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Quella mattina mi svegliai e fui assalita dal panico. Cosa dovrei fare ora? Alla prossima luna piena mi sarei trasformata e non sapevo come evitare di uccidere qualcuno. E se avessi ucciso un membro della mia famiglia? Mi sarei tolta la vita piuttosto che fare del male a mia sorella, a mio padre o a mia madre.

<<Eva. Devi andare a scuola.>> sentii gridare mia madre da fuori la porta.

<<Arrivo!>> gridai con voce leggermente roca e tremante saltando poi giù dal letto.

Feci tutto in fretta e poi io e Zoe uscimmo e prendemmo il bus. Usai il cellulare e cercai su Google un modo per non trasformarmi o trasformarmi senza fare del male a qualcuno. Arrivata a scuola continuai a cercare, ma fu tutto inutile. In fondo me lo sentivo. Ogni sito che avevo visitato diceva una cosa diversa. Era impossibile capire la cosa giusta da fare.

Ero in classe e stavo guardando fuori dalla finestra immersa nei miei pensieri quando la professoressa parlò.

<<Ragazzi, da oggi avrete un nuovo compagno di classe. Lui è Alessandro Guerra.>>

Il mio sguardo schizzò in alto e rimasi a bocca aperta. Ma che diavolo ci fa lui qui? Quando osservai i suoi occhi azzurri notai che erano fissi nei miei e di colpo distolsi lo sguardo imbarazzata per essere stata beccata in flagrante a fissarlo, ma anche per il nervosismo dovuto alla situazione. Era venuto fin qui per me? Cos'è? Uno stalker? Eppure... una parte di me voleva fidarsi di lui anche se cercavo di combatterla. Dopotutto io non lo conoscevo. Non sapevo come comportarmi.

<<Siediti pure dove vuoi.>> disse la mia insegnante e lui decise di sedersi proprio accanto a me. Come mi aspettavo.

<<Che ci fai qui?>> chiesi a bassa voce al ragazzo una volta che la professoressa riprese a spiegare la lezione.

<<Signorina Rossetti ha qualcosa da condividere con l'intera classe?>> disse la professoressa sgamandomi.

<<No, prof. Mi scusi...>> dissi e poi rimasi zitta fino alla ricreazione. Quando la campanella suonò lo presi per il braccio e lo portai fuori dalla classe per parlare. Lui mi seguì senza fiatare fino ad un angolo del corridoio in cui speravo che nessuno ci vedesse a parlare insieme.

<<Perché sei venuto qui?>> chiesi infastidita.

<<Io ti ho morso quella notte, Eva. Tu ti trasformerai e hai bisogno di aiuto. Sei una mia responsabilità ed io mi prenderò cura di te.>> disse lui facendomi arretrare fino ad imprigionarmi al muro. Nessuno mi aveva mai detto una cosa simile. Non avevo nessuno su cui potevo contare al di fuori della mia famiglia, con cui non potevo condividere proprio ogni cosa. Erano delle bravissime persone, ma sapevo ormai bene non sarebbero mai stati in grado di capirmi. Il mio pensiero si fissò sul suo aspetto. Dio, era davvero molto bello e da quella distanza non potevo fare a meno di osservare il suo volto armonioso. Rimanemmo a guardarci negli occhi come se ci fosse qualcosa di profondo e primordiale che ci attraeva l'uno all'altro. Oppure forse la sentivo solo io quella strana sensazione nel petto. Alla fine abbassai lo sguardo e dissi:<<Va bene...>>

Non potevo fare altrimenti. Non avevo la minima idea di come affrontare questa situazione e, anche se faticavo ad ammetterlo, lui era l'unico in grado di aiutarmi.

Lo vidi sorridere ed il suo sorriso mi abbagliò. Purtroppo fummo interrotti dall'arrivo di Lola che cercò subito di attaccar bottone con lui.

<<Ciao, ma tu non sei il ragazzo di ieri? Perché un bel ragazzo come te è finito qui?>> chiese Lola. Io mi sentii lievemente gelosa. Ma che diavolo di problema ho?! Non posso prendermi una cotta per quello che ha cercato di staccarmi il piede a morsi!

La ragazza della profezia: Amore o destinoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora