Dopo un primo moto di stupore, le due ragazze si precipitarono dentro la stanza. Il loro impeto, però, fu immediatamente soffocato da un ostacolo del tutto inatteso: appena superata la soglia furono costrette ad arrestarsi di fronte a una parete impenetrabile e trasparente.
"Raven", gemette Swan con voce soffocata, picchiando con violenza il palmo contro la superficie che li separava.
Il ragazzo scrollò lievemente il capo e sbatté un paio di volte le palpebre. Per qualche istante rimase immobile, senza riuscire a mettere a fuoco la situazione. Attraverso la fitta nebbia che gli avvolgeva i sensi, solo una percezione riuscì a raggiungerlo in maniera distinta: la pressione dell'Aria si era fatta più debole, meno soffocante. Quell'impressione lo convinse a radunare le ultime forze e a destarsi dal suo torpore. Si girò su un fianco con un gesto stanco ma, appena riconobbe Swan e Ailleann, si tirò su di scatto. Senza nemmeno pensarci, appoggiò la mano sulla parete sopra quella di Swan, come se avesse potuto toccarla.
La ragazza si concesse un lieve sospiro di sollievo, rincuorata da quella reazione.
"Raven", ripeté, "stai bene?".
"Sono tutto intero. Anche se non credo di essere al meglio delle mie possibilità".
Si era sforzato di rispondere con il solito accento ironico, ma il suo sguardo ridivenne subito serio quando incrociò il viso di Ailleann.
"Avete trovato Charles?".
"No", rispose lei con tono desolato. "Phoenix è di sotto, diretto al salone principale, ma non so nulla di...".
"Non è lì", la interruppe Raven con urgenza.
Passò rapidamente gli occhi dall'una all'altra, come per essere sicuro di avere tutta la loro attenzione.
"Dovete scendere al piano interrato. Swan, tu sai come arrivare".
Lei increspò le labbra con aria perplessa.
"Dove c'è lo studio di Eagle?", domandò.
"Sì. Deve esserci una stanza, probabilmente in corrispondenza di questa. A questo punto, suppongo che tu abbia le chiavi, anche se non riesco a immaginare come te le sia procurate".
"Meglio così", fu la risposta che Swan mormorò quasi tra sé e sé.
Raven le lanciò un'occhiata di traverso, sospettosa e preoccupata al contempo, ma non era quello il momento per fare domande, anche se era abbastanza certo che non ne avrebbe avuto un altro.
"Allora andate", disse. "Se Phoenix è già nel salone centrale, non avete molto tempo. Correte giù e recuperate Charles. È probabile che ci sia dell'acqua a protezione, ma disfartene sarà un gioco da ragazzi per te, Swan".
Le lanciò un sorriso mentre pronunciava il suo nome, poi si staccò dalla parete e fece un passo indietro, come se avesse voluto guardarle bene per l'ultima volta.
"Io non ti lascio qui", scandì lei, interrompendo quell'insolito momento che voleva somigliare a un commiato.
Il viso di Raven si contrasse in una smorfia di disappunto che lui cercò di nascondere come poteva.
"Non essere stupida! Non ci sono chiavi per questa", sbottò indicando la gabbia che lo circondava. "È meccanica e voi non avete il tempo per mettervi a cercare il congegno che la controlla".
"Non puoi provare a mandarla in pezzi?".
Lui non si prese nemmeno la pena di considerare la questione. Si limitò ad assumere un'espressione severa e, ignorando lo sguardo di lei che traboccava di infelicità, sbatté entrambe le mani contro la superficie trasparente, guardandola con occhi di brace.
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Laminae [Great Work #2]
Fantasy***ALERT*** Questa storia è il SEQUEL di OPERA. Se potete scegliere di leggere OPERA come storia autoconclusiva e risparmiarvi la fatica di proseguire con LAMINAE, purtroppo non potete leggere LAMINAE senza prima completare OPERA, perché molti even...