2.

88 9 8
                                    

Jimin's pov:
Vengo svegliato da mia madre che bussa alla mia porta e mi urla «Jimin, la colazione è pronta! Io vado un attimo al mercato per comprare qualcosa da mangiare. Ci vediamo più tardi».

Mi metto seduto sul letto, con la bocca impastata dal sonno e gli occhi semichiusi. Trovo il coraggio di uscire dalle coperte e di fare i primi passi della giornata, per dirigermi in cucina e fare colazione.

Mi ritrovo da solo. Mio padre è andato al lavoro in fabbrica, mia madre è andata al mercato e i miei due amici sono andati a fare un picnic con le loro famiglie. La mia non è potuta andare perché il capo di mio padre non gli ha permesso la giornata di riposo.

Finisco i mochi che mi ha preparato mia madre, dopodiché vado in bagno per lavarmi e vestirmi.

Decido di andare all'aria aperta per godermi la fine dell'inverno e l'arrivo della primavera. L'inverno è stato pungente quest'anno, si è davvero superato e spero che ogni persona sia stata a casa sua, al sicuro e con un pasto caldo a tavola.

La neve è già sparita da giorni, continua solo a fare freddo. Noto la stessa farfalla di ieri che vola, sicuramente non sarà la stessa, potrebbe essere una sua familiare perché si somigliano molto. I colori, la dimensione e anche la fantasia sulle ali.

Mi accovaccio verso di lei e avvicino il dito, così che possa toccarla senza farla male. La farfalla batte improvvisamente le ali, facendomi spaventare e così comincio a ridere. Dopodiché la farfalla si libera in volo.

Comincio a correre per poterla raggiungere, ma sembra velocizzarsi ad ogni battito d'ali. Continuo a seguirla, anche se questo significherebbe addentrarsi nella foresta.

La farfalla comincia a volare sempre più in alto, ma voglio toccarla a tutti i costi, voglio accarezzare le sue ali con i miei polpastrelli, voglio vedere cosa si prova.
Decido di arrampicarmi su di un albero, mi sporgo in avanti ma finisco col cadere a terra, emettendo un tonfo e un lamento di dolore.

D'un tratto un ragazzo appare davanti a me, ha grandi ali nere, pelle bianca, con delle ciocche argentee sulla fronte, una cicatrice sull'occhio destro e sembra volermi scrutare.
Mi guarda con diffidenza e mi domanda «Cosa ci fai tu qui?» mi alzo e mi pulisco dalla terra, porgo la mia mano e con un sorriso carino, come mi ha insegnato la mamma, gli dico «Ciao, sono Jimin. Tu come ti chiami?» il ragazzo sembra stizzito dalla mia presenza...

La farfalla che stavo inseguendo si appoggia sulla sua testa, batte per un secondo le ali e il ragazzo mi dice «Io sono Yoongi. Posso sapere perché sei qui?» lo guardo, mantenendo il sorriso «Volevo soltanto toccare quella farfalla.» la sto per toccare, quando Yoongi mi ferma bruscamente la mano, afferrandomi il polso con la sua mano fredda. Mi guarda con più diffidenza dicendomi «Non toccarla!».

Mi spavento per un attimo, ma il mio essere curioso non smette di attaccare, lo guardo e gli domando «Perché?» lui alza gli occhi al cielo e va via, lasciandomi lì, così decido di seguirlo.

Yoongi's pov:
Decido di andare via senza risponderlo ma comincia ad insistere «Come mai hai delle ali? A cosa ti servono?» alzo nuovamente gli occhi al cielo e il ragazzo mi dice «Ah ok, ho capito. Non sei in vena di parlare, beh allora posso aspettare».

La farfalla sulla mia testa batte le ali e sospiro, così gli rispondo «Mi servono per volare. Tu perché sei qui?» il ragazzo mi guarda sorpreso, quasi con gli occhi fuori dalle orbite, e mi domanda «Sai volare? Posso vedere?».

Rimango confuso dalla sua domanda... a cosa potrebbero servirmi delle ali? per spolverare casa?

Lo guardo contrariato e gli rispondo «No.» continuo a camminare e sento il biondino che mi segue. Comincio a sospirare mentre il ragazzo comincia a saltellare qui e lì, mentre comincia a ridere.

Mi giro bruscamente verso di lui e gli domando «Non devi andare a casa? I tuoi genitori non ti hanno insegnato le buone maniere? Non ti hanno insegnato a lasciare da sole le persone?».

A quelle mie parole, lo sguardo del ragazzo diventa pian piano più triste. Il sorriso che gli illuminava il viso era scomparso, gli occhi invisibili erano diventati molto visibili e solo ora potevo vedere il loro colore scuro.

Dopodiché abbassa la testa e mi dice «Hai ragione. Addio Yoongi, è stato un piacere conoscerti.» si inchina e va via senza la spensieratezza che lo accompagnava.

La farfalla sulla mia testa comincia a battere le ali e comincio a discutere «No, non ci penso proprio. È stato lui a venire qui, non l'ho invitato io... scordatelo... non potrebbe mai stare qui... - sospiro e continuo - Va bene, ora vado».

Il tempo di voltarmi e noto che il ragazzo è scomparso, così inizio a chiamarlo «Ragazzo! Dove sei?! Ragazzo!» sento un urlo improvviso e mi precipito alla fonte del lamento.

Vedo lo stesso ragazzo seduto a terra, intento a stringersi la caviglia. Controllo che non si sia fatto nient'altro e gli domando «Cos'hai fatto?» il ragazzo, in lacrime, mi prega «Ti prego non mandarmi a casa. I miei genitori vogliono portarmi via da qui».

Ora non so davvero cosa fare... potrei portarlo al mio rifugio ma poi i genitori lo verrebbero a cercare e scatenerebbe una rivolta contro la foresta, non posso permetterlo.

La solita farfalla batte, ancora una volta, le sue ali. Sospiro e gli dico «Vieni con me.» metto il suo braccio attorno al mio collo, mentre con una mano gli mantengo il fianco per avere una presa più salda su di lui.

Lo porto subito al mio rifugio, sotto un albero. Lo poggio sul letto e preparo qualcosa con cui fargli una medicazione, il tempo di voltarmi lo vedo in piedi, sorridente come non mai e lo guardo confuso, anche un po' irritato.

Gli domando «Non ti sei fatto male la caviglia?» scuote la testa, mantenendo il sorriso e si fa scappare anche una risata, dopodiché mi dice «Scusami, lo so che non dovevo mentire, ma è l'unico modo per rimanere qui. Non voglio ritornare a casa».

Scaccio la farfalla dalla mia testa che comincia a volare per la stanza, per poi dirle «Mi sono anche fidato...» mi assicuro di dirlo in un tono molto basso, ma il biondino sembra aver sentito.

Mi guarda e mi domanda «Posso restare qui con te? So fare tante cose. So cucinare, so stirare, so pulire e so rifare il letto. Ti prego, ti prego.» comincia a pregarmi con le mani congiunte.

Annuisco seccato dopodiché gli dico «Ma ti avviso, fai solo una cosa sbagliata e ti manderò via da qui».

Il biondino annuisce e dopodiché mi abbraccia. Al contatto col suo corpo, mi irrigidisco e non so cosa fare. Noto la farfalla che si poggia sulla spalliera del letto e batte le ali, così lo stringo leggermente a mia volta.

Beyond the Forest || YoonMinDove le storie prendono vita. Scoprilo ora