< Columbia >

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Era ormai la terza canzone su cui la principessa e la sconosciuta ballavano ininterrottamente.

La sconosciuta non aveva intenzione di parlare e la principessa non aveva intenzione di arrendersi, anzi, oramai aveva perso il conto per quante volte aveva chiesto chi era in realtà, ma l'altra sorrideva solamente, senza far trapelare nessuna risposta.

< Basta chiederti chi sono, lasciati andare per una volta, non pensare sempre che qualcuno vuole ferirti, io sono qui per farti capire com'è facile essere felici > disse ad un tratto l'altra ragazza mentre guardava Misha dritta negli occhi.

Quest'ultima si incantò negli occhi della sconosciuta, non li aveva ancora notati, -sono così dannatamente belli- pensò, e, anche se non erano di uno di quei colori "strani", forse strani è la parola sbagliata, uno di quei colori rari, cioè azzurri o verdi o addirittura color ghiaccio come quelli della cugina, ma semplicemente castano scuro, riuscivano ad egual modo a catturare la sua attenzione.

< Coleman > una voce la fece risvegliare dalla trans creata mentre si perdeva nell'abisso di quegli occhi, quella voce però non proveniva da quella sconosciuta che le stava davanti e con la quale stava ballando, ma era qualcun'altro, ma non riusciva a capire chi.

< Coleman > ancora quella voce che si faceva sempre più forte; ad un tratto le coppie di principi e principesse si fermarono e scomparvero, la musica cessò, e la sala grande iniziò a sfumare fino a scomparire del tutto, l'unica persona che ancora poteva vedere era la sconosciuta di fronte a lei che le sorrideva, poi anche lei disse qualcosa prima di scomparire come avevano fatto tutti gli altri e cioè < Svegliati Principessa, svegliati >, a quelle parole Misha si ritrovò catapultata nella realtà, dove odiava tutto, di fronte a lei c'era quella ragazza dai capelli tinti biondi, Columbia, che la scuoteva un po' e continuava a chiamarla per cognome.

Misha fece una smorfia quasi di disgusto mentre dalle sue labbra usciva un mugugno < Mmh >

< Coleman stai bene? > chiese, quasi preoccupata Columbia; eppure quella ragazza aveva deciso di lasciarla stare, che ci faceva ancora col preoccuparsi di lei?!

< Perchè non dovrei? > rispose all'istante Misha, quasi infastidita da quella domanda; Columbia scosse la testa mentre sorrideva, un sorriso quasi forzato, poi disse < Scusa principessina, è solo che stai da quasi un ora imbambolata in mezzo al corridoio, pensavo non ti sentissi bene, ma vedo che mi sbagliavo >

Misha sbarrò gli occhi e poi chiese < Come hai detto scusa? >

< Che stavi da un ora al centro del corridoio? O che mi sbagliavo? > chiese confusa Columbia, < No, prima, come mi hai chiamata? >

< Ah! Principessina, perchè? > disse ridendo l'altra ragazza, < Perchè mi hai chiamato così? > Misha era quasi furiosa, non capiva come quella ragazza potesse chiamarla così, che conoscesse il suo segreto?

La sua vita nell'immaginazione?

< Non.. non ne ho idea, mi è venuto e basta, non c'è un motivo, ma tranquilla, non accadrà più. Ah e con questo penso di aver davvero chiuso con te. Addio > disse Columbia prima di lasciarla, nuovamente, al centro del corridoio.

L'orario scolastico era terminato, e mentre lei si accingeva a camminare per tornare a casa

-si perchè ovviamente, come avevano fatto la mattina, i cugini e la zia non vollero farla salire in auto, nuovamente scuse su scuse, che Misha, oramai, conosceva a memoria, era sempre il solito copione < Sei grassa, non ci entri > < Non ci piacciono le persone viziate > < Siamo in troppi tu vai a piedi >, a quest'ora doveva aver imparato con che gente viveva, eppure sperava.

Sperava che la sua vita potesse cambiare.

Sperava che la felicità finalmente tornasse a farle visita.

Sperava e basta. -

rifletteva su quello accaduto mentre era in una sorte di trans.

Quella sconosciuta; così maledettamente bella e così maledettamente misteriosa.

Misha non sapeva nulla di lei, ma lei, al contrario, conosceva tutto di Misha; la sua 'doppia' vita, la sua continua tristezza, il suo rifugiarsi in sè stessa.

La ragazza aveva ragione, lei doveva svegliarsi, ma non dalla trans che la trascinava nella sua immaginazione, nel suo regno, ma svegliarsi da una vita passiva, una vita inerte, una vita che viveva senza il minimo volere, lei viveva perchè doveva.

Si fermò di scatto, come se qualcosa le avesse bloccato il passaggio pur non avendo nulla davanti a sé.

Guardò, come il suo solito, un punto fisso, mentre capì a chi la sconosciuta assomigliasse.

< Columbia > disse quasi in un sussurro, che però, qualcuno sentì.

Infatti, non si accorse che, nel suo riflettere, si era fermata proprio avanti casa degli zii, dove, la cugina AnneMargaret la osservava stranita, si avvicinò quasi cautamente, come se Misha fosse un mostro, o un alieno pericoloso; ma sempre con quel suo modo, quasi arrogante, le disse < Oh piccola cugina, ti sei presa una cotta per la Harbot? Anche tu sei lesbica come quella? Sapevo che fossi malata, ma non credevo fino a questo punto >

Poi, mentre si avviava dentro casa continuò col dire < Forse dovrei dirlo alla mamma, così ti porta da un buon medico a farti curare. O forse no, è meglio non spendere i soldi per una persona inutile come te. >

Misha non fece molto caso a quello che la cugina le aveva detto, ma, piuttosto cercò di capire perchè Columbia le era entrata in testa, perchè si era presentata al suo ballo senza che lei l'avesse minimamente pensata.

Cosa le nascondeva?

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