Swan dovette utilizzare tutta la forza in suo possesso per trascinare Phoenix lontano da Raven. E anche una buona dose di pazienza, che non era la più spiccata delle sue virtù.
Era assurdo, per lei, constatare come il tempo non fosse riuscito a smussare gli angoli tra quei due.
Negli anni, Raven e Phoenix avevano sviluppato una sorta di inspiegabile, reciproco affetto, eppure continuavano a essere del tutto incapaci di discutere tra loro. Erano scintille ogni volta: Raven non riusciva a spiegare, Phoenix non riusciva ad ascoltare e Eagle, nonostante la sua instancabile volontà di mediare, non riusciva mai a risolvere la questione, diviso com'era tra l'amore fraterno che nutriva per uno e l'irresistibile affinità che lo legava all'altro.
Era assurdo constatare, quindi, come alla fine toccasse sempre a lei raggiungere Phoenix, valicando la loro reciproca opposizione elementare.
Lo guidò fino in salotto, poi lo spinse contro il divano, dove lui si lasciò cadere controvoglia, lanciandole uno sguardo assassino.
"Devi piantarla di comportarti sempre così", lo apostrofò prima che potesse aprire bocca. "Lo sai che Raven ha le sue ragioni quando decide di fare qualcosa".
"Delle ragioni generalmente egoistiche e mirate al suo beneficio. O te ne sei scordata del tutto?".
Lei incrociò le braccia sul petto e lo fissò con aria dura.
"Non puoi condannare una persona per un unico errore. Non l'ho fatto neanche io e ne avrei avuto tutto il diritto".
Phoenix strabuzzò gli occhi e si levò in piedi a fronteggiarla.
"Ma che diavolo vi siete messi in testa stamattina, tu e Eagle? Volete iniziare la Santa Crociata in difesa di Raven?".
Lei lasciò andare le mani lungo i fianchi, cercando di rilassare i muscoli contratti, e fece qualche passo distratto sul tappeto, sfuggendo i suoi occhi verdi.
"Te la prendi sempre quando Raven ti dice che non puoi capire, ma in fondo ha ragione sotto molti punti di vista. Tu non sai davvero cos'è Fulham. Non hai mai avuto reale interesse di scoprirlo e, per tua fortuna, non hai avuto il tempo di sperimentarlo".
"Non sono d'accordo", obiettò lui con una smorfia. "Forse dimentichi che grazie a loro sono morto. Mi hanno preso, hanno cancellato ventiquattro anni di vita con un colpo di spugna e mi hanno costretto a diventare qualcun altro. Di sicuro non sono invischiato in quella merda quanto Raven, ma ho visto abbastanza per sapere che non voglio che mio figlio ci finisca dentro".
Swan chinò lo sguardo e non replicò. Phoenix intuì che si stava schermando, si stava proteggendo in attesa del suo attacco, che non tardò ad arrivare.
"Voi tre... voi siete peggio dei Bimbi Sperduti, Swan", commentò abbassando d'un tratto la voce, quasi gli dispiacessero le sue stesse parole. "Mi chiedo se ve ne rendiate conto".
"Non è colpa nostra", fu la risposta sbrigativa e desolata. "Credo a Raven. Gli credo quando dice che sta facendo del suo meglio per Charles".
"Tu e Raven dovreste smetterla di trovarvi sempre tanto d'accordo nei momenti sbagliati! Sta facendo del suo meglio, dici? Il suo meglio sarebbe tenere mio figlio il più lontano possibile da Londra e chiudere il becco su tutto quello che sa. Se diventa uno di loro, dubito che potrà rispettare queste due condizioni".
La ragazza gli lanciò una rapida occhiata di disappunto.
"A volte sei troppo ingenuo".
Si girò senza aggiungere altro e cominciò a salire le scale che conducevano al piano superiore. Lui la seguì con lo sguardo, senza capire. Qualche minuto dopo inquadrò i suoi piedi che riscendevano i gradini lentamente, a tempo con le scarpette di suo figlio.
STAI LEGGENDO
Laminae [Great Work #2]
Fantasia***ALERT*** Questa storia è il SEQUEL di OPERA. Se potete scegliere di leggere OPERA come storia autoconclusiva e risparmiarvi la fatica di proseguire con LAMINAE, purtroppo non potete leggere LAMINAE senza prima completare OPERA, perché molti even...