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«Pronto, Anna?»

«Callum?»

«Sì, sono io. Ciao, come stai?»

La sua voce roca mi risultò più vibrante attraverso il cellulare e una scarica elettrica mi pervase tutto il corpo facendomi rabbrividire e contorcere. «Ciao!» esclamai squillante, colta dall'ansia. O era felicità? Schiarii la voce e riprovai. «Io bene, tu invece? Mi hai chiamata per dirmi che sei rinsavito e proprio non riesci a spiegarti cosa ti fosse passato per la mente nel farmi quella proposta, vero?»

«Non stai mettendo lo zucchero nel caffè, vero?» rispose evitando la mia domanda e imitandomi.

Dopo aver parlato con i ragazzi la sera prima, per la verità, avevo iniziato a pensare che probabilmente non stavo agendo nel migliore dei modi e la razionalità di George era filtrata attraverso la cortina di ansia e paura che sentivo per l'imminente evento. Stavo davvero per commettere un azzardo portando con me Callum e c'era la probabilità che la sua presenza anziché dimostrarsi propizia, come lui mi aveva promesso sarebbe stata, si rivelasse un errore madornale. Quello che inoltre temevo era che la presenza di Callum potesse, in qualche modo, guastare ulteriormente i miei rapporti con mia madre. Non volevo né questo né, soprattutto, che Cal subisse un'umiliazione simile, non l'avrebbe meritata per nessuna ragione al mondo. Non volevo che soffrisse solo perché non ero sufficientemente coraggiosa ad affrontare da sola mia madre. Non lo avrei mai permesso.

«Anna?» Richiamò la mia attenzione preoccupato dall'assenza di una mia risposta e dal silenzio prolungato.

«Sono qui» lo rassicurai con un filo di voce. Ma mi rimproverai per quell'ostentazione di debolezza, non volevo in alcun modo condizionare le scelte di Callum e quella mattina mi ero svegliata fermamente convinta che se avesse ritirato la sua proposta, prima della partenza, io non avrei fatto o detto assolutamente nulla per impedirglielo. Ma mi ero anche promessa di non incorrere in nessun modo in errori che avrebbero potuto guastare i nostri rapporti. Comunque sarebbe andata, volevo che tra noi due rimanesse un rapporto, un'amicizia che sentivo sarebbe stata sincera.

«Non ho chiamato per ritrattare, intesi? Quindi, smettila di rimuginare. Sento la negatività dei tuoi pensieri attraverso il cellulare.»

«E' che penso che tu ti sia proposto per una follia, Callum, e non voglio metterti in alcun modo in difficoltà.»

«Anna, credevo che ne avessimo già parlato e che andasse bene ad entrambi.»

«Bé, non è propriamente corretto. Sei stato tu a parlarne, mentre io ho obiettato cercando di farti capire quanto fosse una pessima idea, ma hai continuato ad insistere e ...»

«Anna, è vero, hai provato a farmi desistere elencando una serie di ragioni sbagliate e accadimenti che potrebbe presentarsi nefasti ...» Una lieve risata si levò dall'altro capo del telefono colorando le sue parole ed interrompendomi. «Ma non ho cambiato idea, voglio ancora accompagnarti e poter stare al tuo fianco, e non c'è motivo di riprendere l'argomento, okay?» mi disse con un tono dolce.

«Okay» e il sorriso tornò ad impossessarsi delle mie labbra.

«Ora che la mia presenza è di nuovo confermata, ti ho chiamata per sapere del viaggio.»

«Oh, di questo non devi assolutamente preoccuparti. Per il viaggio me ne occuperò oggi stesso, anzi forse l'unica cosa che dovresti fare, se non ti scoccia, è mandarmi i dettagli di un tuo documento di riconoscimento o del passaporto, se ne hai uno. Per il pernottamento nessun problema. Mio fratello e la sua fidanzata hanno prenotato un albergo in cui alloggeranno per qualche giorno e con loro ci saranno i parenti più stretti. Avremo a disposizione anche tutti i servizi della spa, quindi davvero non devi preoccuparti di nulla.»

Come ti vesto per San ValentinoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora