Il tempo sembrò rallentare mano a mano che gli occhi di Peter si abbassarono da Uncino alla pistola. Sentiva l'equipaggio parlare intorno a sé, ma i suoni erano attutiti, ad eccezione di un fischio acuto contro il timpano, irregolare, come un mormorio doloroso. Scossa la testa, il ragazzo recuperò lucidità, si abbassò di scatto prendendo l'arma tra le mani e la puntò alla tempia. Prima ancora che potesse alzarsi, venne afferrato alle spalle, ma non perse tempo a vedere di chi si trattasse. Si divincolò, chiuse gli occhi e premette il grilletto. Un singolo sparo. Il battito d'ali di alcuni gabbiani fendette l'aria mentre i grandi uccelli si sollevavano in volo, gridando spaventati. Tutt'intorno era calato il silenzio, perfino il misterioso stridore cessò lasciandolo nel vuoto. Senza più forze, Peter cadde a terra, rivoli umidi gli scendevano lungo la fronte, aveva la vista annebbiata, un sapore acido nella bocca. In un attimo, si ritrovò a vomitare sul ponte ogni singolo boccone ingoiato la notte prima. Quell'odore così intenso gli penetrò nelle narici peggiorando la nausea e strozzandogli ulteriormente il respiro, già molto affaticato e doloroso ad ogni flessione del petto. Stava andando a fuoco, era in una pozza di sudore, il punto di contatto con la bocca della pistola formicolava e, nonostante tutto, riusciva a percepire con chiarezza la mano chiusa intorno al calcio dell'arma. La stava stringendo come l'ultima speranza che gli fosse rimasta, le dita si erano trasformate in una morsa, sarebbe stato impossibile fargli mollare la presa. Trascorsero solo pochi istanti, ma poi, in sottofondo, da prima flebilmente, mano a mano sempre più forte, la risata di Uncino si diffuse. Nonostante lo sforzo non indifferente, Peter riuscì a sollevare il capo, ma ebbe un capogiro e temette di crollare svenuto sulla pozza pestilenziale davanti a sé. Non accadde. Per quanto appannata ed informe cercò di scorgere la sagoma del Capitano. L'uomo teneva sollevata un'altra pistola, ancora fumante, a differenza della sua che, al tatto, risultava fredda come il ghiaccio.
"Sono Estremamente deluso..."
Rinfoderata la seconda arma, il corvino cominciò ad avviarsi ad ampie falcate verso la scala di collegamento tra il ponte superiore e quello inferiore. Sembrava intenzionato a raggiungere lui e la ciurma, ma non fu in grado di seguirne tutti i movimenti, era ancora sotto shock, troppo, anche solo per elaborare quanto era appena successo. Abbassata la testa, Peter rivolse gli occhi socchiusi alla mano ancora contratta, al mezzo che avrebbe dovuto usare per eseguire l'ordine ricevuto da Uncino e provò un fremito nuovo, crescente. Aveva premuto il grilletto, ma era ancora vivo. Forse non ci aveva messo abbastanza forza, o magari il proiettile si era inceppato, non avrebbe saputo dirlo, era la prima volta che ne usava una, ma era ancora vivo. Sì, era vivo e vegeto e, a causa di ciò, Pan era rimasto ancora una volta impunito. Era così assorto nel trovare una risposta al proprio fallimento, che si rese conto della presidenza del Capitano al proprio fianco solo quando le punte dei suoi scarponi scuri entrarono nel campo visivo. Abbassandosi, il maggiore gli scostò i capelli dal viso con la punta dell'uncino mentre, con la mano buona, tentò di recuperare la pistola. Peter non avrebbe voluto lasciarla, era sopravvissuto solo per caso, poteva risolvere tutto, doveva solo riprovarci e, quesa volta, non avrebbe fallito, non se lo sarebbe permesso.
"... eccetto che da te, Peter. Sei stato molto, molto bravo"
Se non fossero stati così vicini, avrebbe pensato di essersi sognato tutto. Riuscì a ribattere solo con un breve sospiro, il primo dopo lo sparo, ma all'altro sembrò bastare e, approfittando della sua distrazione, si riprese la pistola. Privato di quell'appiglio tangibile, per Peter fu come sentirsi sprofondare negli abissi e galleggiare in aria nello stesso momento. Tenne i denti ben stretti, ma non ebbe abbastanza controllo sul proprio corpo da fermare i tremori che cominciarono a scuoterlo in ogni singolo muscolo. Nonostante si fosse rialzato, Uncino gli rimase accanto, gliene fu grato.
"Signor Porter, lo accompagni nei miei alloggi e gli presti le cure necessarie. Signor Clifton, Signor Starkey, tornate pure alle vostre mansioni. Sarà il nostromo Smee ad informarvi sul resto della riunione mattutina in seguito. Invece, per quanto riguarda voi, Signor Sullivan, Signor Benson... Restate. Ho molto da dirvi"
Era successo di nuovo. Davanti a tutta la ciurma, Uncino lo aveva chiamato Peter. La prima volta si era focalizzato più sulla perdita dell'arma, ma ora, persa quella, il tutto fu molto più vivido. Prima che potesse anche solo tentare di aggrappasi alla giacca del Capitano per attirarlo a sé, si ritrovò sollevato di peso dal medico di bordo e trasportato via senza riuscire a voltarsi o dire qualcosa. Non era nelle condizioni di fare niente a dire il vero. Ancora mezzo congelato dalla notte prima, ricoperto dal proprio vomito, sudore, sangue e lacrime, moribondo e spaventato a morte, chissà quali pazzie gli sarebbero sfuggite, a quel punto, meglio restare in completo silenzio e farsi aiutare. Varcata la soglia della cabina, Barnabas lo avvicinò al catino, ormai vuoto, e ce lo lasciò seduto all'interno. Peter tentò di rilassare le gambe un paio di volte, ma fu del tutto inutile. I muscoli lungo la schiena fino alla punta dei piedi si erano tesi e non sembravano intenzionati sciogliersi. Tutt'altra storia erano quelli delle braccia. Molli, fuori dai comandi della sua volontà, nemmeno le dita delle mani gli rispondevano, reagendo con scatti convulsi ad ogni suo tentativo. Era paralizzato in quella posizione. Una secchiata d'acqua calda lo investì dall'alto prendendolo di sorpresa. Grazie al tepore, riuscì a percepire di nuovo la sensibilità sulla pelle, ma ad un prezzo terribile. Venne trafitto da parte a parte da milioni di aghi sottili, più Barnabas riempiva il catino facendo salire il livello dell'acqua, peggio si sentiva. Non poteva reagire, era preda degli spasmi muscolari, prigioniero del proprio corpo eppure, per fortuna, o forse no, a causa di tutto quel dolore, nonostante stesse continuando ad urtare la vasca, non provò alcuna sofferenza per i colpi ricevuti.
"Resisti, Peter! Stai subendo uno sbalzo termico molto forte, in più c'è lo shock... Se senti che stai per svenire, non cercare di restare sveglio! Crolla piuttosto!"
Per quanto gli fu possibile, il ragazzo si voltò verso il pirata e si rese conto che stava preparando i propri strumenti da lavoro. Molti non li aveva mai visti, nemmeno durante la convalescenza nella stiva, non era un buon segno. Se la situazione era così critica però, sapeva di dover biasimare solo sé stesso. Uncino era stato chiaro, gli aveva ordinato esplicitamente di restare nella cabina e lui aveva fatto di testa propria. Sperò solo che, dopo essere sopravvissuto alla prova della pistola, non sarebbe stato il gelo o il dolore fisico a provocare la morte di Pan. Chiuse gli occhi, solo per un momento. Non aveva più la forza di pensare. Quando li riaprì, si rese conto di essere stato portato fuori dalla vasca, asciugato e steso sul letto del Capitano. Non doveva essere accaduto da molto, sentiva ancora i capelli gocciolare ed inumidire il tessuto del materasso. Almeno aveva smesso di tremare, ed era abbastanza calmo da riuscire a muovere mani e piedi. Stava per tentare di sollevare un braccio, ma il ricordo dello sparo riaffiorò nella sua mente e finì per restare di nuovo immobile, paralizzato. Poteva sentire Barnabas muoversi intorno a sé, ma i suoi occhi restavano puntati verso il soffitto. La consapevolezza che lo aveva colto, era ora limpida.
"Non... Sono morto"
Niente filtro fra pensieri e labbra. Non poté evitarlo, il tutto fluì all'esterno, libero, lacrime comprese.
"B-Barnabas! Barnabas!"
Il pirata gli corse accanto e gli appoggiò il dorso della mano sulla fronte.
"Sei ancora in condizioni precarie! Non muoverti!"
"I-io... Io l'ho fatto! Ho sparato! Ma sono vivo!"
"Peter... Il colpo non è nemmeno partito... Il Capitano sapeva perfettamente che non hai idea di come maneggiare un'arma. Non sei mai stato in pericolo, ma, ciò nonostante..."
Sospirando, il medico si sedette ed abbassò la testa asciugandosi gli occhi e grattandosi la nuca.
"Mi hai fatto perdere dieci anni di vita, dannato ragazzino..."
La reazione di Barnabas lo stupì rendendolo immensamente felice, e fu allora che tornarono i tremori. Peter finì per accartocciarsi su sé stesso poco a poco e si spostò su un lato, sperando di calmare la scarica di adrenalina. Aveva bisogno di vomitare, ma non c'era più nulla nel suo stomaco, inoltre non se ne parlava nemmeno di imbrattare anche la cabina di Uncino. La grande mano del pirata gli si appoggiò fra i capelli con delicatezza e gli donò un po' di affetto, accarezzandolo poco a poco. Sapeva che il maggiore stava dicendo la verità, ma la consapevolezza di non aver corso alcun rischio era un pensiero secondario in quel momento.
"Cerca di dormire ancora un po' mentre continuo a medicarti..."
"Dopo... D-dov'è il Capitano?! Devo, no... Voglio parlargli..."
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TUTTO o NIENTE || PETER PAN X CAPITAN HOOK ||
Fanfiction~ Chiamami Capitano, imbarcati sulla Jolly Roger e guadagnati il tuo posto nella ciurma oppure lascia l'Isola Che Non C'è, per sempre ~ ATTENZIONE Storia yaoi, MxM, se non ti piace come genere non leggerla, altrimenti, Buona Lettura! Sotto la Luna...