Roccia --infortunio--

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Giuro sarò roccia,
contro il fuoco e il gelo.

Erano le 3 di notte, il silenzio della cassetta era spezzato solo da dei singhiozzi, prorompenti, ma soffocati.
Il giovane ballerino di hip hop era rincantucciato sotto le coperte, piegato su sé stesso, e piangeva, piangeva e piangeva. Le lacrime inzuppavano senza scrupoli il suo viso, mentre con le mani stringeva il lenzuolo, sfogando nei suoi confronti tutta la frustrazione che provava in quel momento.

Non potevano mandarlo via. Non potevano. Semplicemente, non l'avrebbe sopportato.

Quando aveva avuto la notizia che Matti rischiava l'espulsione per una microlesione alla caviglia, si era sentito come se il mondo gli fosse mancato sotto i piedi.
Si trovavano in un programma dove le sfide erano all'ordine del giorno, e il pensiero che l'altro potesse abbandonare la scuola sarebbe dovuto essere come un tarlo fisso nella mente... ma la verità era che non ci si era mai soffermato davvero.
Per lui si trattava di una possibilità astratta, un pensiero che si era sempre costretto a soffocare per non avere un'ulteriore apprensione all'interno della scuola.
Ma quella comunicazione aveva tutt'altro sapore. Non dipendeva da loro, dalla loro bravura o da quel qualcosa in più che gli aveva fatti permanere lì fino a quel momento, bensì da fattori totalmente fuori dal loro controllo. Potevano solo aspettare, inermi, e sperare con tutti loro stessi di avere il destino dalla loro parte, e che quella microlesione sarebbe guarita presto.
E quell'attesa lo divorava lentamente dall'interno, mentre l'idea di una permanenza senza Mattia gravava in tutta la sua concretezza come mai aveva fatto prima, appesantendogli i giorni, le ore e i minuti.

Da quando lo aveva scoperto, aveva cercato di comportarsi in maniera più o meno normale: non farsi vedere particolarmente scosso per la notizia, consolarlo come meglio poteva, convincere sia lui che sé stesso che le cose si sarebbero risolte... Ma poi ecco che appena Mattia si allontanava, nel suo sguardo calavano la preoccupazione e l'angoscia: emozioni che gli pizzicavano costantemente gli occhi per uscire, ma che venivano puntualmente ricacciate indietro prima di poterlo fare. Si incantava a guardare una finestra, perdeva lo sguardo tra i cuscini del divano, o fissava il cibo facendolo sballottolare da una parte all'altra del piatto senza alcuna fame; lo sguardo perennemente sovrappensiero, mentre la mente oscillava tra l'affrontare la possibilità di perderlo, e il continuare a ignorare il pensiero.

La verità è che aveva sempre temuto di lasciarsi andare, aveva paura che non sarebbe riuscito a contenere quell'ondata di sensazioni che ristagnavano ormai da giorni nel suo animo, e che lui lo sentiva: fremevano per uscire.
Ma adesso aveva raggiunto il limite di sopportazione. Si sentiva come se stesse per esplodere.

Aveva aspettato sveglio fino a notte fonda, resistendo contro il sonno, per abbandonare la stanza verde e chiudersi nell'unica cameretta vuota della casa; e piangere così da solo, lontano da Mattia. Non poteva fare altrimenti, non avrebbe mai rischiato che lui lo vedesse crollare.
Non avrebbe sopportato il vederlo nuovamente distrutto davanti alla possibilità di uscire, né tantomeno di vederlo triste per lui.
Non era il momento. Ora Mattia doveva pensare solo a sé stesso.
In quei giorni infernali si era ritrovato a dover essere forte per entrambi, a trasformarsi in una roccia che celava i suoi sentimenti, ma sulla quale l'amico avrebbe potuto appoggiarsi. Senza rendersi conto che il suo unico desiderio ogni volta che lui si avvicinava, fosse quello di sgretolarsi, poiché la sua anima in quel momento era addirittura più fragile del vetro.

E adesso lì, da solo, non riusciva a smettere di pensare a come sarebbe stato non averlo più accanto a sé. Mattia era diventato la sua quotidianità. Era la prima cosa che vedeva al mattino, e l'ultima prima di andare a dormire. Non avrebbe potuto immaginare una permanenza in casetta senza i suoi due grandi occhi azzurri che lo seguivano per casa, senza la sua vocina che si acutizzava quando lui lo faceva ridere, e senza quegli abbracci capaci di farlo sentire a casa, in famiglia. Mattia era una certezza in quel mondo dove tutto sembrava sempre in procinto di crollare. Era la sua certezza. Si erano creati un piccolo mondo, solo loro, dove nessuno sarebbe mai potuto entrare. Era una bolla di sguardi dati di sottecchi, sorrisi riflessi allo specchio, piccoli contatti impercettibili che non avrebbe notato neanche l'occhio più attento. Sfioramenti continui perennemente in bilico tra contatto e semplice coincidenza, e ancora sguardi riservati a quando nessuno li stava guardando, che squadravano l'altro con una scintilla negli occhi che nessuno avrebbe mai potuto capire.
A quei pensieri non poté trattenere dei piccoli sorrisi, certo immersi nelle lacrime, ma pur sempre sorrisi; per la gioia di aver creato insieme qualcosa di speciale, solo loro, inderogabile agli altri.
Però non bastava. Lui voleva che quella cosa durasse per sempre. Voleva averlo sempre con sé. No, no, non ce l'avrebbe fatta. Non ci voleva pensare. Sentiva dolore quasi fisico ogni volta che un frame nella sua mente gli mostrava un momento qualsiasi senza Mattia da qualche parte. Era come un vuoto che percepiva col solo pensiero, che adesso stava scavando anche dentro di lui. Non voleva. No.

Seconda stella a destra ✨//One Shot su Mattia e Christian Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora