20

42 5 0
                                    

Mi ripresi dopo non so quanto tempo all'interno di una stanza spoglia. Poco distante la luce della luna entrava dalla piccola finestra che era stata ostruita con delle sbarre in metallo. Cercai di muovermi, ma ero incatenata alla parete, esattamente come quella volta alla fabbrica insieme a Leo e Lola. Ciò che avevo visto mi tornò alla mente all'improvviso lasciandomi sconvolta. Che ci faceva Leo con lei? Che fosse stato portato lì con l'inganno? O forse... erano in combutta? No, non potevo crederci.

Cercai di alzarmi, ma ero senza forze. Mi accorsi, inoltre, di avere al collo una specie di collare di metallo con una pietra incastonata, ma non riuscivo a toccarlo. Ogni volta che mi avvicinavo con la mano sentivo una forza che mi respingeva. Le catene erano molto più corte della scorsa volta. Anche se i miei piedi erano in grado di muoversi, era decisamente troppo poco per tentare di fare qualcosa per scappare. Cercai di usare la magia, ma stranamente non riuscivo a sentirla scorrere dentro di me. Era come...bloccata. Cercai di usare la mia forza da licantropo, ma inutilmente dato che le catene erano d'argento. Questa volta si erano preparati molto bene. Anche troppo.

<<Sei sveglia?>> mi chiese Ludovica entrando nella stanza seguita da Leo.

<<Chi sei tu veramente?>> le chiesi con  la rabbia che mi ribolliva nelle vene.

<<È questo che vuoi chiedermi come prima cosa? davvero?>> chiese ridendo. <<Da te mi sarei aspettata un "Leo, come mai sei insieme a lei? Stai bene? Ti ha costretto a seguirla, non è vero?". O qualcosa del genere.>>

<<Credo di sapere già che non è qui contro la sua volontà...>> dissi furiosa tirando con forza le catene, quasi sperando che si spezzassero.

<<Beh, hai ragione. Lui è sempre stato dalla mia parte. Sin da quel giorno al museo. Gli offrii il potere e lui accettò unendosi a me e lasciandosi mordere. È utile avere un infiltrato nella squadra nemica.>>

Rivolsi per la prima volta lo sguardo rabbioso su di lui: <<Sei proprio uno stronzo.>>

<<Mi dispiace, Eva.>> disse mentendomi spudoratamente. Avrei tanto voluto strappargli quel sorriso compiaciuto dalla faccia.

<<Non hai ancora risposto alla mia prima domanda.>> dissi per poi tornare a prestare attenzione a Ludovica.

<<Non hai nessun indizio? Davvero?!>> Si stava prendendo gioco di me di proposito.
Sapevo bene che mi stava provocando, ma non capivo il motivo. Voleva che reagissi o era solo un modo per divertirsi?

Io non risposi e lei allora disse:<<Va bene, te lo dico...>>
Mi osservò attentamente per un momento e poi proseguì dicendo: <<Tutto è iniziato 5 anni fa quando Cesare Guerra divenne alfa e rappresentante dei lupi mannari in Italia, dopo aver ucciso quello precedente. Dopo averlo sfidato. Quel lupo... era mio padre. Quello stronzo aveva accusato mio padre di aver perso la testa solo perché aveva ucciso dei lupi mannari che non volevano giurare fedeltà all'alfa per creare dei branchi loro, probabilmente per poi volersi rivoltare contro di lui.>>

<<Capisco perché lo abbia sfidato, tuo padre era evidentemente impazzito...se ti assomiglia almeno un po'.>> dissi, ma lei mi tirò subito un calcio nello stomaco. Sentii un osso rompersi e mi si mozzò il respiro per il dolore. Cercai di tornare a respirare normalmente, ma ogni volta che inspiravo era come sentire un ago infilarsi nel mio petto.

<<Mio padre era un grande alfa, non osare insultarlo davanti a me!>> disse incazzata. <<Comunque... dopo che mio padre morì, io riunii i lupi mannari ancora fedeli a mio padre e iniziai a creare un esercito per spodestare quello stronzo che aveva ucciso mio padre.>>

La ragazza della profezia: Amore o destinoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora