Pancakes&Brownies

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25 Dicembre, giorno di Natale.
Erano tutti svegli in attesa che la signora Harbot preparasse la colazione.
Mancavano solo due persone all'appello, Misha e Columbia, che, avendo fatto tardi a baciarsi, dormivano ancora.
Misha era tra le braccia dell'altra ragazza che la stringeva forte, quasi con la paura che potesse sparire o che in realtà fosse stato tutto un sogno.
L'altra, beatamente, ispirava il buon odore di gelsomino proveniente dal corpo della più grande.
< Ragazze è pronta la colazione, svegliatevi, io vi aspetto giù > la sorellina di Columbia bussò alla porta svegliandole prima di raggiungere la famiglia in cucina.
Solo quando i passi della ragazzina furono lontane, le due si alzarono dal letto.
Erano ancora emozionante per la sera precedente, nessuno delle due era sicura di quello che era successo; del bacio che c'era stato; pensavano fosse solo frutto di una grande immaginazione.
< Buongiorno > disse Misha avvicinandosi.
< Buongiorno a te > rispose stampandole un lieve bacio sulle labbra.
< Scendiamo? > continuò allontanandosi un pó dal viso.
L'altra annuì soltanto mentre la baciò di nuovo.

< Buongiorno a tutti > dissero all'unisono le due ragazze entrando in cucina.
Erano scese mano nella mano, quasi senza rendersene conto, come se fosse una cosa normale per loro; non lo era per gli altri che le guardavano straniti.
Non se lo aspettavano.
La madre sorrise a quel gesto mentre poggiava sul tavolo altri due piatti, uno pieno di pancakes e un altro di brownies.

< Misha > disse ad un tratto Clara guardandola, < ho una cosa per te > continuò.
Le porse quell'anello che lei aveva custodito gelosamente, sorridendo.
Non capì subito, ma lo accettò; era familiare; un anello d'oro con all'interno una piccola scritta che recitava "Mon Angel".
Ecco che riconobbe l'anello della madre.
Alcune lacrime le scesero lungo le guance mentre Clara continuava a parlare < L'hanno trovato nell'ambulanza la sera dell'incidente, ma sei scomparsa subito e non sono riuscita a dartelo. Spero di non essere in ritardo >
Era l'anello più importante della sua vita e adesso riusciva a vedere solo quello.
L'ho indossò mentre uno strano ricordo le barcollava in testa.

" < Mamma che bello questo anello, chi te lo ha regalato? > Misha aveva quattro anni ed era la bambina più curiosa al mondo.
Qualunque cosa vedesse e non capisse il senso chiedeva alla madre; e si sa, per un qualunque bimbo di quattro anni, tutto è insolito.
Jane Coleman guardava la figlia sorridendo; era il suo gioiello più prezioso e si sarebbe sempre presa cura di lei.
Nel bene e nel male.

Si inchinò poco vicino alla piccolina dicendo < Tesoro, questo anello me lo ha regalato il tuo papà, ed un giorno sarà tuo >
< Mio? Posso provarlo? > chiese ponendo la mano.
Jane si sfilò piano il suo anello mettendolo al ditino della figlia contentissima in un primo momento, ma quando le cadde perché troppo grande iniziò a piangere mentre la madre sorridendo e ridendo della situazione la consolava. "

