II

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La nausea si era fatta ormai insopportabile, Peter aveva lo stomaco aggrovigliato dai crampi e le vertigini non gli davano tregua peggiorando la sensazione di rollio e portandolo velocemente al vomito. Stava sempre peggio, si sentiva debole ed era svenuto già diverse volte, l'odore dei succhi gastrici che aveva rimesso non migliorava la situazione, era ormai certo che quella sarebbe stata la sua fine. La sete era insostenibile, aveva cominciato a perdere il senso del tempo ed ora si ritrovava a guardare fisso davanti a sé, incapace di fare qualunque altra cosa. Un movimento attirò la sua attenzione, uno dei pirati, poco distante da lui, stava pulendo il ponte e, con sé, portava un secchio pieno d'acqua invitante. Il ragazzo non si soffermò nemmeno a fissare l'uomo, o ad ideare un piano di fuga come il giorno prima, ma rimase concentrato sul contenitore. Portando il viso contro le sbarre, allungò una mano nel tentativo di raggiungerlo, causando così le risate di scherno di alcuni componenti dell'equipaggio. Il mozzo, noncurante, continuò con il suo ramazzare portandoglisi sempre più vicino e fu allora che, alle orecchie del biondo, giunse il suono chiaro di una campanella. Era ora del rancio, tutti scesero sotto coperta, meno che uno. Infilando una mano nella tasca posteriore dei propri pantaloni, il marinaio vi recuperò una bella mela verde, le diede una pulita sulla casacca e la addentò di gusto. Fece un po' fatica al primo morso, i suoi denti non sembravano messi bene, ma nonostante ciò, Peter non riusciva a smettere di fissarli mentre si imbevevano del succo zuccherino del frutto maturo. Dopo un veloce assaggio, il pirata rimise lo spuntino al suo posto e riprese a lavare il ponte. Fu allora che, dalla tasca bucata, scivolò fuori la mela mezza masticata la quale rotolò fino alla gabbia, a portata di mano. Incredulo davanti quell'opportunità, il biondo si voltò verso l'altro per assicurarsi che fosse ancora girato, e poi allungò il braccio, non desiderava altro che un solo boccone, assaporarne la dolcezza e mangiare la polpa. Afferrò il frutto nascondendolo come possibile tra i resti sbrindellati dei propri abiti e, per quanto fosse convinto di aver ormai esaurito ogni goccia d'acqua, percepì i propri occhi inumidirsi. Avrebbe voluto addentare la mela in quell'istante, ma decise di attendere, se fosse stato scoperto avrebbe ricevuto una severa punizione. Il solo pensiero lo fece tremare al punto che pensò seriamente di restituire la preziosa refurtiva, chiuse le palpebre e si sentì svenire di nuovo, si fece piccolo, stringendosi il più possibile e, forse per la mancanza d'acqua, cominciò a riflettere sulla proposta di Uncino prendendola seriamente in considerazione. Anche se fosse riuscito a scappare da quella nave, l'Isola che Non C'è l'avrebbe rigettato come adulto, i bimbi sperduti ormai se ne erano andati tutti, era rimasto l'unico abitante della tana, nonostante ancora si cimentasse in avventure in solitaria, aveva perso il proprio scopo, i propri amici, l'unica famiglia che avesse mai conosciuto. Forse non riusciva a trovare una via d'uscita verso la libertà perché non ce n'era una, lasciata la Jolly Roger sarebbe passato da una prigione ad un'altra. Recuperando la mela, la osservò per un secondo e, senza assaggiarla, la rimise all'esterno, ma, proprio in quel momento, il pirata si voltò nella sua direzione donandogli un sorriso spiacevole, sghembo e sdentato, per nulla rassicurante.
"N-non l'ho m-mangiata..." Aveva il palato impastato e la voce lieve, parlare stava diventando davvero difficile, inoltre la sua vista era annebbiata a causa degli svarioni, quindi non riuscì a capire se l'uomo aveva creduto o meno alle sue parole. Punzecchiandolo con il manico del moccio, lo sentì sbuffare scontento e riprendere la mela.
"Peccato, ci speravo. L'ho scelta appositamente, era la più succosa della cassetta.... Volevo vederti fare un bel giro di chiglia, ma a quanto pare mi dovrò accontentare di divertirmi con te fino a quando è ancora il mio turno di guardia" Gettando il frutto alle onde, il pirata afferrò il secchio e glielo svuotò addosso, l'acqua era rancida, salata e puzzava di marcio, gli bruciò sulle scottature sanguinanti. Dopo una giornata trascorsa a scaldarsi sotto il sole in un secchio, il contenuto era rovente. Per quanto avesse fatto male, Peter non riuscì a gridare, non aveva più forza nella voce.
"Dovresti ringraziarmi, non ti senti meglio dopo un bel bagno? Anzi, voglio sentirtelo dire. Ringraziami o andrò a dire al Capitano che hai trafugato del cibo e che, dopo essere stato scoperto, l'hai gettato in mare!" Stringendo i denti, Peter tremò tenendo la testa bassa, non rispose all'altro, in parte per la paura, in parte per la debolezza, e così ricevette una sonora bastonata attraverso le sbarre. Il dolore gli arrivò ancora più intensamente, a causa della stanchezza, non c'era motivo per cui dovesse subire ancora torture e prigionia, era ora di accettare la realtà e mettere via l'orgoglio.
"U-Uncino..." sussurrò fra le labbra spingendo così il pirata ad avvicinarglisi.
"Come? Non ti ho sentito, parla più forte, Pan!" Tenendosi sveglio a fatica, il ragazzo prese fiato per qualche secondo e poi lo guardò carico di rabbia.
"C-Chiamalo! Chiama Uncino!" Era rimasto senza energie, il suo corpo si accasciò contro la gabbia, gli parve di sentire l'altro dire qualcosa, ma ormai era vicino a svenire di nuovo e quindi decise di non opporre resistenza, chiuse gli occhi e scivolò nel sonno che aveva combattuto fino a quel momento. Fece un sogno strano. Era tornato il solito Peter Pan, il suo corpo era di nuovo quello di un bambino, e volava, immerso nel buio. Improvvisamente, una pioggia di polvere dorata, cominciò a scendere sul suo capo riempiendogli i capelli e scivolando a terra. Ne raccolse una manciata fra le mani e la osservò rapito, nei suoi occhi verdi si riflesse l'oro e, in un secondo, non sentì più alcuna preoccupazione e cominciò a ridere privo di autocontrollo. Fu allora che venne svegliato di soprassalto da un getto di acqua gelata. Mise a fuoco la situazione poco a poco e così, davanti a sé, riconobbe l'alta figura del capitano, tra le mani teneva una bottiglia d'acqua, svuotata per metà, e lo osservava senza dire una parola. Passandosi la mano sul viso ed attraverso i capelli, Peter assaggiò l'acqua direttamente dai propri palmi, la leccò lentamente, era dolce e fresca, anche se si trattava di poche gocce, lo fecero sentire subito meglio.
"Hai chiesto di me, Pan. Ebbene, eccomi qui, hai qualcosa da dirmi?" Tirandosi indietro la frangia, il ragazzo annuì, ma ben presto il suo sguardo si spostò verso la bottiglia e deglutì. Uncino se ne accorse subito e cominciò a farla ondeggiare lentamente in cerchio muovendone il liquido all'interno.
"N-non ho... Non ho mangiato la mela" Smettendo con quella silenziosa tortura, il capitano si abbassò alla sua altezza ed appoggiò l'acqua al proprio fianco. Allungando la mano sinistra fin dentro la gabbia, l'uomo gli afferrò il viso con forza obbligandolo a sporgersi il più possibile attraverso le sbarre, senza spezzare il contatto visivo che aveva creato fra loro.
"Cos'hai detto?" Strinse la presa e avvicinò l'uncino al suo viso, gesto che mise subito in ansia Peter. Non stava mentendo, voleva dire la verità con la speranza di evitare una punizione che già sapeva gli sarebbe stata inflitta solo per aver pensato di disubbidire al corvino.
"L-La mela... I-io l'ho presa, ma non l'ho morsa! L-L'ho ridata subito!" Era pronto a sentire la fredda punta metallica scavare nella carne della guancia sfregiandolo e, forse, a perdere uno o entrambi gli occhi, magari la lingua, per puro divertimento del sanguinario bucaniere, ma sentì solo la sua forza farsi meno decisa.
"Ti credo" Lo lasciò andare senza un graffio e gli sorrise, Uncino allungò la mano sinistra e riprese la bottiglia portandone l'imboccatura attraverso le sbarre, verso di lui. Il primo istinto di Peter fu quello di sporgersi per prendere un sorso, ma invece rimase immobile, lo sguardo in quello del corvino, attendendo una qualsiasi parola da parte sua.
"Ma guarda un po'..." Inclinando la bottiglia, il pirata cominciò a svuotarne il prezioso contenuto al suolo, lentamente, in un rivolo sottile, ma lui non reagì, non si mosse in avanti, si limitò ad osservare. Aveva ancora il fiato pesante, la gola secca, gli arti tremanti per la carenza d'acqua e zuccheri, eppure come delle redini dentro di sé gli dicevano di restare semplicemente fermo.
"Forse c'è speranza, dunque" Rimettendo il contenitore in orizzontale, Uncino gliela portò ancora più vicina, ma ciò spinse il ragazzo a spostare il viso a lato.
"Bevi, Pan. Hai il mio permesso" Era rimasto a malapena un sorso all'interno, ma Peter appoggiò le labbra sul collo della bottiglia e, aiutato dal capitano, lo bevve tutto fino all'ultima goccia. Era ancora preda dei crampi e delle vertigini, vedeva a malapena e non riusciva a parlare, eppure non si era mai sentito più vivo.

TUTTO o NIENTE || PETER PAN X CAPITAN HOOK ||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora