Olimpus 2

Capitolo 2

In Egitto

POV di ZAYN

<< Non andare ... >> lo implorai, mentre correvo più velocemente possibile per raggiungerlo. Volevo parlargli, avevo il bisogno di sentire la sua voce e soprattutto di stringere il suo corpo al mio. Mi sentivo stanco e debole, quasi non riuscivo a reggermi sulle mie gambe, e il mio respiro affaticato ne dava la conferma. Sembrava che stessi percorrendo i 100m di una maratona per quanto fossi stanco. Mi dolevano i piedi per lo sforzo che stavo compiendo, ma sapevo che questo dolore lo intraprendevo ogni notte solo per sentirlo un po' più vicino, solo per avere la sensazione che lui fosse qui con me, ma come sempre, era irraggiungibile. La tortura finiva nel momento in cui cadevo a terra stremato, sapendo che l'avevo perso di nuovo.

Mi svegliai di colpo pensando che era stato solo un altro stupido incubo. Ormai ogni notte si ripeteva la stessa scena: lui che mi abbandonava e io che lo rincorrevo sempre finché non cadevo per terra sfinito. Lui ormai era diventato un'immagine che potevo vedere solo nei sogni.

Mi domandavo sempre che fine avesse fatto quella sera, poi dopo qualche mese capii che era salito senza salutarmi. Non aveva avuto neanche il coraggio di dirmi addio, niente di niente..ora capivo perché era così strano.

Dopo che la loro missione era fallita ed Harry era sceso negli Inferi con quel coglione di Ade - pensavano che provasse amore per Harry, ma chi ci credeva?-, lui mi aveva detto di attenderlo in un posto per trascorrere insieme la nostra ultima serata.

Sapevo che sarebbe stato difficile dirgli addio, ma almeno l'avremmo fatto insieme, sapendo che i sentimenti che provavamo l'uno per l'altro erano veri e sinceri. Gli avevo anche regalato un cellulare nuovo col mio numero e con le nostre foto per far sì che non si scordasse mai di me, invece lui non solo non aveva ancora imparato a usarlo ma anche era scomparso lasciandomi da solo, solo uno stupido bigliettino con scritto che era troppo difficile per lui dirmi addio.

Per molti secoli agli dei era stato negato qualsiasi tipo di approccio col mondo umano. Non mi era concesso sapere i dettagli, ma avevo sentito diverse storie su di loro: tutti li odiavano, erano raffigurati come delle persone orgogliose, egocentriche e senza rispetto per gli altri, addirittura diverse storie li dipingevano come esseri crudeli, e anch'io mi ero convinto di quella storia.

Quando lo vidi per la prima volta fu come una lama che aveva centrato il mio cuore: era di una bellezza inaudita e col suo faccino innocente e stupido mi aveva ammaliato, ma scoprire che sotto quel fisico scolpito c'era un carattere altrettanto bello e audace me lo aveva fatto desiderare ancora di più. Dopo moltissimi secoli gli dei erano di nuovo a contatto con gli umani e tutto i sentimenti che avevano provato erano stati cancellati, lasciando solo il loro caratterino che non era affatto facile da capire.

Era molto sexy e non poteva capire quanto mi avesse stregato, lo desideravo moltissimo e l'avevo ottenuto, ma dopo tutto quello che avevamo passato lui non era mai tornato ed ora eccomi qua, a pensare a lui come uno stupido illuso.

Dopo i 2 mesi peggiori della mia vita tornai in Egitto, nel mio regno nativo. Scoprii moltissime cose che non sapevo, per esempio perché avevo ereditato il nome Mida; ero un antenato di quel faraone, precisamente lo era mia madre che fu uccisa in qualche incidente, o almeno tutti dicevano così, ma io ricordavo perfettamente quella notte quando qualcuno con abilità fuori dal comune aveva ucciso i miei genitori senza sforzo.

Rimasi orfano fin da piccolo e dovetti badare non solo a me stesso ma anche alle mie tre sorelline, poi un giorno quando il sistema politico del paese crollò miseramente, fui convocato e costretto a divenire il nuovo Faraone del regno. Rimasi sconcertato, dopo 2000 anni di storia volevano rifondare l'antico regno d'Egitto, ma erano impazziti tutti? Dovetti accettare soprattutto per le mie sorelle, meritavano un futuro migliore e se dovessi essere considerato un Dio o qualsiasi altra cosa da qualche stupido, lo avrei accettato senza obiettare per il loro bene.