< Quale incidente? > chiese preoccupata Columbia, ma la più piccola non volle rispondere, non voleva ricordare e soprattutto non voleva far pena a quella famiglia raccontando il suo tragico passato.
< Come? Non ve lo ha detto? Lei ed i suoi genitori hanno avuto un incidente d'auto, lei è l'unica sopravvissuta. >
Calò immediatamente il silenzio.
Il padre di Columbia che stava per addentare un brownies lo posò di nuovo sul piatto, mentre la madre si dovette sedere immediatamente appresa la notizia.
< Pensavo lo sapeste. Scusatemi > disse infine Clara zittendosi.
< Non è colpa tua > ecco che Misha, dopo un periodo di silenzio, parlò.
Sono io che non ho voluto dire niente, tu semplicemente non lo sapevi > disse per poi zittirsi un'altra volta.
Quella colazione, che doveva essere un momento di felicità e di abbuffata generale, divenne triste e malinconico.
Nessuno sapeva cosa dire.
Come confortarla e soprattutto se confortarla; oramai era passato così tanto tempo.
< Posso avere un brownies? > chiese rivolgendosi a Mary, la madre di Columbia, che un pó stordita disse < Cer... certo tesoro, ecco a te > e gliene porse uno.
< La ringrazio > rispose prendendolo e addentandolo.
Alla fine Columbia fu la prima a prendere coraggio e rivolgerle la parola.
< Possiamo parlare un attimo? >
< Certo, dimmi pure > rispose masticando il brownie.
< No, intendo da sole. > disse con un tono freddo, duro, sembrava arrabbiata.
Si alzarono ed andarono in salotto, lontano dalle orecchie degli altri che potevano origliare.
< Mi spieghi che cos'è questa storia? > chiese nervosa Columbia alla più piccola.
< Quale storia intendi? >
< I tuoi genitori > era furiosa, si chiedeva perché quella piccoletta non glielo aveva mai detto, eppure erano diventate amiche e ora, anche qualcosa in più.
< Non è una cosa che vado a dire a tutti > disse quasi ironica Misha.
Ma l'altra non cambiò espressione, anzi, erano anche più pronunciati gli zigomi e la mandibola.
< Non era il caso di dirmi che vivi con ...? >
< Con i miei zii >
< Ecco perché hai tutti questi problemi > affermò l'altra; ma a quelle parole fu Misha ad infuriarsi e gridare.
< Io non ho problemi > non l'aveva mai vista così arrabbiata, c'era odio nei suoi occhi e frustrazione.
Columbia l'abbracció prima che si mettesse a piangete.
La strinse forte, per farle sentire quanto l'amasse.
< Misha io voglio sapere tutto su di te, per poterti capire, per poterti amare. Ti prego non nascondermi nulla >
Le sussurrò all'orecchio.
< È che... non è una cosa di cui mi piace parlare > rispose fra un singhiozzo ed un altro.
< Con me, e con la mia famiglia, puoi farlo, ti aiuteremo a superarlo, per favore > supplicò mentre le accarezzava la guancia.
Questa volta fu Misha a cercare le labbra dell'altra. Il bacio fu più intenso, più appassionato; era diverso, desiderato; come se avesse bisogno per riprendersi, come se si stesse nutrendo di lei.
< Ok, ti racconteró tutto, ma non adesso, non il giorno di Natale ti prego > chiese ancora tra le lacrime.
< Lo farai un altro giorno tranquilla > la rassicurò dandole infine un dolce bacio sulla fronte.
Tornarono insieme in cucina, e Columbia, con un piccolo cenno della testa, fece capire agli altri di non dire nulla, di comportarsi in modo naturale, anche se non sarebbe stato tale, almeno dovevano provarci.

< Un altro brownies? > chiese gentilmente Mary cercando di sfoggiare un semplice sorriso.
< No, grazie, ma vorrei assaggiare un pancake > anche Misha cercò di sorridere asciugandosi l'ultima lacrima con un dito.

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< Tesoro per favore mangia qualcosa > disse la ragazza accarezzandole i capelli.
< Non mi va > rispose.
< Ma amore, ti prego fallo per me > ribatté.
< Non saranno qui quest'anno, non faranno l'albero con me, non apriremo i regali tutti insieme > disse questa volta piangendo.
< Lo so, ma ti guarderanno da lassù. Lo so che non posso sostituire i tuoi genitori, ma io ti amo, e non voglio vederti soffrire >
< Ti amo anche io Alexis >

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