Mi accomiatai da lui, lasciando la sua mano con riluttanza, e mi diressi verso la veranda dove era stato allestito un piccolo buffet ricco di bevande e stuzzichini sfiziosi. Era situata leggermente in disparte dal ricevimento in atto e fui grata di quella sete improvvisa per allontanarmi un poco dalla turba di persone. Non mi ero accorta di quanto la mia famiglia, e alcuni parenti, mi fossero mancati finché non li avevo rivisti, ma avevo dimenticato anche quanto potessero essere spossanti certi eventi. Camminai adagio, senza alcuna fretta, e respirai l'aria più calda di quell'ambiente cogliendola favorevolmente. Il sole traeva in inganno e non mi ero accorta di sentire freddo. La schiena mezza scoperta non mi sembrò più un'idea brillante per quel vestito, soprattutto per quella stagione, e, dentro di me, concordai con le parole di Callum, seppur per ragioni differenti e, anziché fermarmi al buffet, decisi di raggiungere velocemente la mia camera per recuperare una giacca. Fu in uno dei corridoi deserti del piano terra, sotto le alcove ad archi, che incontrai mia madre, di ritorno probabilmente dal bagno.
«Anna!» Mia madre sembrò sorpresa di vedermi.
«Mamma» la salutai un po' impacciata, titubata. Non desideravo minimamente incorrere nel rischio di litigare ancora una volta con lei, non volevo che il senso di benessere e pace che Callum aveva effuso nel mio cuore venisse spazzato dalle nubi oscure che libravano sul nostro.
«Che ci fai qui?» Stranita dalla sua domanda, pensai che mia madre stessa temendo che fossi andata a cercarla di proposito, e a confermarmelo furono i suoi occhi che spaziarono alle mie spalle timorosi.
«Torno in stanza a prendere una giacca. Inizio ad avvertire un po' di freddo.»
«In effetti, la schiena scoperta non è stata un'idea vincente, ma devo dire che hai fatto un piccolo capolavoro e questo colore, poi, sta una meraviglia con la tua brunezza. Anche quello di tua sorella è molto bello.»
Rimasi sorpresa e frastornata dalle sue parole. Quello che era cominciato come un rimprovero si era trasformato in un complimento. Ne fui piacevolmente colpita e scoprii che quella fosse un'altra cosa che mi fosse mancata. La mamma aveva sempre avuto buon gusto nel vestiario e, se dalla nonna avevo imparato a ricamare e cucire, dovevo a lei le mie conoscenze basilari sui capi più pregiati e di buona qualità. Lei mi aveva insegnato che per fare la differenza dovevo essere la differenza, che se davvero volevo percorrere il mio cammino nel mondo della moda avrei dovuto farlo in modo da distinguermi da tutti gli altri. La qualità era stata una scelta naturale da perseguire e l'avere avuto la sua approvazione al riguardo mi aveva sempre fatta sentire sostenuta, sulla giusta strada. Mi mancava chiederle cose ne pensasse di un tipo di stoffa, o se le piacesse adoperato per un certo tipo di capo o per un accessorio. Mi mancava lei.
Non capii se seppe interpretare la mia espressione sorpresa o fraintenderla, ma mia madre parlò ancora. «Non ti ho ringraziata per l'aiuto che mi hai dato col mio. Con le tue modifiche sembra un altro abito, grazie.»
«Sono felice che ti senta a tuo agio. Prima ho sentito le zie commentare con invidia come ti sta bene.»
«Davvero?» Mi chiese compiaciuta e sorpresa al tempo stesso. «Non potevo mostrarmi da meno, non credi?» Proseguì dopo un cenno affermativo del capo. In effetti, tra noi Antonaci e Blandi, la famiglia di Greta, facevamo un gran figurone quel giorno.
«Perché non ti sei fidata di me, mamma? E' vero, ho sollevato un polverone inutile e ho rischiato di causare danni enormi col mio abbaglio, ma perché non mi hai appoggiata?» Interruppi il suo attimo di gloria prendendo il coraggio a due mani. «Ho peggiorato le cose standoti lontana per tutti questi anni e me ne pentirò per il resto dei miei giorni, ma perché mi hai voltato le spalle?»
«Se dopo tutto questo tempo ancora non hai trovato la risposta, allora forse non ho fatto un buon lavoro come credevo come madre.»
«Eh certo, riecco il tuo vittimismo. C'entri sempre tu, no? Sei sempre tu la causa di tutti i mali del mondo e delle catastrofi, non è così?» Sbottai al colmo della sopportazione. Quella era stata l'unica sfaccettatura di mia madre che avevo sempre ritenuto immotivata, sentirsi sbagliata e vittima delle sue stesse azioni e di quelle dei suoi familiari. E quella frase sibillina, gettata senza significato in un contesto che a parer mio richiedeva finalmente una spiegazione chiara e onesta, era solo acido per il mio stomaco già in subbuglio.
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Come ti vesto per San Valentino
ChickLitA causa di un malinteso, per cinque lunghi anni Anna non fa ritorno a casa e soltanto lei e sua madre conoscono i reali retroscena che le hanno portate a non comprendersi, a dubitare l'una dell'altra. Schiacciate dal segreto, il loro rapporto subisc...