Capitolo 7: La paura

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Eravamo tutti nella mia stanza, Reb sul letto più esausta che mai mentre Charlie, io e Miky (si ormai lo chiamo come lo soprannomina Charlie) cercavamo una soluzione per quanto riguarda mio padre.

"Quindi fammi capire. Tuo padre è un grandissimo pezzo di merda che ha paura di te e quindi cerca di farti restare sola così che tu perda i tuoi poteri?"

Disse Miky cercando di fare mente locale.

"Di base sì, a parte che ha cercato di uccidermi qualche 6 o 7 volte, non ricordo onestamente."

"Ma perché proprio te? Ok sei sua figlia però se ci sono altre persone della tua "specie" perché proprio te?" Charlie lo ripeteva all'infinito.

"Come vi ho già spiegato io sono molto potente, potrei diventare io stessa una dea come mia madre"

"Ok, ma continuo a non capire una cosa. Siete sempre esistiti voi dei? Cioè io pensavo fossero solo storie inventate."

"Miky quando tu entri in una stanza non sai mai chi ti ritrovi. Potresti sederti vicino ad uno psicopatico oppure potresti sederti vicino ad un assassino o, nel mio caso, potresti sederti accanto ad un semi-dio."

"Non ci capisco più niente!" disse Charlie lanciando i fogli in aria come un disperato.

"Non lo dire a me, sto morendo di sonno." Disse poi Miky.

"Dai ragazzi coricatevi su, qua ci penso io."

"Va bene ma non fare tardi. Buonanotte." Mi dissero entrambi prima di andarsene.

Reb aveva deciso di restare era troppo stanca per camminare e io ero troppo stanca per volare.

-Ok Jo, escogita un piano per evitare che i miei amici vengano ammazzati. Allora se provassi a trasformarmi e poi utilizzare l'incantesimo per mandarlo all'Inferno? Prima devo ucciderlo però. Dunque lui è abile nel combattimento ravvicinato, potrei fare così-

Scrissi un sacco di post-it pieni di tattiche per combatterlo. Disegnai quale arma potesse essere più adatta e potenzialmente una di queste è il mio amato kunai.

-Fai schemi su schemi, non perdere nessuno scenario dalla vista perché se lo fai potresti condannare a morte i tuoi amici-

Erano le 4:30 del mattino ed ero sommersa di fogli con disegni, tattiche e tutto. Avevo un pensiero fisso. Non farli uccidere. Era una delle mie più grandi paranoie. D'altronde è stata colpa mia se mia madre è morta, è stata solo colpa mia. Non potevo ripetere questo errore. Non con loro. Non potevo permettere accadesse qualcosa ai miei amici soprattutto ora che erano diventati la mia famiglia. La paura attraversava tutto il mio corpo.

-Paura-

-Che strano sentimento no? La paura non ti fa mai andare avanti, ti tiene bloccato, immobile, non riesci a muoverti o a parlare. È come se il tuo cervello si staccasse dai neuroni. La paura spinge a fare cose che non dovresti eppure porta sempre a qualcosa. Bella o brutta che sia. La paura condiziona l'essere umano in modo positivo o negativo. Mi spiego, a volte hai solo paura di dichiararti o hai paura di fare un qualsiasi gesto. Alla paura poi subentra l'adrenalina e la voglia di farlo di nuovo. Poi c'è la paura negativa, quella che ti blocca. È come se fossi sconnesso dal resto del mondo, come se un mostro ti tenesse fermo anche se vorresti muoverti. Quella è la sensazione degna di essere chiamata paura. C'è una sottile differenza e un sottile confine tra l'avere paura e provare paura, che all'apparenza possono sembrare simili ma non lo sono. Avere paura può essere qualcosa di momentaneo; mentre la paura di per sé è qualcosa di peggio quindi provarla non è momentaneo. La paura è qualcosa di incontrollabile, come tutte le emozioni d'altronde.-

Mi immersi nei miei pensieri e non mi accorsi che erano già le 6:00. Fortunatamente oggi non avevamo scuola. Stavo per rimettermi a scrivere quando sentii delle braccia avvolgermi il collo. Sentivo il suo profumo e sentivo i suoi capelli scendere nelle mie spalle.

"Jo, sei stata sveglia tutta la notte a scrivere ed escogitare piani?" Reb aveva la voce pasticciata dal sonno.

"Sì, ma tranquilla non ho molto sonno. Soprattutto quando si parla di mio padre che vuole uccidervi."

"Jo hai gli occhi rossi e si vede che non ti reggi in piedi. Vieni a letto su."

"IO NON POSSO." Le urlai. Non sapevo neanche il perché stessi urlando.

"IO NON POSSO PERCHÉ SE VI SUCCEDESSE QUALCOSA LA COLPA SAREBBE MIA. SOLO ED ESCLUSIVAMENE M I A" stavo piangendo di nuovo. La situazione era troppo frustrante e impossibile da gestire.

"SECONDO TE COME È MORTA MIA MADRE? MIO PADRE L'HA ATTACCATA QUANDO LEI ERA VULNERABILE IN MANIERA TALE DA POTER PRENDERE TUTTI I SUOI POTERI E IO NON SONO STATA IN GRADO DI DIFENDERLA PERCHÉ ERO TROPPO DEBOLE. AVEVO RIACQUISITO I MIEI POTERI DA POCO EPPURE NON L'HO PROTETTA." Stavo sfogando tutto su di lei e non so nemmeno se mi facesse bene una cosa del genere.

Reb si avvicina e mi abbraccia. Mi stringe forte a sé. Sento il suo calore invadermi il corpo. Mi teneva stretta. Poi mi prese in braccio e mi mise a letto. Ero sdraiata con le lacrime che scendevano silenziose sul mio viso. Erano le 7:30 e iniziai ad avvertire i primi sintomi del sonno. Reb mi accarezzava i capelli, come  mia madre faceva con me.

"Jo tu hai un difetto. Addossi tutti i problemi del mondo su di te, anche quando non ti dovrebbero minimamente interessare. Non devi fare tutto da sola. Ci siamo noi, ci sono io. Tutto questo non ti fa bene, noi possiamo proteggerci a vicenda. Non devi essere sempre e solo tu così ti autodistruggi."

Non aveva tutti i torti. Continuava ad accarezzarmi i capelli e io mi strinsi a lei. Mi addormentai in un baleno, ero esausta.

-Strano vero? Come avevo detto prima la paura condiziona ogni tuo movimento e gesto. Io non avevo paura io provavo la paura stessa. Entri in un loop e certe volte non riesci ad uscirne. La paura è un sentimento come tutti gli altri. Le persone spesso parlano solo dell'amore e dell'essere innamorati, dicendo che poi le emozioni si bilanciano da sole. Secondo me no. Non esiste un bilancio delle emozioni. Tutte esistono e tutte prevalgono. Un giorno provi paura, poi rabbia, poi tristezza, poi disgusto, poi amore e poi felicità. Le emozioni non si bilanciano. Sono tutte dentro di noi e a seconda di quello che succede il nostro corpo reagisce mostrando diversi lati e sfaccettature di quelle emozioni. In questo caso la paura prevale, ti fa urlare, piangere e sfogare, oppure ti fa rimanere immobile. Un po' come quando ricevi una sorpresa e sei felice e non riesci a muoverti e piangi di felicità. Vedetela così le emozioni sono tutte collegate da un sottile filo che il nostro cervello comanda, come una sorta di meccanismo. Però se provi a tenerle dentro di te i fili inizieranno ad aggrovigliarsi e alla fine cosa succede?
Semplice.

Si spezzano.-     

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