𝑶𝒄𝒄𝒉𝒊, labbra, cuore --parte 1--

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Piedi che scalpitavano ovunque, respiri trattenuti, lacrime che imbrattavano dei giovani volti e il lento strusciare delle mani sulle ginocchia... Era il rumore dell'ansia. E in quel giorno di agosto, la stanzetta degli Elios ne brulicava: scorreva nelle vene degli artisti emergenti, si ritrovava nel luccichio dei loro occhi; e soprattutto, abitava nei loro cuori, accesi di speranza, che bruciavano di emozioni che si sarebbero ricordati per tutta la vita.

Mattia aveva catalogato l'ansia in due sottogruppi -cosa che già di per sé era un indizio di quanto la conoscesse bene- : l'ansia buona e l'ansia cattiva. L'ansia buona era l'adrenalina. Quella forza che gli faceva credere di poter fare qualunque cosa, caratterizzata da un pizzico di paura e un po' di entusiasmo, che però lo spingeva a tirare fuori tutto. L'ansia cattiva al contrario, era paralizzante. Era una sensazione che finiva per soffocarlo, che come se fosse dotata di mani lo bloccava sulla sedia e gli rendeva impossibile ogni movimento.
In quel momento, si trovava in un limbo fra le due.

Coi gomiti appoggiati sulle ginocchia, e lo sguardo categoricamente basso che non osservava i piedi ma si limitava a nascondersi dal mondo esterno, la sua mente sembrava a metà tra smettere definitivamente di funzionare e il prendere a correre all'impazzata -svolta che lo avrebbe portato ad alzarsi in piedi e saltellare come un bambino per scaricare le energie-. Solitamente, ad affiancarlo vi era la madre, che nonostante era solito scacciare per prendersi dei momenti di meditazione e concentrazione, gli forniva un appiglio mentale al quale si appoggiava per non perdersi nelle sue paure; ma quel giorno non era stato consentito portare accompagnatori.
Gli mancava, pensò. E non era un pensiero che faceva spesso.

Lanciò veloce un'occhiata in giro, quasi in cerca di un qualche animo in pena, solo come lui, che l'avrebbe illusoriamente confortato nell'idea di non essere l'unico a sentirsi fuori posto. Ma non era così facile; la maggior parte dei ragazzi o già si conosceva o stava iniziando a fare amicizia per non affrontare perlappunto quell'ansia da soli. Un ammasso di ballerini chiacchierava nel mezzo della stanza, probabilmente facendo supposizioni sul programma, commentando un futuro di cui ancora non erano certi; una ragazza piangeva sulla spalla di un'amica, e Mattia non seppe perché, ma aveva l'impressione che le due si fossero conosciute solo poche ore prima; poi c'erano i vecchi amici d'infanzia, quelli che venivano da giri simili ma non si aspettavano di ritrovarsi lì. Abbastanza amici da ricordare il nome e lo stile dell'altro, ma non abbastanza da aver saputo in anticipo l'esito dei primi provini che gli avevano fatti ritrovare lì.

Qualcuno provava in silenzio, altri ripassavano prendendo ingordi più spazio di quanto avrebbero dovuto.

Poi, la sua attenzione cadde su un ragazzino moro. O per meglio dire, più che cadde fu rubata da una mancanza di stile grazie alla quale non appena uno si aggirava con lo sguardo nei suoi dintorni, finiva per essere colpito da un pugno sull'occhio. Aveva una camicia dai colori sgargianti, per quanto estiva decisamente inusuale, e delle puma rosse che non c'azzeccavano assolutamente niente col resto dei colori. Non era troppo alto, né troppo basso; semplicemente nella media in tutto. Saltellava agitato mentre parlava con un suo amico -di cui Mattia non seppe definire la data-, e la cosa che più lo sorprese era che nonostante sembrasse preso dalla conversazione, proprio non riusciva a stare fermo un attimo. Le spalle si muovevano probabilmente ripassando una coreografia, i piedi saltavano lesti senza farlo però spostare da quel posto, e perfino i capelli per quanto pettinati sembravano voler combattere contro la forza di gravità e prendere vita propria.

Abbozzò un sorriso mentre osservava quell'immagine simpatica che dava un po' di colore e spontaneità alla stanza, dove tra ansie e paure gli animi sembravano tirar fuori il peggio di sé.
Stava per distogliere lo sguardo per passare a un prossimo soggetto che l'avrebbe distratto dal tempo che scorreva, quando il volto del ragazzo si girò verso di lui. Come colto sul fatto, Mattia sobbalzò spiazzato; ma mai quanto, poco dopo, i suoi occhi incontrarono due piccoli smeraldi verdi che non si era aspettato minimamente. E che furono un'altra bella, bellissima sorpresa.
Il ragazzo moro, forse per i suoi occhi spauriti, o forse perché l'espressione imbarazzata e curiosa allo stesso tempo lo divertiva, accennò un sorriso mentre ricambiava il suo sguardo. E Mattia, che allo stesso modo tutto ciò di cui aveva bisogno era un po' di spensieratezza, non poté fare a meno di lasciarsi trascinare da quel sorriso rassicurante e ricambiarlo, col cuore che batteva felice; prima che il ragazzo si rigirasse verso l'amico e lui tornasse a squadrare altri soggetti che però no, non risultarono così interessanti.

Seconda stella a destra ✨//One Shot su Mattia e ChristianDove le storie prendono vita. Scoprilo ora