I giorni per Peter trascorsero lenti all'interno della stiva della Jolly Roger, certo, non quanto quelli nella gabbia, almeno ora riceveva delle visite giornaliere dal medico di bordo e, anche se meno di frequente, da qualche altro componente della ciurma. Aveva imparato i cognomi di tutti, conosceva la loro mansione nell'equipaggio, ma alcune di queste, restavano ancora un mistero. Il cuoco o il medico erano semplici, poi c'era il carpentiere e l'artigliere, intuibili, ma poi si passava a quelle più specifiche come il quartiermastro, il nostromo e il redazzatore. Ora che era un pirata voleva saperle, anche alla lontana, ma il signor Porter non intendeva rispondergli, a quanto pare il Capitano aveva in programma di fargli fare esperienza diretta dei ruoli piuttosto che spiegarglieli. Lui non era mai stato un ragazzo intelligente, era un tipo pratico e, l'essere cresciuto di qualche anno, non aveva cambiato le cose, quindi, nonostante la curiosità, trovò quella di Uncino una decisione sensata. Passeggiando nella stiva, stando attento a non disfare i bendaggi, Peter si stava dedicando al suo ultimo passatempo, frugare nelle casse e nelle botti per scoprirne il contenuto. Sperava di rendersi utile nonostante la convalescenza, era certo che, se avesse dimostrato buona volontà, lo avrebbero fatto uscire prima cominciando ad istruirlo sulla vera vita di mare. Quando era troppo stanco, o sentiva avvicinarsi dei passi alla porta, tornava a stendersi e a dormire, riposava così tanto che ben presto, nelle notti silenziose del vascello, si ritrovò insonne a guardarsi intorno e, proprio durante una di esse, aveva scoperto un nuovo modo per sentirsi un po' più a casa. Sotto la scaffalatura più vicina alla porta, c'era un tubo cavo, non troppo grande e forellato che correva lungo la parete. A prima vista gli aveva ricordato il suo flauto, ora senza più proprietario, a prendere polvere nell'Albero dell'Impiccato, così gli aveva dato una ripulita e, quando la solitudine si faceva più forte, creava di nuovo della musica. Gli rallegrava lo spirito facendolo sentire meglio anche fisicamente, non ne aveva ancora parlato con nessuno, gli mancava il coraggio, se fosse stata una cosa proibita e gli fosse stato negato anche quell'ultimo svago sarebbe ammattito del tutto. Ben presto Peter ebbe il serio dubbio di star sbagliando qualcosa, forse ancora non poteva uscire perché l'equipaggio non si fidava totalmente di lui, forse aveva adirato Uncino in qualche modo, forse quest'ultimo si era dimenticato della sua esistenza, forse non avrebbe più visto la luce del giorno. Quei pensieri cominciarono ad imprimerglisi nella mente, frantumarono il suo desiderio di suonare e fu allora che, inatteso, giunse il giorno che aspettava. La porta della stiva si aprì e il Capitano fece il suo ingresso accompagnato dal signor Porter. Subito, Peter si mise in piedi dritto e lasciò che il medico gli sciogliesse le fasciature senza mai togliere gli occhi dal corvino, attendendo una sua parola, un suo ordine, qualsiasi cosa che gli facesse capire che andava tutto bene e si era preoccupato inutilmente. Avvicinandogli la lanterna al corpo, Uncino ispezionò le cicatrici lasciate dalle ustioni, erano ancora arrossate, in alcuni punti in rilievo, ma grazie agli impacchi tiravano molto meno e non gli causavano alcun dolore.
"Bene, direi che ha fatto un ottimo lavoro, mastro Porter" Si rimise dritto e poi si rivolse direttamente al marinaio, senza concedergli neppure un cenno o uno sguardo.
"Grazie, Capitano Hook, ma ho avuto un buon paziente" sorrise il medico affiancandoglisi e appoggiandogli una mano sulla spalla, cosa che lo fece sentire ancora più piccolo.
"Come avete ordinato, non ha mai avuto bisogno di lasciare la stiva ed in più ha imparato a medicarsi autonomamente. Da oggi gli basterà usare il solito unguento e anche il rossore delle ustioni si affievolirà, forse gli resteranno delle cicatrici, ma saranno un bel ricordo da potare sempre con sé. Le ferite incarnano il mestiere, e il mare ne lascia parecchie" dandogli un paio di pacche, il pirata lo lasciò senza fiato, Peter cercò di sorridere, ma in verità sentiva come un peso addosso, una paura a lancinargli lo stomaco. Era terrorizzato al pensiero che Uncino lo obbligasse a restare ancora lì, che lo tenesse rinchiuso. Sentì gli occhi diventare lucidi ed ebbe il primo istinto di chiedere del proprio destino quando il Capitano gli appoggiò una mano sulla testa e gli scompigliò i capelli in un gesto incredibilmente caloroso che lo sciolse.
"Spero tu ti sia riposato a sufficienza in questo periodo perché da oggi avrai a malapena il tempo di mangiare o dormire. Sei pronto, Pan?" Alzando la testa, il ragazzo sorrise pieno di determinazione, era quello che aspettava. Niente più inutile moccioso buono solo per dormire o mangiare a scrocco, sarebbe finalmente diventato un membro produttivo della ciurma, anzi, necessario, insomma un vero uomo.
"Sono pronto per cominciare, Capitano! Quali sono i suoi ordini?!" Il signor Porter non riuscì a trattenersi e scoppiò a ridere, Uncino si concesse un sorriso e, togliendo la mano dai suoi capelli, tornò verso la porta.
"Vieni, Pan" Seguendo l'altro lungo la scala verso i piani superiori, il ragazzo respirò aria sempre più fresca, non si rese conto di quanto stantio fosse l'ambiente nella stiva fino a quando non si trovò all'aperto, sul ponte, immerso dal buio della notte. C'erano molte stelle ed un gran silenzio, soffiava un vento sottile e piacevole che fece rabbrividire Peter come dell'acqua fresca versata direttamente lungo la schiena. Si guardò intorno, non sembrava esserci nessuno a parte loro tre, ma poi, da dietro l'albero di maestra, comparve una figura imponente, lo riconobbe, era l'uomo che, insieme al signor Porter, lo aveva gettato in mare nella gabbia e poi riportato a bordo. Non ricordava di averlo mai sentito pronunciare nemmeno una parola e gli ritornò in mente ciò che aveva detto il cuoco Clifton a proposito di coloro che non rispondevano prontamente al Capitano. Venne paralizzato dalla paura. Forse gli era stata strappata la lingua da Uncino stesso. Immaginando la scena, indietreggiò di un passo finendo così contro il petto del medico.
"Non dirmi che hai paura del signor Sullivan, ragazzino. So che può sembrare spaventoso, sopratutto per il suo aspetto. Forse non hai mai visto un nero prima da così vicino?" La sua carnagione era scura come la notte, così come la sua barba, ma non era stato quello il motivo della sua agitazione. Che avesse la pelle di quel colore o di un altro non c'era alcuna differenza, non avrebbe cambiato la realtà dei fatti, era un adulto e, perciò, un pirata, proprio come lo sarebbe diventato presto anche lui.
"Problemi, Pan?" Uncino lo fissò e Peter riprese un contegno, non voleva mostrarsi debole, neppure davanti alla prospettiva di perdere la lingua per mano sua.
"No, Capitano. Sto solo aspettando i suoi ordini" Avvicinandosi al marinaio, il corvino prese dalle sue mani un secchio colmo d'acqua e uno strano utensile che non aveva mai visto prima, forse si trattava di un qualche tipo di arma. Aveva un lungo manico in legno e, alla sua base, era stata fissata una piccola asse rettangolare sotto la quale c'erano una serie di filamenti di paglia fitti come i denti delle balene, stretti fra loro e dritti come aculei. Gli porse entrambi e Peter li accettò osservando soprattutto il bizzarro arnese. Fu allora che si rese conto di averlo già visto una volta in passato, forse durante il secondo giorno di prigionia, ma il caldo aveva reso tutto confuso. Lo stava sicuramente usando uno dei marinai sul ponte, ma non seppe dire con certezza per fare cosa.
"Da oggi in avanti, calato il Sole, verrai sul ponte e lo ramazzerai da cima a fondo prima dell'arrivo dell'alba. Una volta che avrai concluso, scenderai negli alloggi della ciurma e potrai riposare fino a quando il nostromo Smee ti darà le indicazioni sulle mansioni che dovrai svolgere durante la giornata. Tutto chiaro?" Per un po' il biondo fu incerto se chiedere o meno spiegazioni, ma poi pensò che, se davvero voleva svolgere al meglio il proprio compito, era inutile vergognarsi di non sapere determinate cose, era appena arrivato, ma avrebbe imparato più in fretta se si fosse sforzato di chiedere.
"S-Solo una cosa, capitano! Io... non so... a cosa serve questo" Alzando l'oggetto, non ottenne le risate che aveva immaginato, solo sguardi confusi anche se, forse, quello di Uncino, era più comprensivo degli altri.
"Il signor Sullivan ti mostrerà come utilizzare la ramazza. Domanda sempre se hai dubbi. Piuttosto che incorrere in punizioni, chiedi"
"Sì, Capitano!"
"Molto bene, ora l'ultima regola, la più importante di tutte. Trasgredisci e farai il tuo primo giro di chiglia. Le possibilità di sopravvivere ad esso nelle tue condizioni sono così basse che equivale ad una condanna a morte, tanto per essere chiari" Peter attese con ansia stringendo il manico del secchio nella mano.
"Non dovrai uscire al Sole. Nessun raggio dovrà mai appoggiarsi sulla tua pelle, ci siamo capiti?" A quel comando, il ragazzo sentì un'improvvisa tristezza, non capì il motivo di quell'ordine, ma non discusse.
"Agli ordini, Capitano"
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TUTTO o NIENTE || PETER PAN X CAPITAN HOOK ||
Fanfiction~ Chiamami Capitano, imbarcati sulla Jolly Roger e guadagnati il tuo posto nella ciurma oppure lascia l'Isola Che Non C'è, per sempre ~ ATTENZIONE Storia yaoi, MxM, se non ti piace come genere non leggerla, altrimenti, Buona Lettura! Sotto la Luna...