Quando lasciai la camera, che scoprii non essere quella che Greta e Davide condividevano per la notte, ma che fosse la stanza in cui avrebbe dormito da sola la sera prima del matrimonio e quella in cui tutte ci saremmo preparate quel giorno, lo feci da sola. Mentre camminavo lungo i corridoi per raggiungere mia madre sentivo le gambe tremarmi e lo stomaco sotto sopra per l'ansia che lo attanagliava. Nessuna delle mie tre compare aveva voluto accompagnarmi, spingendomi invece da sola verso la mia sorte. Avevo pregato Aurora, con lo sguardo, per infiniti secondi affinché mi tenesse compagnia con nostra madre, ma invano. Aurora mi aveva ignorata bellamente e con una spinta decisa oltre la porta mi aveva incoraggiata a farmi valere. Provavo una paura folle e tentavo in tutti i modi di convincermi di stare facendo bene, che appena lo avessi detto a Callum lui sarebbe stato orgoglioso di me sapendo che non mi ero sottratta ai miei desideri. Spinta da quel pensiero, e dal benessere che la sua approvazione mi avrebbe donato, percorsi gli ultimi metri che mi tenevano lontana dalla donna che avevo sempre considerato la persona più importante della mia vita. Bussai delicatamente sull'uscio della sua camera e attesi che venisse ad aprirmi. Quando sopraggiunse lo fece in un abito di lana e seta grigio perla strabiliante. Il colore metteva in risalto il verde dei suoi occhi e la carnagione chiara, e baciava morbidamente la linea del seno e delle cosce slanciate.«Anna! Vieni, entra. Il vestito è questo qui.» Mi comunicò prima ancora che chiudessi la porta alle mie spalle. Sembrava che mia madre avesse davvero fretta, chissà però se davvero perché avesse delle faccende da sbrigare o solo per liberarsi di me. Poi mi chiesi cosa avesse da fare in un albergo, lontana dalla città e dalle incombenze casalinghe, quando quella doveva essere anche per lei una pseudo- vacanza.
«Allora, vediamo.» Mi avvicinai a lei timorosa, ma provai a mostrarle la mia sicurezza e competenza almeno nel lavoro che svolgevo con tanto amore, e presi a studiare la siluette dell'abito. Toccai la stoffa con le dita e la scoprii di buona qualità e morbida. Ero felice di averle trasmesso quell'accortezza verso i tessuti più adatti da indossare per la sua stessa salute e per l'ambiente. Il risultato era stato più scarso con mia sorella Aurora, ma confidavo sempre in qualche miglioramento negli anni a venire. Osservai la linea del tessuto seguire perfettamente quella delle spalle e l'aggiunta di spalline, per dare un po' più di ampiezza a quelle piccole di mia madre. Le maniche cadevano dritte fino ai polsi dove poi si aprivano morbidamente, mostrando una fila di bottoncini di perle. Il tessuto le delineava perfettamente anche il seno, ancora piuttosto alto e sodo, ma accollato e, man mano che scendeva, notai il difetto che mi aveva anticipato lei. Sulla vita sottile e i fianchi stretti il tessuto perdeva aderenza cadendo dritto, lasciando spazio a diversi centimetri dal suo corpo. Il difetto gli faceva perdere aderenza anche sulle cosce e dava un effetto a sacco per nulla attraente. Le girai intorno e mi portai alle sue spalle e scoprii che la chiusura era formata da una cerniera posta sul fianco sinistro. Il modello a tubino del vestito era semplice; la bellezza del colore e della stoffa, accompagnato dai particolari bottoncini erano la preziosità che lo caratterizzavano e quando mia madre lo aveva acquistato doveva caderle a pennello. Pensai ad un modo non troppo invasivo per sistemarglielo che potesse incontrare i suoi gusti e che le calzasse bene.
«Cosa ne pensi delle pinces?»
«Le pinces?»
«Sì. Potrei fare delle pinces qui.» Le dissi spostandola davanti allo specchio e indicandole, con le dita, l'altezza esatta dove avrei apposto la modifica. «Due, e ne farei due anche dietro. Il vestito acquisirebbe un nuovo stile, ma prenderemmo i centimetri di troppo e lo faremmo aderire alla tua siluette.» Lasciai ricadere di nuovo il tessuto nella sua forma originale. «Così ti cade un po' a sacco, in effetti.»
«Visto? Ti assicuro però che quando l'ho comprato mi andava a pennello.»
«Sei sempre stata bellissima e in super forma, mamma, non era necessario che badassi alla linea per il matrimonio di Davide.»
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Come ti vesto per San Valentino
Chick-LitA causa di un malinteso, per cinque lunghi anni Anna non fa ritorno a casa e soltanto lei e sua madre conoscono i reali retroscena che le hanno portate a non comprendersi, a dubitare l'una dell'altra. Schiacciate dal segreto, il loro rapporto subisc...