso...>
<Quindi eri lì per lavoro?>domando dopo la sua lunga spiegazione.
Lui annuisce.
Il silenzio prende il possesso della situazione ed io ne approfitto per fare come scritto nella lettera.
Mi alzo dal letto e mi dirigo davanti all'armadio.
Una volta lì sposto dei vestiti ed apro quel piccolo sportello che allontana me dai miei mesi di lavoro.
Esco i quadernoni e l'album, a quel punto mi giro e mi prende un infarto.
<Che diamine!!>esclamo prendendo i quaderni che mi erano caduti.
Anche lui si cala per aiutarmi.
Ci alziamo e ci dirigiamo alla scrivania.
<Cosa sono?>chiede.

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