Dopo quell'assurda nottata, svegliarsi non fu molto piacevole per Peter e, quando il bagliore dell'alba attraverso la finestra lo fece riprendere, tutto il corpo gli lanciò delle fitte dolenti. Stiracchiando braccia e gambe dall'intorpidimento, si tirò subito indietro spostandosi lontano dalla luce e strinse la presa sulla coperta ad avvolgerlo. Ancora qualche secondo per mettere a fuoco la situazione e si rese conto di avere tra le mani la giacca del Capitano, di essere ancora nella sua cabina e, quel che era peggio, il Sole era già sorto senza che fosse riuscito a concludere tutti i propri compiti. Dopo aver aiutato Uncino con la questione della mappa tutto si faceva nebuloso, con ogni probabilità doveva essere svenuto per la stanchezza, per di più davanti all'altro. Alzandosi, Peter ebbe un cerchio alla testa e la vista gli si annebbiò obbligandolo a tornare carponi, c'era troppa luce solare in quella stanza, per un attimo pensò di correre in coperta ad occhi chiusi, ma andare all'aperto di giorno gli era proibito, era bloccato lì fino a nuovo ordine. Era ancora indeciso su come agire quando, a poche assi di distanza, scorse un bagliore, era il Bacio che gli aveva regalato il corvino, doveva essergli caduto nel sonno. Sporgendo una mano verso i raggi solari, socchiudendo le palpebre per il fastidio, si fece forza e così, nonostante il tremore, riuscì a recuperare il prezioso oggetto. Stringendolo al petto, sorrise al pensiero di non averlo perduto e lo infilò subito nel taschino sinistro della camicia. In quel momento, da dietro la scrivania, percepì del movimento e, sporgendosi, rimase folgorato alla vista di Uncino ancora addormentato. Steso sul letto, il pirata aveva un'espressione rilassata, qualche ciocca dei lunghi capelli scuri gli era scivolata sulla guancia, il resto della chioma si era scompigliata sul cuscino. L'uomo indossava la stessa camicia della notte passata e, soprattutto, non portava la protesi lasciando in evidenza il moncherino che lui stesso gli aveva causato. Avvicinandosi in silenzio restando in ginocchio, il ragazzo poté osservarlo più da vicino ed arrossì notando come, nel sonno, quel viso perennemente serio o corrucciato, ringiovanisse senza il solito cipiglio. In contrasto con la pelle chiara, le ciglia sembravano più lunghe, in più vi era un dettaglio sul labbro inferiore dell'altro che sarebbe stato impossibile cogliere in altri frangenti, una piccola cicatrice provocata da un morso.
"Pan..." Spaventato, Peter si tirò indietro di scatto, non si era nemmeno reso conto di essersi sporto sino quasi a sfiorarlo. Nonostante avesse sussurrato il suo nome nel sonno, il corvino non si mosse e ciò lo rese ancora più temerario spingendolo di nuovo ad inginocchiarsi al suo fianco e spostare un boccolo ribelle ricadutogli sugli occhi. Quello che era successo nel catino e la questione del Bacio riaffiorarono nella sua mente e portarono il suo cuore a palpitare così forte che temette di svegliare il Capitano a causa dei battiti. Portandosi una mano al petto, Peter sospirò, percepì contro le dita il metallo del ditale per un momento e lo sguardo gli sfuggì inevitabilmente sul moncherino ormai cicatrizzato, vi avvicinò la mano e ne sfiorò i contorni rimarginati ricordando con un brivido il momento in cui l'aveva causato. I fiotti di sangue, le urla e l'odio scaturito quel giorno tutto a causa di uno stupido gioco, solo perché doveva dimostrare di essere il più forte. Non sarebbe mai riuscito a farsi perdonare per una cosa del genere, nemmeno se avesse passato l'eternità sulla Jolly Roger a ramazzare il ponte, cucinare e spostare palle di cannone. Appoggiando la fronte al materasso, Peter sentì le lacrime premere e si lasciò sfuggire un singhiozzo, fu allora che Uncino si mosse stiracchiandosi tra le coperte spingendolo a rialzare la testa.
"Pan..." Non appena il corvino aprì le palpebre la prima volta, forse per via dei raggi del Sole o magari della stanchezza, al ragazzo parve di vederne le iridi blu, sclera ed iride comprese, totalmente nere, ma, al secondo battito di ciglia, essi tornarono subito del colore normale.
"Che... Che stai facendo?" Spostando di scatto le mani dall'arto mancante del pirata, il ragazzo drizzò la schiena pieno d'imbarazzo e strofinò via il principio di pianto dal proprio viso, ciò nonostante, non riuscì ad evitare di lasciarsi sfuggire altri singhiozzi.
"S-Scusate, Capitano. Non sapevo se svegliarvi... L'alba è già passata e non posso uscire, sono molto dispiaciuto..." Mettendosi seduto, l'uomo gli afferrò il mento con la sinistra obbligandolo a tornare alla stessa distanza di poco prima e poi gli piazzò davanti al viso il moncherino.
"Non piangere per questo. Non mi porta alcun tipo di dolore, è solo una delle tante cicatrici sul mio corpo, niente di più" Liberandolo, l'altro si girò pronto ad alzarsi e gli scompigliò i capelli, gesto che lo fece sentire meglio, anche se non del tutto.
"Che tu sappia, Spugna è passato?"
"No, Capitano. Non è entrato nessuno... In effetti è strano, di solito all'alba non c'è la riunione dell'equipaggio?" Mettendosi in piedi, Uncino si sistemò camicia e calzoni per poi aprire una delle finestre dalla quale entrò una piacevole brezza fresca, di recente le temperature si erano abbassate, segno che la stagione calda era ormai prossima a finire. Sotto il suo sguardo, recuperò dalla scrivania la protesi metallica fissandola al posto della mano destra tramite una piccola imbracatura su misura. L'uncino brillò sotto i raggi del Sole obbligando Peter a ritrarre lo sguardo, intimidito e, allo stesso tempo, ammirato dalla sicurezza con cui l'altro esponeva quel suo difetto così evidente. Sperò un giorno di poter mostrare il proprio corpo ustionato alla luce del giorno con orgoglio, come suo pirata.
"La mia giacca, intendi restituirmela?" Abbassando gli occhi, Peter si rese conto solo in quel momento di averla ancora con sé. Si rialzò subito, le diede una spolverata veloce con la mano e poi, con cura, la appoggiò sulle spalle dell'altro sistemandola per poi farsi indietro.
"Il signor Clifton ti ha insegnato a preparare anche delle pietanze dolci, giusto?" Riflettendoci su rapidamente, Peter ne ricordò una in particolare, il cuoco gliel'aveva descritta di sfuggita, ma in effetti non c'era mai stata occasione di prepararla. Anche se era in arretrato con il lavoro in armeria, se il Capitano aveva voglia di qualcosa di zuccherato, il signor Benson gli avrebbe perdonato il ritardo.
"Sì, Capitano! L'ha chiamato... butter...butter cake, credo" Girandosi, Uncino sollevò un lembo del mantello e gli fece cenno di portarvisi sotto, come il giorno prima.
"Ti accompagno in cambusa, ne serve una buona quantità per tutti. Il resto della ciurma dovrebbe dormire fino a tardi oggi, quindi sarò io ad aiutarti" Affiancandoglisi sotto il tessuto pesante, Peter provò inutilmente a nascondere un sorriso, doveva trattarsi davvero di qualcosa di molto importante se il corvino gli aveva dato la propria disponibilità. Nonostante fosse curioso a riguardo, non osò chiedere, tra la notte trascorsa e poco prima aveva già fatto abbastanza brutte figure, quindi si limitò ad obbedire e chiudere gli occhi mentre l'altro lo guidava in silenzio attraverso il ponte. Non appena furono di nuovo sotto coperta e non percepì più la luce del Sole contro le pupille, finalmente si sentì meglio. Avrebbe potuto facilmente proseguire da solo, ma il Capitano non fu della stessa idea e lo tenne stretto a sé sino alle porte della cucina, solo allora lo lasciò andare. Nella piccola dispensa con gli ingredienti di prima necessità, Peter raccolse il necessario per preparare il tutto, lo sguardo dell'altro gli bruciava la schiena rendendo il lavoro ancora più difficile. Era intrappolato e confuso dalla sua presenza imperiosa.
"Dimmi cosa fare" Farina, burro, frutta secca ed acqua furono presto sistemati sul piano da lavoro, il solo pensiero di dare ad Uncino degli ordini fece sentire al ragazzo la medesima sensazione del catino, quando l'altro gli aveva lavato la schiena. Guardarlo mentre si tirava su le maniche e appoggiava in un angolo la giacca, gli diede l'illusione di trovarsi allo stesso livello, due semplici pirati in procinto di preparare il rancio per il resto della ciurma.
"Vede, Capitano, è una ricetta molto semplice. Faremo dei biscotti senza utilizzare il lievito, così eviteremo le formazioni di muffa dovuta alla salsedine e potremmo conservarli molto più a lungo. Sono molto nutrienti, belli a vedersi e, soprattutto, buoni da mangiare" Prendendo la ciotola più grande a disposizione, Peter vi rovesciò dentro gli ingredienti cercando di misurarli ad occhio, ma, quando giunse il momento di mischiare, il Capitano gli tolse di mano il mestolo in legno.
"Accendi i fuochi, qui ci penso io"
"M-Ma..." Inutile, quello sguardo non accettava repliche di alcun tipo e così il ragazzo si spostò a lato. Sistemando le basi in rame che venivano utilizzate per cuocere il cibo, creò una struttura triangolare chiusa, come quella che il signor Clifton utilizzava per cuocere le patate, e vi accese intorno delle braci in modo che surriscaldassero il metallo. Serviva che raggiungessero una temperatura molto alta prima di potervi preparare i biscotti, così si prese del tempo per osservare Uncino a lavoro.
"C'è qualcosa che non sappiate fare, Capitano?"
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TUTTO o NIENTE || PETER PAN X CAPITAN HOOK ||
Fanfic~ Chiamami Capitano, imbarcati sulla Jolly Roger e guadagnati il tuo posto nella ciurma oppure lascia l'Isola Che Non C'è, per sempre ~ ATTENZIONE Storia yaoi, MxM, se non ti piace come genere non leggerla, altrimenti, Buona Lettura! Sotto la Luna...