"Oh, oh... fermati, Phoenix!".
Phoenix sollevò le braccia e cominciò ad agitare le mani nervosamente, ottenendone solo di impastare l'aria in maniera maldestra.
"Extinguite... Ex... cazzo!".
Eagle diede un rapido sguardo attorno a sé, poi si avventò sul tubo che penzolava dentro la piscina e diresse il getto verso la fiamma che stava guizzando di fronte a lui senza controllo.
Quando l'ebbe spenta del tutto, lasciò ricadere le braccia lungo i fianchi, mollò l'estremità di gomma che affondò nell'erba e osservò con uno sguardo desolato il verde bruciacchiato. L'irlandese stava analizzando la stessa scena con una smorfia di impazienza e insieme di inquietudine.
"Sono un po' fuori allenamento", sbottò come a volersi giustificare del danno che stava per causare.
Eagle inarcò le sopracciglia e piegò il capo come a voler minimizzare, che non era poi così grave. La sua espressione demoralizzata, però, rivelava a chiare lettere la sua vera opinione: avrebbe eliminato un po' dalla frase di Phoenix e lo avrebbe sostituito con un bel decisamente.
"È troppo tempo che non faccio giochetti".
Era una puntualizzazione superflua: Eagle sapeva benissimo che Phoenix non aveva più usato il suo potere da quando l'Opera era stata compiuta. Si era semplicemente rifiutato di farlo, anche nelle rare occasioni in cui gli era stato chiesto. Aveva rinunciato a quella parte di sé.
"Abbiamo ancora qualche giorno per fare pratica", fu il suo unico commento secco.
Si girò senza attendere la replica dell'altro. Non c'era nulla su cui discutere: dovevano solo rimboccarsi le maniche e mettersi al lavoro. Quello era l'unico linguaggio che Phoenix era capace di comprendere.
Allargò le braccia, chiuse gli occhi e prese un profondo respiro. Si concentrò su se stesso, sul proprio Elemento, e vi si lasciò sprofondare. Cominciò a muovere le mani secondo una sequenza precisa e ponderata.
Phoenix, alle sue spalle, seguiva quello spettacolo con la stessa fascinazione che aveva provato la prima volta. Chiunque avesse guardato Eagle, avrebbe pensato che stesse solo praticando del Tai chi, ma Phoenix sapeva che stava modellando l'Aria, perché ne intuiva la forza incanalata in un flusso. Si sorprese soltanto perché, quella mattina, lo scorrimento aveva qualcosa di discontinuo, irregolare.
Eagle abbassò di colpo le mani e ogni spostamento si interruppe bruscamente. Sospirò e si girò a guardare Phoenix con un sorriso triste, tirato.
"Be', anche io sono un po' arrugginito, a quanto pare".
"Era quasi perfetto".
L'altro scosse il capo con una smorfia di avvilimento.
"Quasi".
"Stai forse suggerendo, Eaglet, che stavolta dovremo affidarci all'enorme e portentoso potere di Pigeon?".
Quello si strinse nelle spalle.
"Di sicuro è l'unico che ha continuato a esercitarsi con regolarità, mentre noi ce ne stavamo in vacanza. Non c'è molto su cui recriminare".
Phoenix scosse il capo, sfoderando tutto il fastidio che gli provocava l'impossibilità di trovare qualcosa di sensato da ribattere. Quanto all'allenarsi, con quello stato d'animo non ne aveva più voglia e non sarebbe stato in grado di concentrarsi nemmeno sforzandosi. Colse l'occasione per spostare il centro di quella discussione.
"A proposito di Pigeon... quando andiamo a Londra?".
L'espressione di Eagle si fece perplessa mentre si stropicciava la fronte con due dita.
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Laminae [Great Work #2]
Fantasy***ALERT*** Questa storia è il SEQUEL di OPERA. Se potete scegliere di leggere OPERA come storia autoconclusiva e risparmiarvi la fatica di proseguire con LAMINAE, purtroppo non potete leggere LAMINAE senza prima completare OPERA, perché molti even...