Prologo

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«Oh mio Dio!» esclamò esterrefatta mia madre. «Io ti ho sempre reputata onesta e giusta, ma questo non me lo sarei mai, mai aspettata da te.»

«Ma di cosa parli, mamma?» le chiesi improvvisamente confusa. Che stava dicendo?

«Credi che sia stupida? Sono tua madre, dannazione Anna. Credi davvero che non abbia mai capito che sei innamorata del marito di tua sorella?» Mi bloccai, intenta come ero a seguirla mentre andava su e giù per la stanza inquieta, gelata dalla sua affermazione. «Al principio credevo che il tuo essere sostenuta nei suoi riguardi fosse dovuto al semplice fatto che sei terribilmente protettiva verso Aurora, oltre al tuo abituale modo di approcciarti alla razza maschile, ma col tempo ho imparato a vedere le differenze, ho imparato a distinguere quel sentimento che nascondevi dietro l'indifferenza, ma questo non me lo sarei mai aspettata da te. Sono sempre stata così orgogliosa per come gestivi la faccenda e della fedeltà verso tua sorella, che è venuta sempre prima di tutto per te, ma inventarti questa storia del tradimento mi fa comprendere che forse tanto chiaro non ho visto. Perché lo stai facendo? Perché tua sorella ha espresso il desiderio di diventare madre e pensi che se dovesse accadere perderai definitivamente ogni possibilità con lui? Che è la tua ultima occasione per averlo?»

Lo sproloquio di mia madre continuava senza interruzione, e con tanta velocità, che faticavo quasi a starle dietro nel suo ragionamento scorretto e, incredula, faticavo a credere che stesse realmente pensando queste cose di me, credendomi capace di un infamia del genere. Era vero e, probabilmente se me l'avesse chiesto in quel momento, non le avrei mentito rispondendole che non ero innamorata di Carlo, non ci sarei riuscita, ma credermi capace di un'azione simile mi oltraggiava.

Mi ero invaghita di Carlo dal primo momento in cui l'avevo visto. All'epoca, portava i capelli più lunghi e selvaggi rispetto adesso, che erano più corti e sempre impomatati, fissati all'indietro. Di statura modesta, una corporatura longilinea e tonica, pensavo fosse perfetto per il mio fisico minuto e formoso. Aveva uno stile quasi classico, sempre impeccabile, indossando pantaloni con la piega con cui abbinava per lo più camicie e polo che ben si sposavano col suo carattere posato e signorile. Sempre gentile e affabile, possedeva un'intelligenza spiccata e un fascino d'altri tempi rendendolo ai miei occhi una persona dalla bellezza irresistibile e abbagliante, con un sorriso smagliante e occhi scuri e caldi. Lo avevo conosciuto tramite amici di amici. Ad onor del vero, non avevo una vera e propria schiera di amici, ma avevo una personalità particolare, per quanto fossi di natura vivace e allegra, e avevo un modo tutto mio di approcciarmi alle persone specialmente con gli uomini. Il fatto che poi prestassi particolare attenzione alla cura che le persone avevano di sé, probabilmente solo per deformazione professionale, cercavo, attraverso i dettagli, di decifrarle, di farmi un'idea di chi avessi davanti rivelandosi un metodo, delle volte, esatto per le categorie in cui le delegavo, ma questo non mi rendeva particolarmente popolare tra quelli che conoscevo. Eppure, se da un lato mi menomava socialmente parlando, dall'altro mi dava la possibilità di capire se effettivamente le poche persone che restavano accanto a me lo facessero per piacere, per sincero apprezzamento e non altro. Oddio, gli approfittatori e i meschini non mancavano mai, ma al minimo sospetto o cenno di voltafaccia me ne liberavo senza ripensamenti e sensi di colpa. Trattavo il prossimo con rispettabilità, certo non eccellevo sempre e raramente venivo ripagata con la stessa moneta, ma ero cosciente di avere mille mancanze e odiosi difetti, quindi preferivo approcciarmi con una garbata indifferenza piuttosto che con modi affettati e insinceri. E Carlo mi aveva analizzata e accettata quasi subito, aveva compreso che puntassi alla sostanza nei rapporti e non alle opportunità che certe conoscenze potevano consentirmi, così fu naturale il nostro rispettoso approcciarci l'un l'altra, avendo conversazioni, seppur mai troppo intime, conoscitive e intrattenitive. Per quanto superficiale fosse il nostro rapporto, ogni volta che ci incontravamo sentivo il mio cuore andare al galoppo. Le sere in cui i nostri amici organizzavano uscite, ma a cui magari non avevo voglia di partecipare, mi bastava sapere che lui ci sarebbe stato per ravvivarmi e darmi la spinta necessaria per farmi uscire dalla mia camera. Poco importava che il nostro rapporto non subisse mai un cambiamento e, che per la maggior parte del tempo ci ignorassimo, ma sentivo il bisogno di vederlo, che non fosse solo frutto della mia immaginazione- anche se segretamente, e solo di notte, lasciavo che la mia mente sognasse di noi- sentivo la necessità, seppur marginalmente, di far parte della sua vita. Di essere qualcosa e, un giorno, qualcuno per lui. Quel giorno non ci mise molto ad arrivare, ma neppure a farlo come mi sarei aspettata.

Come ti vesto per San ValentinoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora