Nel silenzio totale della postazione di vedetta, Peter lasciò che l'aria fredda della notte gli si insinuasse in profondità nelle ossa. Era rimasto rivolto verso la sagoma indistinguibile dell'Isola Che Non C'è sino al ritorno di Virgil, quando aveva ricevuto dall'uomo l'ordine di scendere e presentarsi alla cabina del Capitano, immediatamente. Dopo la breve chiacchierata con il Gentleman Starkey era pronto al confronto, ma, prima di avviarsi, donò un ultimo abbraccio alla vedetta. L'altro evidentemente non si aspettava un gesto simile, ma, in un attimo, si sciolse in esso e perse l'agitazione e la forzata compostezza con cui era tornato. Nonostante ormai avesse imparato quanto Uncino mal sopportasse le attese, il ragazzo si concesse di prolungare l'affettuoso contatto per il tempo necessario al pirata di calmarsi totalmente, solo quando fu sicuro di aver raggiunto l'obiettivo sperato si staccò ed iniziò la discesa nel buio. Mano a mano che si allontanava dalla luce della lanterna, i punti di appoggio si facevano meno chiari ed il legno scuro del ponte cominciò a sembrargli sempre più un profondo abisso marino, pronto ad inghiottirlo e strapparlo in eterno ai raggi del Sole. Procedette molto lentamente, assicurandosi di mantenersi saldo ad ogni appiglio scelto, sia con i palmi delle mani, che con le piante dei piedi. Il fatto di star indossando calze pesanti e scarponi di circa due o tre taglie più grandi, lo rese ancora più incerto nell'incedere, perciò preferì concedersi un minuto in più per acquisire sicirezza piuttosto che provare di nuovo la sensazione del vuoto sotto di sé. Toccare il solido pavimento gli alleggerì spalle e schiena da tutta la tensione, ma non poté comunque evitare di inginocchiarsi a terra per tastare anche con mano la prova di avercela davvero fatta. Era stata un'esperienza spaventosa, ma lo aveva riempito di adrenalina, l'avrebbe ripetuta all'istante se solo non avesse avuto l'incontro con il Capitano ad attenderlo. Rialzandosi di scatto, si diede una fulminea sistemata ai vestiti e, in un gesto rapido, si sistemò di lato i capelli dal viso riordinandoli. Non aveva mai fatto una cosa del genere prima, era indifferente al proprio aspetto esteriore, ma il pensiero di vedere il corvino gli aveva fatto desiderare di essere quantomeno presentabile. Camminando verso la cabina di Uncino, l'agitazione cominciò a salire e, di nuovo, si assicurò che nessuna ciocca fosse fuori posto. Pronto a bussare, sentì le guance andare a fuoco e la gola seccarsi.
"Devo solo fare rapporto... Non è detto che ricapiterà quello che è successo ieri..."
Deglutì e prese un bel respiro, fece per dare il primo colpetto di nocche sul legno, ma un suono secco gli arrivò alle orecchie spaventandolo a morte. Alla stoccata seguì una melodia al clavicembalo, il Capitano aveva cominciato a suonare. Le note impetuose lo raggiungevano attraverso la porta, seguendo, quasi naturalmente, i battiti imbizzarriti del suo cuore. Era una canzone bellissima, ma travolgente come l'onda in tempesta. Non avrebbe voluto disturbare la composizione, era così raro poter ascoltare il Capitano suonare, ma, ricordando il motivo per cui si trovava lì, si fece coraggio e bussò. Silenzio, qualche secondo in attesa e, poco dopo, la porta si aprì. La figura di Uncino, a causa della luce alle spalle, gli parve ancora più imponente e cupa del solito, inoltre, il fatto che, invece di dargli il permesso per entrare, fosse andato a riceverlo di persona, lo paralizzò.
"Finalmente..."
Allungando la mano sinistra, il corvino gli afferrò la mandibola e ciò lo costrinse a sporgersi e fare un passo avanti per evitare di finire contro il petto dell'uomo. Quegli occhi, blu come l'oceano, li osservò scorrere su tutto il proprio viso ed accendervi fuoco e ghiaccio, imbarazzo e riverenza, senza lasciarsi scappare neppure un punto. Peter non fu in grado sostenere quella situazione a lungo e così distolse lo sguardo chiudendo le palpebre.
"Sei sporco di sangue"
"Eh?"
Non ebbe il tempo di reagire, venne afferrato per il braccio e trascinato dentro, per poi venir liberato al centro esatto della stanza. Uncino fece il giro della scrivania, recuperò la sedia e gliela avvicinò.
"Seduto"
Memore della notte precedente, Peter fremette a quell'ordine e, osservando la morbida seduta foderata in rosso, vi si inginocchiò davanti senza perdere di vista l'altro. Il corvino agganciò la lanterna all'uncino e frugò per un po' tra cassetti e ante del mobilio. Non ci volle molto, trovato quanto gli serviva, tornò verso la sua direzione con una scatola sotto braccio.
"Intendevo sulla sedia, Peter"
Il chiarimento del maggiore lo riempì di vergogna, in particolare il sorrisetto che ne solcò il volto e incurvò le labbra. Si affrettò ad obbedire. I ruoli si capovolsero, fu il Capitano questa volta ad inginocchiarsi ai suoi piedi e, anche se lo fece solo per appoggiare in sicurezza la fonte di luce e frugare all'interno del misterioso contenitore, Peter faticò a mantenersi calmo. Utilizzando un panno imbevuto, Uncino insistette per ripulirgli il viso personalmente, in effetti farlo da solo, senza l'ausilio di uno specchio sarebbe stato impossibile. A quanto pare c'era del sangue, non ricordava di aver sbattuto, essersi tagliato o altro, ipotizzò fosse stato il freddo, dopotutto era la prima volta che lo provava sulla propria pelle e così capì.
"Le mani!"
Voltò i palmi verso l'alto. Era pieno di escoriazioni da corda, soprattutto nei punti di congiunzione con le dita, dove erano più profonde e coperte di sangue ormai secco. Peter non ebbe il tempo di osservarle a lungo, Uncino vi versò sopra un unguento dall'odore pungente di alcol, che gli causò un forte bruciore. Gemette, ma, per fortuna, il dolore si attenuò in fretta e, quando fu ormai sparito del tutto, il corvino lo fasciò con cura. Gli chiese aiuto solo quando arrivò il momento di concludere il bendaggio, difficile fare un nodo resistente usando una mano sola. Se Peter era già abbastanza mortificato di averlo obbligato a soccorrerlo per una ferita così sciocca, il ricordo di aver provocato quella menomazione non gli fu d'aiuto.
"La ringrazio, Capitano"
Alzandosi, il maggiore spostò di lato la scatola del primo soccorso con un movimento del piede e, recuperata la lanterna, tornò a prendere posto al clavicembalo,
"Sistema la sedia e vieni qui"
Peter fece come gli era stato ordinato. Prestando molta attenzione a non allentare la fasciatura, portò la seduta dietro la scrivania, ma, quando fu pronto a raggiungere il Capitano, già in procinto di saggiare la superficie liscia dei tasti dello strumento, un libro aperto sul tavolo attirò il suo sguardo. Non tanto le scritte, alla stregua di scarabocchi per un analfabeta come lui, ma fu un disegno ad incuriosirlo. Era un cerchio bianco e nero, diviso in due sezioni uguali da un'onda crescente e, allo stesso tempo, calante, agli estremi della quale c'erano due cerchi più piccoli in procinto di venirne inghiottiti. Non aveva mai visto una cosa simile, nemmeno nei libri di favole illustrati di Wendy o nei simboli della tribù dei Piccaninny, ma non ebbe a disposizione altro tempo per osservarlo. Con un movimento delicato, Uncino cominciò a suonare e, così, ogni altro pensiero o curiosità abbandonò la mente del giovane spingendolo ad affiancarsi all'uomo per ascoltarlo. Non essendoci spazio sufficiente per entrambi sulla seduta davanti allo strumento, Peter si inginocchiò sul pavimento e si lasciò cullare dallo straordinario talento del maggiore. Aver dormito durante tutta la giornata gli permise di tenersi ben sveglio, ma anche la curiosità fece la sua parte, dopotutto, se il Capitano aveva richiesto la sua presenza, doveva avere qualcosa di importante da comunicargli, probabilmente collegato a quanto accaduto con Virgil. Dopo il quarto o quinto pezzo consecutivo senza interruzioni, e senza che l'altro gli rivolgesse nemmeno uno sguardo, Peter cominciò a percepire una certa familiarità con la canzone eseguira. Era dolce, ma estremamente malinconica, tanto da formargli un nodo nel petto e farlo piegare in due, come avesse appena ricevuto un pugno nello stomaco.
"Ancora non ci siamo..."
Preda di un attacco di rabbia, il pirata diede un colpo secco contro il legno del clavicembalo scheggiandolo. Fu solo l'ennesima cicatrice fra migliaia di altri solchi sulla superficie che, solo in quel momento, Peter notò. Chiuso lo strumento, il Capitano allungò la mano sana verso di lui e gliela passò attraverso i capelli, fu delicato, ad eccezione di un breve istante, in cui si ritrovò a stringerne una ciocca con maggior forza, ma fu rapido e non gli causò alcun dolore.
"Il signor Sullivan mi ha fatto rapporto. Se hai qualcosa da aggiungere, che pensi non mi sia stato riferito, sei libero di farlo"
"Quando Virgil è andato via, ho parlato con il signor Starkey, ma le farà sicuramente rapporto domani, quindi è inutile che le porti via del tempo..."
Fu piacevole ricevere quella piccola coccola, Peter se ne beò fino all'istante in cui il Capitano la interruppe lasciandosi dietro solo il tepore della propria pelle.
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TUTTO o NIENTE || PETER PAN X CAPITAN HOOK ||
Fanfic~ Chiamami Capitano, imbarcati sulla Jolly Roger e guadagnati il tuo posto nella ciurma oppure lascia l'Isola Che Non C'è, per sempre ~ ATTENZIONE Storia yaoi, MxM, se non ti piace come genere non leggerla, altrimenti, Buona Lettura! Sotto la Luna...