Balliamo insieme? --prima reunion--

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3/Aprile 2022

Se c'era una cosa che Christian non si sarebbe mai aspettato di voler condividere, quella era il letto.
Di notte, sotto le coperte, quando ormai la frenesia della giornata non era che un ricordo e l'oscurità della notte lo avvolgeva, era il momento in cui lasciava scoperta la sua parte più intima; si circondava di pensieri, sogni, e tutto ciò che durante la giornata non voleva o non aveva tempo di esporre alla luce del sole.

Non che lo facesse apposta, la luna sembrava una calamita per tutte quelle cose che di giorno si sforzava di ignorare; e se inizialmente, aveva provato a rifiutare quella forza incontrollabile che lo costringeva a interrogarsi su sé stesso e confidarsi col buio, crescendo aveva imparato ad ammirare quel fenomeno. Anzi, gli era spesso capitato durante le giornate più stressanti di ritrovarsi in attesa di quel momento; quello in cui si sarebbe rintanato in camera e avrebbe lasciato che i suoi pensieri più reconditi fuoriuscissero spontaneamente. Esporli nero su bianco -o in questo caso, più bianco su nero-, nella sua mente.

Possiamo dire che il conforto che da piccolino ricercava in mamma e papà, quando di notte si intrufolava non troppo di soqquatto in mezzo a loro tra le coperte, adesso, da quasi adulto, lo ritrovava in tutti quei pensieri che puntualmente lo abbracciavano nel letto.

Per questo, non avrebbe mai e poi mai pensato che avrebbe trovato piacere nel condividere una stanza. E, ancora meno, avrebbe potuto immaginare che quella che era diventata un'abitudine temporanea portata dall'esperienza ad Amici, si sarebbe rivelata un fatidico bisogno.

Addormentarsi dopo aver riso e scherzato col proprio migliore amico, o dopo essersi confidato nel buio a orecchie che sembravano sinceramente interessate a sapere come stesse; parlare, ascoltare, riflettere e condividere... Erano tutte cose di cui non poteva fare più a meno. Tanto che, quando erano venute a mancare, lo avevano lasciato in una terribile insonnia che era stata difficile da estirpare.

Quindi, quando quella nuova esperienza era iniziata, non avrebbe mai pensato che una volta tornato a casa la prima cosa che avrebbe visto appena sveglio sarebbero stati dei ricciolini biondi leggermente arruffati, ma ai suoi occhi bellissimi, sparpagliati su un cuscino.
Non avrebbe mai pensato che si sarebbe ritrovato ad ammirare un viso assonnato a un palmo di distanza, e a considerarsi per questo la persona più fortunata del mondo.
Né tantomeno di avere quella tentazione, potente e irrefrenabile, di accarezzare quel volto che ancora dormiva, nel suo letto.

No, non se lo sarebbe mai aspettato.

Poi, se qualcuno gli avesse detto che si sarebbe ritrovato addirittura a pregare di condividere un letto, probabilmente si sarebbe messo a ridere. Il suo spazio personale, intimo, probabilmente quello che più si poteva considerare l'angolo della casa che gli apparteneva; in cui perfino la sorella temeva a irrompere...
Eppure, così era stato.

Quando aveva detto ai suoi genitori che il ballerino di latino sarebbe arrivato di lì a qualche giorno, gli era venuto spontaneo insistere perché avessero lo stesso letto.

"Non c'è bisogno di preparare una brandina. Matti dorme con me, sono sicuro che gli andrà benissimo"
Quando in realtà non lo sapeva affatto. Era stato un bisogno egoista, ma al quale per fortuna i genitori non si erano opposti più di tanto.

Avevano capito che, visto come era stato il figlio dopo l'uscita dell'amico, loro volessero ricreare l'ambiente in casetta e dormire vicini.
Ma quello era tutto?

No, decisamente no. E la prima notte ne era stata la dimostrazione.

Si erano ritrovati nel letto stanchi, ma euforici come mai prima d'allora, e nonostante le profonde occhiaie a solcargli sguardo, senza la minima voglia di andare a dormire.
Si erano fatte le 2 di notte, poi le 3, e forse pure le 4. Le ore erano andate accumulandosi senza che loro facessero niente per spengere i cervelli.
Addormentarsi avrebbe significato perdere delle ore insieme, interrompere la magia della notte rinunciando così a quelle conversazioni che repentinamente si evolvevano e accumulavano.
Tuttavia, per quanto le menti si fossero sforzate di resistere contro il sonno, le energie erano andate sfumate insieme ai minuti, e con loro si era sgretolata quella corazza di cui tutti ci vestiamo prima di iniziare la giornata.
La corazza che Freud aveva chiamato super io, che inevitabilmente durante le giornate frena ogni istinto, obbligando a sottostare a canoni e limiti imposti da fuori... di quella non era rimasto che un fantasma.

Seconda stella a destra ✨//One Shot su Mattia e ChristianDove le storie prendono vita. Scoprilo ora