Marry Christmas

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24 Dicembre.
Anche la vigilia di Natale era giunta.
La scuola aveva chiuso le sue porte già da alcuni giorni e le famiglie si stavano organizzando per il cenone di quella sera.

Misha era in camera sua a prepararsi per andare a casa di Columbia.
Decise di mettersi un vestitino rosso fino al ginocchio e a maniche lunghe.
Aveva una scollatura a cuore e metteva in risalto il seno, non molto abbondante, di lei stringendosi giusto un pó al di sotto di esso.
Voleva fare una bella impressione, non solo alla famiglia di Columbia, ma anche alla ragazza stessa.
Sperava di far colpo su di lei, senza sapere però che Columbia era già innamorata da tempo.

Lasciò i capelli sciolti e mossi; cercò di truccarsi, non voleva sembrare volgare ma neanche un cadavere, così si mise un pó di eyeliner sugli occhi e un filo di lucidalabbra.
Mentre si preparava la zia entrò di soppiatto nella sua stanza.
Sembrava arrabbiata, ma di certo, non era una novità.
Misha la guardava quasi con aria di sfida cercando di capire il motivo per cui era nella stanza.
< Quindi adesso vai a fare la lesbichetta a casa di quella ragazza? Non ti vergogni a festeggiare la nascita di Cristo? > domandò la zia Susan.
Misha era da un pó di tempo che stava iniziando a vivere, a rispondere alla zia così odiosa, così disse E tu non ti vergogni a festeggiarla avendo un animo marcio? La tua anima è più marcia della mia, sei tu quella che dovrebbe vergognarsi > con queste parole Misha non la guardò più; prese le sue cose ed uscì, prima dalla stanza poi da quella casa.

Erano circa le sei del pomeriggio e Columbia le aveva chiesto di andare presto così avrebbero passato del tempo insieme prima di cenare.
Si avviò tranquillamente; si prospettava una nevicata in serata, ma fino a quel momento l'aria era estremamente fredda ma di neve neanche l'ombra.
Si strinse di più nel cappotto e continuò a camminare.

< Finalmente sei arrivata > disse Columbia aprendo la porta.
Le diede un leggero bacio sulla guancia invitandola ad entrare.
Misha arrossí a quel gesto mentre seguiva l'altra ragazza in salotto.
< Buonasera > disse rivolta alla famiglia di Columbia.
Erano tutti molto eleganti e natalizi, infatti il padre indossava una buffissima maglia con la renna raffigurata davanti.
Mentre la sorella, Jenny, indossava un cerchietto con le corna della renna e un paio di scarpe/ciabatte con le zampe.
Ma, c'erano anche altre due persone che Misha non conosceva, o quasi.
< Misha ciao, come sei bella stasera > disse la madre di Columbia mentre le si avvicinava per salutarla.
< Grazie > disse semplicemente.

< Vieni ti presento altre due persone > questa volta era Columbia a parlarle, mentre indicava un uomo ed una donna vicino al caminetto.
< Misha, questo è mio fratello Johnny, lei è sua moglie Clara > disse presentando i due, < e questo piccoletto che ancora deve nascere si chiamerà Kael > continuò accarezzando la pancia della donna.
< Piacere > disse Misha porgendo la mano prima al fratello, che rispose sorridendo, e poi alla moglie che, perplessa, la guardava.
< Io e te ci siamo mai viste? > chiese gentilmente Clara; Misha scrutò un pó quel volto cosi angelico ma non le ricordava nessuno.
< Non mi ricordo di lei sinceramente > rispose con un lieve sorriso.
Clara era una donna bellissima, era alta anche più di Columbia, ma rispetto al fratello di quest'ultima anche lei sembrava un pó nana.
Aveva capelli biondi e, con quel vestito lungo, veniva risaltata la grande pancia che possedeva.

< Andiamo di là mentre non è pronto > sussurrò Columbia mentre, pian piano, se la tirava per la vita.
Misha non rispose ma la seguì ugualmente cercando di tenere il cuore a bada dato che stava per esplodere dal petto.
La portò in camera sua che, stranamente, conoscendo la ragazza, era molto ordinata.
C'era un piccolo alberello anche sulla scrivania nella sua stanza; l'aria natalizia era arrivata fin là.
< Ha ragione mia madre > disse guardandola, ma Misha non riusciva a capire il significato, e Columbia lo capì dalla sua faccia confusa, così sorridendo disse < Nell'essere bella intendo. Ha ragione, sei bellissima >.
Misha non si aspettava questo complimento dalla più grande e arrossí vorticosamente diventando dello stesso colore del vestito.
A quel punto Columbia iniziò a ridere per la faccia dell'altra.
< Hey, non prendermi in giro > rispose Misha voltandosi mentre si copriva il viso.

< È la verità, non ti sto prendendo in giro > le sue mani si poggiarono sui fianchi dell'altra avvicinandola a sé.
Il cuore di Misha correva sempre più forte come se stava affrontando una maratona.
Batteva, batteva, e la velocità con cui lo faceva era strabiliante.
< Misha devo confessarti una cosa > continuò Columbia mentre l'altra ragazza si girava guardandola dritta negli occhi.
-Vuole dirmi che mi ama?- pensò Misha mentre il suo cuore lo sperava.
Il viso di Columbia era a pochi centimetri dal suo; i loro due corpi erano molto vicini, ad una distanza tale che anche Misha si accorse del cuore dell'altra che batteva forte.

< Ragazze a tavola > ecco la madre di Columbia che, urlando dal piano di sotto, interrompeva quel magico momento.
< Andiamo a mangiare che è meglio > disse la ragazza più grande quasi arrabbiata di quella interruzione.
Speravano in un bacio, entrambe, che, mentre scendevano di sotto, pregavano in Dio di far riaccadere quella situazione.

La signora Harbot era un ottima cuoca, le ricordava la madre, quando, alle feste, cucinava per un esercito anche se erano solo in tre a mangiare.
Su quella tavola c'era di tutto, dal tacchino al purea di patate, per poi finire in una torta totalmente al cioccolato.
Così calorica da far salire il diabete al solo guardarla.

Durante tutta la cena però, Misha si rese conto di uno strano comportamento da parte di Clara.
Continuava a squadrarla, senza chiedere nulla; i capelli, il viso, le ricordavano qualcuno, ma chi?

< Scusala > disse Columbia mentre si sedeva sul divano accanto a Misha.
Erano tutti ancora a tavola a parlare e giocare a tombola, tranne loro due che decisero di parlare un pó.
< Come? > chiese la più piccola non capendo cosa intendesse.
< Per Clara, per come ti guardava. Sai è un medico, è abituata ad osservare bene le persone, le piace scrutarle e capirle. >
< Medico? > domandò di nuovo Misha.
< Si, si. > confermò l'altra; probabilmente disse altro ma la piccola Misha stava ricordando e quindi non ascoltò niente.
Ora sapeva perché Clara la scrutava, non per una curiosità professionale ma perché era vero che già si erano viste, ed era accaduto proprio la notte dell'incidente; era stata quella donna a curarla e darle l'orribile notizia.

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Era da più di un'ora che stava nella stanza bianca dell'ospedale in attesa di notizie.

Quando li avevano portati al pronto soccorso, avevano immediatamente separato Misha dai genitori che, su una barella coperti fino alla testa, scomparivano dietro una porta lontano da tutti, mentre lei finiva in mano ad una dottoressa bionda e altissima che curava ogni suo graffio.
< Perché non va a curare i miei genitori? Io sto bene > era una delle cose che Misha ripeteva alla dottoressa che puntualmente rispondeva < Io sono stata affidata a te > per ritornare poi a curarla ancora.

Finalmente qualcuno entrò nella stanza dell'ospedale.
Era di nuovo quella dottoressa.
< Ciao Misha > disse sorridendo, ma non ottenendo nessuna risposta da parte dell'altra ragazza.
< Misha ho una cosa importante da dirti sui tuoi genitori. > continuò mentre il suo viso si incupiva visibilmente.
< Si sono svegliati? > chiese speranzosa Misha.
< No tesoro. Sono morti > disse mentre urla e pianti da parte dell'altra ragazza iniziavano a padroneggiare nella stanza.
L'abbracció forte quasi per fermare quelle urla che però aumentavano diffondendosi nei corridoi dell'ospedale.

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