VIII

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Un momento di follia, dovuto alla mancanza di sonno, doveva essersi trattato semplicemente di quello, niente di più. La testa di Peter continuava a riportarlo a poco prima e, più il volto di Uncino si faceva chiaro e i suoi occhi blu diventavano profondi, più veloce passava la ramazza e correva da un lato all'altro del ponte riempiendo e svuotando il secchio. Era tutto inutile e, per di più, riusciva ancora a percepire addosso il profumo della giacca del Capitano. Era un odore allo stesso tempo familiare e nuovo, sapeva di alcol, ma non rum, qualcosa di meno forte, forse vino rosso, ma, in più, vi era una punta dolce amara che non aveva mai sentito prima. Strofinando il naso con l'avambraccio non riuscì a cancellarlo così usò l'acqua di mare contenuta nel secchio e, ben presto, i battiti del suo cuore presero a rallentare sino ad acquietarsi del tutto permettendogli di riprendere fiato. La verità era che non provava pentitimeno per le proprie azioni istintive, un semplice grazie non poteva compensare quanto il corvino gli aveva offerto da quando si trovava lì. Gettando sul ponte la ramazza, Peter si sedette a terra e riprese fiato, poco dopo, dall'albero centrale, scendendo lungo le sarte, la vedetta di bordo, il signor Sullivan, lo raggiunse in silenzio portandoglisi davanti. Come al solito, l'uomo passava le notti a tenerlo d'occhio, pronto ad intervenire se avesse tentato la fuga, o a rimetterlo in riga nel caso in cui battesse la fiacca, eventualità che però mai erano accadute.
"Riprendo subito..." Sollevando gli occhi, il ragazzo sospirò mesto alzandosi in piedi e recuperò la ramazza pronto a rimettersi a lavoro, ma l'altro lo bloccò con la mano indicando il pavimento della nave. Solo allora, dopo essersi guardato intorno, Peter si rese conto che, per la prima volta da quando era lì, era stato in grado di terminare il proprio compito prima dell'arrivo dell'aurora, ognuno dei tre livelli della Jolly Roger era stato spazzato a fondo. Aveva il resto della notte libera. Non avrebbe potuto chiedere niente di peggio, dopo ciò che aveva combinato, il solito torpore del sonno, continuo ed invitante, era sparito. Steso sotto coperta, sarebbe rimasto sveglio tutta la notte a pensare e ripensare all'accaduto con Uncino.
"Ehm... signor Sullivan..."
"Il mio nome è Virgil. Puoi chiamarmi per nome, Peter" Era la prima volta che l'altro gli rivolgeva la parola, di solito si limitava a qualche vocale sporadica, per il resto erano solo spinte o secchiate d'acqua quando si addormentava durante il lavoro. Aveva un tono davvero profondo, era stato così improvviso quando gli era giunto alle orecchie da avergli scombussolato lo stomaco, una sensazione molto simile a quando si sedeva troppo vicino ai tamburi indiani durante le feste sotto le stelle al villaggio dei Piccaninny. Schiarendosi la voce, il ragazzo sorrise all'altro e tentò di mettersi quanto più possibile dritto per equivalerne l'altezza, ma fu inutile, la vedetta lo superava di molto facendolo sentire come se fosse ancora il bambino di un tempo. 
"Va bene. Avevo bisogno di chiederle una cosa, Virgil" Imbarazzato, si grattò i capelli dietro la nuca.
"Non ci sarebbe dell'altro lavoro da fare?" Il pirata assunse un'espressione perplessa e sembrò rifletterci per qualche secondo. Scuotendo la testa, il marinaio incrociò le braccia al petto, ciò lo fece sembrare ancora più minaccioso e spinse Peter a fare un passo indietro, nel tentativo di mettere più spazio possibile dal raggio d'azione dell'altro. Fu un azzardo che per poco non lo fece finire fuori bordo. Fortunatamente, il signor Sullivan fu più rapido e lo afferrò saldamente prima che finisse per cadere in mare. Sorreggendosi al braccio dell'uomo, il ragazzo si stabilizzò sui piedi e scoppiò in una risata nervosa, già il mattino dopo lo attendeva una bella punizione per la dimostrazione d'affetto, figurarsi se il Capitano avesse scoperto che era uscito dai limiti della Jolly Roger, per di più in modo così idiota, l'avrebbe scuoiato vivo.
"Vai a dormire. Domani c'è il pollo. Lo voglio come la scorsa volta, con la cipolla" Peter rimase interdetto, era vero, la settimana prima aveva apportato quella modifica alla ricetta, ma non pensava che qualcuno se ne fosse accorto. Non aveva mai ricevuto complimenti per il suo modo di cucinare, ma nemmeno delle lamentele, pensava andasse bene così, eppure, quella frase di Virgil, lo aveva riempito di gioia. Fu brutto dover essere portatore di cattive notizie, soprattutto quando a riceverle era un energumeno in grado di spedirlo all'altro mondo con un gancio ben assestato. Se avesse avuto ancora il suo vecchio corpo, affrontarlo sarebbe stato semplice, ma era terribilmente fuori allenamento. 
"Anche se andassi a dormire, a pranzo non troverai cipolla nella tua razione. Da domani, per ordine del Capitano, sarò affiancato al signor Benson. Ho chiesto di poterlo aiutare con la sistemazione dell'armeria. Mi dispiace..." Chiudendo gli occhi, Peter fu pronto ad una bella sgridata, ma invece sentì solo un lungo sospiro e ricevette una rapida carezza tra i capelli. 
"Voglio il pollo domani" Nonostante il gesto fosse stato gentile, la frase seguente non lo era stata altrettanto, più che una richiesta, era stato un vero e proprio ordine. Guardando la vedetta risalire lungo le sarte per raggiungere la propria posizione, Peter cercò di ricordare ciò che gli aveva spiegato il nostromo sulla gerarchia della nave e deglutì. Lui era solo un redazzatore, un mozzo al servizio dell'equipaggio, molto sotto a chiunque lì e, per quanto le indicazioni del Capitano fossero state chiare, sarebbero entrate in vigore solo l'indomani, fino ad allora, era ancora affidato al signor Clifton. Sorridendo, il ragazzo diede un ultimo sguardo alla postazione sull'albero maestro dopodiché recuperò ramazza e secchio e rientrò sotto coperta diretto alla cucina. In effetti, quale modo migliore c'era di ringraziare il cuoco di bordo per i suoi insegnamenti, se non mostrargli ciò che aveva appreso risparmiandogli della fatica. Cucinò tutta la notte, fino all'alba e così, il pensiero di ciò che era accaduto negli alloggi di Uncino, lo lasciò finalmente libero. Ai primi raggi di Sole, dopo aver concluso le preparazioni, Peter era crollato addormentato al suolo, accolto da un lungo sonno profondo, stretto ad un canovaccio dal pungente odore di cipolla. 
"Ehi! Acciuga sotto sale! In piedi!" Un calcio ben assestato dal cuoco di bordo, probabilmente sarebbe stata l'ultima volta che avrebbe ricevuto quel tipo di sveglia, per quanto efficace. Peter si svegliò strofinandosi gli occhi, grave errore, subito presero a bruciargli come fuoco e dovette correre a sciacquarsi bene il viso per far passare il dolore. 
"Cos'hai combinato? Cos'è questo odore?" Data un'occhiata alla carne già disossata ed ai contorni tagliati e messi a mollo, l'uomo lo guardò sorridendogli bonario e si grattò la testa spostando a lato il sudicio cappellaccio. 
"Ordini... del signor... cioè, di Virgil" asciugandosi il viso con l'avambraccio, Peter si lavò accuratamente le mani e osservò la bruciatura sul proprio polso dandole una lavata prima di passare alle medicazioni. 
"Aspetta, aspetta! Il nero ti ha detto di cucinare?"
"Voleva pollo e cipolla, ma visto che oggi è il mio ultimo giorno in cucina..." Clifton, sentendo quella frase, si agitò all'istante e lo afferrò per il braccio.
"Accidenti! Non abbiamo tempo per questo!" Ancor prima che potesse finire di medicarsi, l'altro lo trascinò fuori dalla cambusa. Peter non ebbe tempo di chiedere spiegazioni, il cuoco lo portò fino al piano superiore, quasi alla porta che conduceva al ponte. Poteva vedere l'uscita in fondo al corridoio, da essa giungevano i raggi del mattino, solo vederli da quella distanza gli fece venire un giramento di testa, la sua vista fu annebbiata dal terrore. Afferrata un'asse portante, il ragazzo contrappose la propria forza a quella dell'uomo che così fu obbligato a fermarsi.
"Non posso uscire! Il Capitano me l'ha proibito!"
"Cosa? Ma se..."
"Pan" Riaperte le palpebre, nemmeno si era reso conto di averle chiuse, Peter vide la figura di Uncino entrare dalla soglia per poi voltarsi nella sua direzione. Nonostante vi fosse un corridoio a separarli, la sua voce gli arrivò cristallina alle orecchie. 
"Puoi uscire. Signor Clifton, lasciate che venga da solo" Non appena fu libero dalla presa del cuoco, il ragazzo si fece avanti, ma il suo passo divenne meno sicuro mano a mano che procedeva verso la luce. Quando vi fu quasi sopra e voltò lievemente la testa all'esterno per provare a scorgere se il resto della ciurma si trovasse lì, si rese subito conto di non riuscire a vedere oltre, il Sole era troppo forte. Tornando indietro di un paio di passi, Peter scorse un movimento davanti a sé. Aperto il braccio destro, sorreggendo un lembo del mantello con l'uncino, il Capitano lo osservava.
"Vieni qui sotto e tieni lo sguardo basso, così il Sole non ti sfiorerà. Sbrigati, la ciurma ci sta aspettando" Affiancandosi al corvino senza discutere, Peter dovette incurvarsi per riuscire a venir coperto dal pesante tessuto fin sopra la testa. Chiusi gli occhi, per la prima volta dopo settimane, mise piede all'esterno con la luce del giorno. Non pensava avrebbe mai ottenuto il permesso di partecipare ad una riunione della ciurma, lo rese così felice che nemmeno la consapevolezza di ricevere la punizione promessagli quella notte, fece sparire il suo sorriso. 

TUTTO o NIENTE || PETER PAN X CAPITAN HOOK ||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora