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«Non sei ancora andata da tua madre?» Chiese Callum uscendo dal bagno, probabilmente notando ancora lo stender nel salottino.

«Sì, ma pare che i miei, i genitori di Greta e quelli di Carlo siano usciti fuori a cena. Ho lasciato l'abito ad Aurora, lei sicuramente avrà più probabilità di me di incontrarla prima di domattina.»

Dopo aver rivissuto l'incontro con mia madre di quella mattina e il disagio che inevitabilmente mi aveva lasciato addosso, perché mi rilassassi completamente, Callum aveva preteso che l'anticipassi nel servirmi del bagno. Quando ne ero venuta fuori, lo avevo trovato al suo laptop a controllare dei lavori che aveva il compito di revisionare durante l'attesa, così avevo seguito il suo esempio e mi ero subito accinta ad apportare le modifiche all'abito di mia madre finendo quasi simultaneamente i nostri compiti. Prima di entrare in bagno, per darsi una ripulita, Cal mi aveva lasciata con un bacio sulla testa e la premura nel comunicarmi di prendermi tutto il tempo necessario con mia madre. Ma lei non c'era.

«Bé, io ordinerei qualcosa da mettere sotto i denti, che dici?»

Sorrisi incredula a quell'affermazione. Un po' per il piacere di scoprire nuovi sapori un po' per fame, non avevamo fatto altro che spizzicare per tutto il giorno sfizietti, dal dolce al salato, condividendo addirittura un milkshake poco prima di rientrare. Io speravo che domani non si notasse troppo il gonfiore alla pancia che mi ero guadagnata nel vestito fasciante che avevo in programma di indossare, e lui parlava ancora di cibo?!

«Perché, hai di nuovo fame?» Ma le parole quasi mi strozzarono, stroncandomi il respiro, e il sorriso mi morì immediatamente sulle labbra nel voltarmi a guardarlo.

Me lo ritrovai davanti completamente nudo, con unicamente un asciugamano striminzito annodato alla vita e che lasciava troppo spazio all'immaginazione e alla vista il suo corpo statuario. Con la pelle arrossata per il calore dell'acqua calda e il vapore saturo nel bagno, i tatuaggi in bella mostra e i lineamenti del volto placidi e beati, Callum era intento a frizionarsi le punte arricciate dei capelli ancora bagnati, mettendo in risalto il bicipite in trazione e l'addome statuario con una naturalezza disarmante. Era evidente che Cal si sentisse talmente a proprio agio con me da compiere la sua routine con spontaneità e senza remore ed io mi sentivo completamente catturata e ammaliata dal suo carattere. Ma, in quel momento, mi sentivo particolarmente ammaliata dal suo fascino e quando l'aria tornò graffiante, a defluirmi nei polmoni, lo fece con un verso raspante e strozzato. Il mio cuore si precipitò a rotta di collo in una corsa sfrenata e senza appigli e avvertii un formicolio sulla pelle, che andava intensificandosi man mano, facendomi vibrare. Lo stomaco si contorse, distendendosi e capovolgendosi, e ogni altro organo e arto stimolato da una passione rimasta sopita per troppo tempo e che adesso aveva la potenza di annientare ogni mio pensiero cosciente e coerente. Ancora una volta, stava sovvertendo il mio mondo. Era possibile che una persona, in soli pochi giorni, potesse diventare per un'altra il fulcro di ogni cosa? La ragione dietro ogni evento, la risposta ad ogni domanda, la gioia dopo tanta pena, la ricompensa dopo tanta attesa? Era possibile che Callum, con il suo animo gentile e fiero, orgoglioso e deciso, fosse riuscito ad infiltrarsi così tanto nel mio cuore da possederne già un pezzo? Rimasi sconvolta alla sua vista e a quei pensieri che mi misero davanti ad una scoperta troppo grande e profonda, e rimasi bloccata, come una sciocca, a fissarlo. Captando, probabilmente, il turbamento riflesso nei tratti del mio volto, mi si avvicinò lentamente, fino a sedersi sui calcagni per arrivare alla mia altezza, che ero seduta sul divano. La posizione permise all'asciugamano di aprirsi su una gamba, lasciandola completamente esposta, e penzolando nel vuoto, tra le sue cosce, libera. Il mio petto riprese ad abbassarsi e a sollevarsi frettolosamente. Non avevo più controllo sul mio corpo, seppur fossi cosciente, risvegliata dal mio sistema limbico, e sentivo soltanto l'attesa contrarmi la pancia e i muscoli. Sentivo, a quella distanza, il profumo della sua pelle intenso e avvolgente, la lozione al muschio che aveva usato per la cura della barba e dei capelli e che mi avvolgeva in una bolla di sensualità e stordimento; avvertivo la carezza dei suoi occhi che scivolavano su di me e un calore dirompente mi incendiò il bassoventre. Fremetti quando le sue dita raggiunsero il mio collo scoperto e cominciarono a sfiorarlo lentamente, lasciandomi sulla pelle una scia formicolante, come se avessi decine di formichine a camminarci su e a tracciare i loro percorsi laboriose. Quando anche l'altra mano andò a circondare il mio viso, le sue dita si distesero tra i capelli e massaggiarono il mio cuoio capelluto trasportandomi in uno stato di benessere e aspettativa che mi spinse a chiudere gli occhi e a socchiudere le labbra, con un sospiro eccitato. La sua lingua, dapprima, lambì i contorni delle mie labbra, seguendone precisamente la forma piena e a cuore, e poi ad insinuarsi nello stretto spiraglio per fagocitarmi e saziarmi del suo sapore. Mi aggrappai al suo corpo umido e tonico, smaniosa di sentirlo vicino, di sentirlo scaldarmi col suo. Anelavo al bisogno di sentirlo su di me e non resistetti molto, prima di strattonarlo in avanti, sul mio corpo, per finire distesi sul divano. Per anni mi ero preclusa ogni possibilità col genere dell'altro sesso per non restare ferita, e avevo rinunciato consapevolmente a tutto quello che ne sarebbe conseguito in un rapporto, soprattutto il contatto fisico. Questo mi aveva aiutata a conoscermi più a fondo, ad apprezzarmi di più e mi era stato d'aiuto, si era rivelato abbastanza per non sentire la mancanza di nulla, neppure dell'intimità profonda che si ha con un partner nei momenti intimi. Ma in quel momento, mi sentii come un'assetata nel bel mezzo del deserto, bisognosa di attenzioni e di appetiti da appagare. E da quando avevo scorto la figura di Callum uscita dal bagno, respirai per la prima volta a pieni polmoni, direttamente dalla sua bocca. Respirai il suo respiro, la sua vitalità, la sua essenza e mi sentii forte e piena di vita. Con le dita, iniziai ad esplorare gli avvallamenti del suo corpo, a saggiare la consistenza e lo spessore delle fasce muscolari che ero in grado di raggiungere delle spalle e delle braccia. Mi era impossibile riuscire a racchiudere anche una sola parte del suo corpo tra le mie mani piccole, ma quando una delle sue lasciò la presa dal mio volto e si inoltrò al di sotto del mio maglione, constatai quanto fosse semplice per lui invece il contrario. La sua mano, ben aperta su un lato della mia pancia, riusciva ad avvolgerla quasi interamente, circondando anche parte del fianco. Mi sentii argilla sotto il suo tocco incandescente; i calli raspanti presenti sul palmo della sua mano erano un piacevole contrasto col tocco delicato e stuzzicante dei polpastrelli, facendomi venire la pelle d'oca su tutto il corpo. Le sue labbra erano fameliche e non davano tregua alle mie un solo istante, finché non presero a tracciare una nuova via. Scesero lentamente lungo la linea della mia mascella, fino a raggiungere la parte sensibile dietro il mio orecchio, dove sentii i suoi denti graffiare il mio lobo e l'eccitazione dal mio basso ventre colarmi tra le pieghe intime. Le sue labbra continuavano ad esplorarmi, man mano scoprendo ed imparando in quale punto fossi più sensibile. Quel viaggio sconosciuto ed imprevisto stava istruendo anche me su particolari e zone del mio corpo che non conoscevo così percettive. Le sue labbra arrivarono a lambire le mie clavicole e a mordicchiarle, mentre la mano sul mio fianco cominciava una salita circolare verso i monti più in su, che mi fece girare la testa. E, quando le sue labbra raggiunsero la sommità dei miei seni, che sentivo gonfi e pesanti, succhiandone una notevole porzione e la sua mano, che dal basso era risalita, per raggiungere il seno, pizzicò tra i polpastrelli un capezzolo già duro ed eretto. Le due azioni, combinate, mandarono una scarica elettrica potente al mio cervello e al mio clitoride facendomi schizzare in avanti col bacino, incastrando quello di entrambi. Gememmo in sincrono. Percepivo la sommità del suo sesso spingere, nonostante la presenza dei miei indumenti, sull'entrata del mio ed entrambi restammo sospesi in quell'attimo eterno, galvanizzati dall'eccitazione che sembrava crescere ed innalzarsi sempre più, per raggiungere vette altissime, sconosciute. Lo volevo, volevo sentirlo ancora più vicino e, incastrando una mano tra i suoi capelli, riportai la sua bocca sulla mia famelica e aggressiva. In risposta, Callum, si spostò sulle ginocchia, spingendosi ancora un po' tra le mie cosce, e trovando stabilità per potersi muovere con la parte del busto e le braccia liberamente. Le sue labbra risposero ad ogni mia mossa e la sua lingua ad ogni stoccata da parte della mia, con accurata maestria e profonda passione, penetrando e suggendo. L'altra mano accompagnò la sua compagna, ora completamente aperta sul mio seno, alla scoperta di quelle vette che mi svelarono nuovi scenari esplorate e battute da mani virili e magistrali che seppero suscitarmi emozioni nuove e travolgenti. Mi sentivo profondamente pronta ad accoglierlo dentro di me, folgorata dal piacere di sentire i suoi capelli frusciarmi sul viso, dalla piacevole puntura sul mento che la sua barba mi arrecava; ero accecata dalla beatitudine che il suo corpo sul mio mi donava, avvolta dalla sua possenza e dalla sicurezza che mi infondeva; lo sentivo scivolarmi dentro attraverso il respiro, tramite le nostre bocche, nelle narici, pregne del suo odore e avvolsi una coscia sotto al suo sedere pieno e sodo, spingendo il suo bacino ancora più su. Una sua mano riprese a ridiscendere e ad insinuarsi sotto l'elastico dei leggins che indossavo e delle mutandine per insinuarsi tra le mie pieghe intime palpitanti. Sospirai nella sua bocca, pulsante e stordita, e mi aggrappai al suo collo grosso, pronta a precipitare in un baratro lussurioso e dissoluto, con lui al mio fianco, quando le sue labbra raggiunsero ancora una volta un mio lobo. «Sì, ma non è ancora il momento di saziare questa fame, mia piccola Nana.» Cal si sollevò di scatto, afferrando l'asciugamano che, durante la nostra danza, si era aperto e scivolato tra le nostre gambe per ricoprirsi.

Come ti vesto per San ValentinoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora