L'albergo era un agglomerato di colori chiari e pietra grezza, dando sfoggio alla ruralità dell'edificio ancora intatta, nonostante le comodità moderne. Gli stessi archi a volta della camera assegnata a me e Callum sembravano essere l'elemento più richiamato nella struttura creando, in certi punti, alcove nascoste e romantiche. Era di un candore e bellezza unici e mi chiesi, non per la prima volta da quando ero arrivata li, quanto fosse costato agli sposi affittare quella location per il ricevimento, oltre il pernottamento di qualche ospite, e la chiesa, che distava dall'albergo cinque minuti di cammino, dove si sarebbe celebrato il matrimonio. Ma era anche vero che mio fratello aveva fatto desiderare quel giorno alla sua ragazza per tanto tempo, stando insieme da circa dieci anni, e che per lui non fosse un sacrificio regalarle un matrimonio fiabesco. Quando raggiunsi la sala grande dedicata agli ospiti, dove ci si poteva rilassare e interagire con tutta tranquillità gli uni con gli altri, ero sola avendo lasciato Callum in camera. Aveva ricevuto una chiamata di lavoro e non se l'era sentita di posticiparla, preferendo scoprire subito cosa riguardasse. In un primo momento il pensiero di aspettarlo mi aveva avviluppata, imprigionandomi nelle mie paure e insicurezze, ma vedendo il suo volto serio, determinato e fermo, specchio del tono di voce che stava usando mentre colloquiava con un suo ingegnere, mi sentii sciocca e piccola. Callum era in grado di far valere la sua autorità e la sua predominanza anche attraverso il ricevitore di un cellulare; io non mi ritenevo capace neppure di prendere l'ascensore per arrivare ai piani inferiori senza il suo sostegno. Ero una vigliacca e questa consapevolezza mi provocava un senso di disagio verso me stessa. In fondo era mia madre quella che dovevo incontrare, dov'era la difficoltà? Così, mi ero fatta forza e mi ero avviata, come una condannata a morte va verso il patibolo, ed avevo raggiunto quell'area. L'atmosfera era rilassata e la risata energica di mio padre e quella più rumorosa di mio fratello mi accolsero nella stanza dandomi il benvenuto. Momenti come quelli mi erano mancati tantissimo.
«Anna!» Greta fu la prima ad individuarmi e a venirmi incontro. «E' arrivata anche Aurora, vedrai che tra un po' ci raggiungerà» mi informò mia cognata, con un sorriso dolce sulle labbra a cui io risposi di riflesso, contagiata dal suo buon umore e dalla bella notizia. «Com'è la camera? Tu e Callum vi sentite a vostro agio? Vi trovate bene?»
«Assolutamente, è fantastica. E lo penso anche di tutta l'intera struttura, lascia a bocca aperta.»
«E ancora non hai visto fuori. Di giorno il panorama è spettacolare e la cucina è di ottima qualità.»
«E' stata una sorpresa vederti accompagnata da un uomo.» Sapevo che mi padre non avrebbe lasciato scorrere troppo tempo prima di affrontare l'argomento. Non avevo stupito soltanto Greta e mio fratello con quella notizia. Mio padre aveva semplicemente scelto di non mettermi in imbarazzo sul momento.
«Callum è un brav'uomo e spero che in questi giorni potrete scoprire quanto sia fantastico.» Sentii la mia voce pronunciare quelle parole in automatico, senza dedicarle una sola riflessione o decidere se fosse il caso pronunciarle. Mi resi conto, che nonostante la situazione ambigua in cui ci trovavamo, di pensare onestamente quelle cose sull'uomo che si era offerto di accompagnarmi in quell'avventura e che la sua compagnia, oltre a diventare preziosa per me, era una fonte di orgoglio e piacere.
Notai chiaramente lo stupore sul volto dei miei cari nel sentirmi pronunciare quelle parole, ma notai anche un luccichio negli occhi di mio padre che non riuscii bene a decifrare. Speravo solo di non dovermi aspettare dalla mia famiglia critiche verso Callum che riguardassero il suo aspetto fisico, non lo avrei sopportato.
«ANNA!»
Una voce squillante strillò impazzita ed euforica il mio nome, ma il tempo di voltarmi e mettere a fuoco la scheggia che schizzava nella mia direzione, avendo comunque riconosciuto dalla voce la sua proprietaria, un corpo più slanciato e sottile impattò col mio, sbilanciandomi e facendomi cadere all'indietro. Entrambe finimmo distese sul divano. E meno male!
STAI LEGGENDO
Come ti vesto per San Valentino
ChickLitA causa di un malinteso, per cinque lunghi anni Anna non fa ritorno a casa e soltanto lei e sua madre conoscono i reali retroscena che le hanno portate a non comprendersi, a dubitare l'una dell'altra. Schiacciate dal segreto, il loro rapporto subisc...