Peter era tornato sé stesso. Di nuovo nel proprio vero corpo, senza peso, senza una forma definita, capì come mai, sin dal risveglio nella gabbia, aveva trovato così difficile essere umano. Si stiracchiò, era stato intrappolato in un abito troppo stretto troppo a lungo, un tessuto pruriginoso, fragile e pieno di difetti. Sollevò la mano e provò a toccarsi il viso, ma questa vi sparì attraverso. Sospirò, ma non emise aria e nemmeno un suono. Sentì uno sguardo familiare addosso e, voltandosi, vide Uncino. Il sorriso sulle sue labbra era eloquente. Pochi istanti e, davanti al corvino, comparve James, ancora addormentato. La tentazione di raggiungerlo fu tremenda, ma Peter sapeva che sarebbe stato un tentativo inutile, tanto non sarebbe riuscito a toccarlo, né l'altro l'avrebbe percepito. Forse qualche lato positivo c'era nell'avere la pelle. Attese ancora qualche secondo, ma cominciava a diventare impaziente e gettò un occhio davanti a sé. La luce che si sprigionò fu sufficiente a fargli riempire tutte le pareti circostanti per un istante. Durò poco, ma lo fece sentire invincibile. Quando Pan comparve ai suoi piedi, gli tirò un paio di strattoni e questi si svegliò. Senza perdere un istante, il ragazzino scattò in piedi e raggiunse Uncino, in questo modo Peter arrivò abbastanza vicino a James da tentare di afferrarlo, fu quasi sul punto di riuscirci, ma poi ritrasse la mano. Non ancora. Senza troppi convenevoli, i tre cominciarono ad avviarsi verso la luce e, ad ogni passo, lui li osservò divenire sempre più piccoli mentre il suo corpo si ingrandiva, stagliandosi muto nelle pareti circostanti, in attesa del segnale del suo Capitano. Mano a mano che si avvicinarono, la fonte luminosa si rivelò una porta circolare, bianca e, accanto ad essa, ve ne era un'altra identica, nera. Era da essa che provenivano le tenebre in cui vagavano. Voltandosi, Uncino diede le spalle agli ingressi.
"Pan, il flauto"
Il minore reagì prontamente ed estrasse dalla cintura lo strumento. Nello stesso momento, James cercò nella tasca l'orologio. Il terrore che attraversò il suo volto mentre frugava ovunque nella giacca fece temere a Peter che stesse per svenire. Sollevato il capo, l'uomo si rivolse all'altro sé e, furibondo, lo afferrò per il colletto.
"Dov'è?! Quando me l'hai rubato?! Restituiscimelo!"
Pan intervenne subito, ma era troppo giovane, troppo debole per separare i due.
"Tranquillo, è nelle mani giuste..."
Detto ciò, fece un cenno con il capo. Allungando il braccio, Peter fece partire il meccanismo, svuotò la mente e si concentrò su un'unica cosa, recuperare una forma fisica. Proprio come avvenuto nel suo sogno, gli parve di immergersi in uno specchio d'acqua. Prima le mani, protratte davanti a sé, furono libere così poté finalmente aggrapparsi al piano esterno e tirarsi fuori dalla parete. Quando il suo volto uscì, riassunse dei connotati, un naso per respirare, occhi per poter vedere chiaramente l'espressione sconvolta di Pan e, soprattutto, quella di James. Finalmente le sue labbra si aprirono di nuovo e la voce vi fluì attraverso in un grido liberatorio. Si trascinò a terra mentre gli organi interni si riformarono porzione dopo porzione e la pelle si scavava nuovamente di ogni cicatrice lasciata dal Sole e dal mare. L'orologio stretto nella mano ticchettava veloce, come il suo cuore, ne percepiva i fremiti contro il palmo, aveva recuperato anche il senso del tatto e ciò gli fece comprendere che davvero era tornato carne e sangue. Rimase carponi un momento, prese fiato, calmò il respiro ed il ticchettio rallentò. Tentò di rimettersi dritto in piedi, ma le ginocchia gli tremavano ancora, fece un passo in avanti e fu allora che trovò Uncino davanti a sé, pronto a sorreggerlo.
"Con calma..."
Rassicurato, Peter prese tutto il tempo che gli serviva per raddrizzarsi.
"No! Non è possibile!"
Dal modo in cui la voce di Pan stridette, il fulvo capì che non era affatto felice di vederlo. Niente di strano, per nulla.
"Tu non... sei umano! Non puoi avere un corpo!"
Furioso, il ragazzino gli andò incontro, ma prima che potesse raggiungerlo, Uncino lo tenne a distanza. Non ebbe nemmeno bisogno di estrarre la propria lama, uno sguardo fu più che sufficiente.
"C-Capitano..."
La voce del giovane tremò e la sua rabbia si soffocò nella sottomissione per il proprio superiore. Nel frattempo, gli occhi di Peter superarono i due e si posarono inevitabilmente in quelli di James, ancora immobile, incapace di proferire parola o muovere un muscolo. I punti in cui i bordi dell'orologio si facevano più frastagliati cominciarono a pungergli la pelle, ma non riuscì ad allentare la presa.
"Peter"
Si rivolse agli occhi neri di Uncino. Fu piacevole sentirsi chiamare con il proprio nome.
"Ce la fai a camminare?"
"Sì, Capitano"
Gli posò una mano sulla spalla e portò le labbra vicino al suo orecchio.
"Allora vai a prendere ciò che ti appartiene"
Fece il primo passo con un po' di incertezza, ma poi recuperò il ritmo ed avanzò. Non andò molto lontano, Pan gli bloccò il passaggio. Era già stanco di averlo intorno, se i loro ruoli fossero stati ancora invertiti gli sarebbe bastato eliminare qualsiasi fonte di luce e non sarebbe più stato costretto a sopportarne la presenza nemmeno di sfuggita.
"Come ti permetti di rispondere al mio Capitano come se fosse il tuo?!"
Lo ignorò passandogli oltre, ma questi non desistette e gli tagliò di nuovo la strada.
"Ti credi tanto forte perché hai con te l'orologio, ma..."
Iniziò a sventolargli il flauto davanti al viso.
"... io sono la chiave per uscire di qui e, appena metterò piede fuori dalla porta tu tornerai al tuo posto! Sotto la suola delle mie scarpe!"
Lasciando indietro Uncino, Peter spinse a lato Pan e accelerò ancora il passo.
"Ehi!"
No, a dirla tutta non lo stava ascoltando, per niente. Quel marmocchio poteva inveire quanto voleva, perdere la voce insultandolo e minacciandolo, non era bravo nel provocare neanche la metà del Signor Benson, in più Peter aveva un obiettivo più importante da raggiungere, James. Non appena ebbe stretto il corvino tra le braccia, si rese conto di quanto forte stesse tremando. Lo scosse un singhiozzo. Gli accarezzò la nuca e scese lungo la schiena seguendo i lunghi boccoli, profumava ancora di cacao e vino rosso, salsedine, inchiostro, legno. Tutta la sua vita era lì, in quell'abbraccio, nei loro profumi uniti. Per merito di un errore. Quando le mani di James si posarono sul suo petto, sussultò, separandosi di poco vide che erano davvero lì, entrambe, anche la destra, nessun moncherino, nessuna protesi. Non ci si sarebbe mai abituato.
"Te l'avevo detto che per me non significava niente... Non l'ho ricevuta io quella ferita..."
Peter arrossì e distolse lo sguardo, doveva averla fissata più del necessario.
"Ma non importa ora"
Lo spinse indietro, ma il fulvo restò dove si trovava e mantenne saldamente l'abbraccio.
"Lasciami e restituiscimi il pegno"
Cercava di mantenere la voce fredda e controllata, ma ad ogni sillaba il suo intento si dissipava nelle lacrime.
"Anch'io sono felice di rivederti... e di poterti toccare"
Gli accarezzò la guancia e lo baciò, ma James girò la testa a lato appoggiandola oltre la sua spalla in modo che non tentasse di rifarlo ancora.
"Devi tornare normale! Devi realizzare il tuo desiderio! Devi entrare nella sua ciurma!"
"Devo? Pensavo stessimo parlando di ciò che voglio"
Il corvino afferrò le sue braccia e strinse la presa.
"No, non dirlo... Ti prego..."
"Sì, invece"
Sorrise.
"Io voglio te. Non fingere che la cosa ti sorprenda. Lo sapevi già"
Ormai aveva la pelle inumidita dal pianto dell'altro, ma non gli importava.
"Certo che lo so, ma non è giusto! Buttare via il futuro che potresti avere, la tua libertà... No, non posso lasciartelo fare!"
"Nemmeno io"
Uncino si fece avanti, ma Peter non lasciò la presa su James.
"Io e lei abbiamo un accordo, Capitano. Non si azzardi a venir meno alla parola data"
"Non lo farò, Peter, ma permettimi di interrompere. Sono stanco di ascoltare in silenzio mentre James ti riempie la testa di belle parole e bugie"
Il corvino si voltò furente e, nonostante le lacrime, fronteggiò l'espressione di Uncino.
"Che vuoi dire? Non sto mentendo! Io voglio davvero che sia libero! Che entri nella tua ciurma! Sono anche disposto a tornare ad essere una sola persona con te pur di riuscirci!"
Le sue parole erano sincere, ma Peter sentì che c'era di più, l'altro non stava dicendo tutta la verità. Uncino rise.
"Se non hai intenzione di dirglielo tu, sarò costretto a farlo personalmente"
Il fulvo sentì come l'abbraccio alleggerirsi e poi, quando cercò con gli occhi le familiari iridi blu che tanto amava, James abbassò il capo.
"Lui ti vuole nella mia ciurma, ma l'unico modo in cui vuole che accada è che torni ad essere ciò che eri prima. Un'ombra senz'anima, senza vita. L'ombra di Pan"
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TUTTO o NIENTE || PETER PAN X CAPITAN HOOK ||
Fanfiction~ Chiamami Capitano, imbarcati sulla Jolly Roger e guadagnati il tuo posto nella ciurma oppure lascia l'Isola Che Non C'è, per sempre ~ ATTENZIONE Storia yaoi, MxM, se non ti piace come genere non leggerla, altrimenti, Buona Lettura! Sotto la Luna...