Galway in festa

65 6 0
                                    

Da quel giorno, dal giorno in cui la zia Susan le diede uno schiaffo e dal giorno in cui firmò il contratto con la sua sconosciuta passarono alcuni mesi.

Non cambiò molto nella vita di Misha, anzi sembrava tutto come prima, quasi, come prima della scomparsa dei suoi genitori.
Misha e Columbia si avvicinavano ogni giorno di più.
Andavano al parco, al centro commerciale; passavano interi pomeriggi insieme in cui parlavano di tutto.
Dal tipo di pizza preferito a che genere di musica ascoltano.
Si divertivano e, quando Misha stava con lei, si dimenticava di tutto.
Della morte dei genitori, della loro mancanza, delle cattiverie che le facevano i cugini e delle sgrida, da parte della zia, sul suo comportamento omosessuale.
Quando stava con Columbia non le importava più di nulla; si stava innamorando, forse il più bel sbaglio della sua vita.

La situazione scolastica invece stava migliorando, grazie sempre all'aiuto della più grande, adesso Misha capiva molto meglio la chimica e, dall'altro lato, anche Columbia aveva avuto un miglioramento in storia e letteratura grazie alla più piccola.

A casa le ingiustizie contro di lei aumentavano, ogni volta che usciva con l'altra ragazza, la zia Susan la mandava a letto senza cena costringendola però a lavare tutti i piatti.
Ma a Misha non le dispiaceva, preferiva lavare piatti per tutta la vita che stare un giorno lontano da Columbia.
Dato che mangiava di meno a casa, iniziò a dimagrire vorticosamente.
Si può tranquillamente dire che le mancava poco all'anoressia, e l'altra ragazza se ne accorse immediatamente, scrutava ogni giorno il corpo di Misha e inevitabilmente, quando quest'ultima dimagriva, Columbia notava le sue forme diminuirsi e le ossa, soprattutto quelle del collo, aumentare di visibilità; infatti le iniziò a portare cibo da casa; chiedeva alla madre di prepararle qualcosa di buono e calorico che le portava a scuola e che Misha divorava affamata.

Mancavano poche settimane a Natale, e, Galway si stava preparando per la festa.
Un grande albero sorgeva al centro del parco, tutto decorato d'oro e di rosso con tante luci bianche; mentre tutti i negozi, e le case, erano pieni di decorazioni e adesivi con raffigurato Babbo Natale.

Tutti erano pronti ad accogliere quella festa, anche la famiglia Harrison si era organizzata, infatti, una domenica mattina, tutti insieme, escludendo ovviamente Misha, riuniti nel salotto decoravano l'albero.
Sembravano una bella famiglia felice; in quell'occasione tutte le cattiverie che avevano fatto sembravano sparite, mentre sorrisi e parole gentili riempivano la stanza.
Misha era l'unica che non si stava divertendo durante quel periodo e soprattutto cercava in tutti i modi di non ricordare i Natali passati insieme ai suoi genitori mentre preparavano biscotti e decoravano l'albero.

La fortuna di Misha era l'amicizia, che cresceva sempre più, con Columbia, la quale l'aveva invitata a casa per fare l'albero insieme a lei.
Forse più che invitata l'aveva costretta ma Misha, pur non ammettendolo, ringraziava quella ragazza per averla fatta andare a casa sua, così non avrebbe visto le persone con cui abitava.

Era il 12 dicembre quando Misha entrò per la prima volta in casa Harbot, e non fu mai cosi felice di conoscere quella famiglia.
La madre di Columbia era una donna sulla quarantina, aveva capelli lunghi e lisci di castano scuro, era una donna molto atletica, si notava bene dal fisico. Indossava un vestito stretto in vita che scendeva largo fino alle ginocchia e al di sopra indossava anche un grembiule floreale.
A primo impatto sembrava una donna molto gentile, ma solo il tempo poteva confermarlo.

Conobbe anche il padre quel giorno e la sorella che, come la signora Harbot, sembravano molto gentili.
La trattavano bene e si sentiva stranamente amata.
Fu una giornata al quanto memorabile, per la prima volta le persone quando si rivolgevano a lei, non la chiamavano con dispregiativi, ma semplicemente per nome e nessuno le urlava contro quando parlava.

Columbia dal lato suo era estremamente contenta di avere quella ragazza a casa, di vederla sorridere e vederle brillare gli occhi ogni qual volta che la madre chiedeva un aiuto per i biscotti.
Più la guardava, più si innamorava più la voleva solo per sé.

Voleva quasi chiederle di passare le festività Natalizie con lei, ma non voleva levarle tempo alla sua famiglia, perché, come credeva Columbia, Misha aveva una famiglia a cui interessasse.
Ovviamente non sapeva nulla, né dei genitori morti, né dell'odio che viveva in quella casa; Misha non glielo aveva detto e non ne aveva neanche intenzione.
Ma decise, dopo averci riflettuto molto mentre appendeva le decorazioni sull'albero, di chiederglielo ugualmente, non le importava se probabilmente avrebbe detto di no, ma voleva togliersi lo scrupolo.

< Misha > Columbia chiamò a disparte la ragazza che, facendo i biscotti, era piena di farina.
Quando si avvicinò Columbia le pulì un pó il viso levandole la farina mentre Misha arrossí.
< So che forse hai già programmi ma che ne pensi di passare qui il Natale? > continuò.
Misha non le diede neanche il tempo di pronunciare la frase che rispose < Si. Cioè .. se non è un problema >
< Benissimo, vado a dirlo a mamma > disse sorridendo e correndo in cucina.
< Mammaaaa >

E Misha guardava quella ragazza estasiata, mentre correva in cucina. Con quel sorriso e quel rossore sulle guance che la facevano letteralmente sciogliere.
E Misha sorrideva mentre anche lei la raggiungeva.

Castle of GlassDove le storie prendono vita. Scoprilo ora