capitolo 11

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Senza pensarci due volte, mi teletrasporto in camera mia. Chiudo la porta a chiave e prendo la mia chitarra.
Suono i primi accordi che mi vengono in mente e, stranamente, formano una melodia che ricordo.
La risuono più e più volte finché una voce non mi interrompe.
<Come fai a conoscere questa canzone?> chiede Cinque, dopo essersi teletrasportato in camera mia.
<Perché questa domanda?> chiedo a mia volta
<Ti ho fatto una domanda.> dice serio.
<Non la conosco, ho semplicemente suonato i primi accordi che mi venivano in mente...> mi giustifico.
<Strano, perché questa è la canzone che suona nella stanza delle valigette alla commissione> risponde lui con fare ovvio. <Sicura di non conoscerla?> chiede ancora
<Sicura.> rispondo nuovamente, anche il con tono serio poggiando, la chitarra sul materasso.
<Sei venuto qui solo per dirmi questo?> chiedo .
<No, mi hanno detto di dirti che fra venti minuti è pronta la cena.> dice teletrasportandosi via.
A quel punto mi alzo dal letto, prendo la chitarra e la metto nella custodia, precedentemente appoggiata sulla scrivania. Dopodiché, prendo il tutto e lo metto sopra l'armadio in legno. Sistemo un po' la camera finché, dopo dieci minuti, non decido di scendere giù.

<Ciao.> saluto Allison e mamma entrando in cucina.
<Ehi Eden!> mi saluta Allison, a sua volta uscendo la pizza dal forno. <Giusto in tempo. Per favore potresti chiamare i ragazzi? Sono in soggiorno> dice.
Io annuisco e mi teletraporto da loro.
<È pronto!> esclamo alle loro spalle facendo spaventare tutti i presenti.
<Arriviamo.> dice Vanya alzandosi dal divano.
Assieme raggiungiamo la cucina e poi ci sediamo a tavola. Mamma ci porta i piatti a tavola.
<Allora Eden, cosa hai fatto quando ti sei teletrasportata via?> domanda Diego. Lui, dopo Cinque, è quello che ho capito si fida meno delle persone
<Niente di ché, sono solo andata a prendere una ciambella, perché?> dico tralasciando la parte di Handler e Lila.
<Non mi sembri convinta.> fa Luther.
<Perché non dovrei?> contrabbatto prendendo uno spicchio di pizza e portandolo ai denti.
Nessuno risponde finché Cinque non prende parole facendo uscire un pezzo di carta dalla sua tasca.
<Per questo.>dice, portandolo sul tavolo.
Il ragazzo me lo passa e solo lì noto che si tratta di una foto.
La guardo e resto scioccata.
<Dove l'avete presa?>chiedo.

27/01/1982
<Pronta per un nuovo giorno di lavoro?> mi chiese Handler.
Non risposi alla sua domanda e andai a sedere sulla poltroncina davanti alla sua scrivania.
<Che devo fare?> domandai sperando di uscire il prima  possibile dal suo ufficio.
<Devi aiutare mia figlia Lila in un lavoro nel 1963. Non devi farti notare, non come hai fatto l'ultima volta. Sono dovuta andare di persona a sistemare le cose.> disse la donna sbuffando pesantemente.
<E lei dov'è?> domandai riferendomi a Lila.
<Eccomi!> urlò la protagonista della mia domanda entrando nell'ufficio della madre adottiva.
<Bene. Dovete rapire questo ragazzo e portarmelo.> disse Handler, passandoci una busta gialla che io afferrai non sapendo cosa ci fosse al suo interno. Lila mi si avvicinò e, solo a quel punto, io aprii la busta.
Uscii i documenti e l'immagine della vittima e rimasi scioccata da ciò...

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