Capitolo 11

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Pov di Niall

Mentre eravamo tutti indaffarati a capire cosa fare con i nuovi arrivati, vidi che Ade stava impazzendo non sapendo dove fosse andato Harry e soprattutto non sapeva cosa fare con i gemelli. Non voleva ucciderli per non far soffrire Harry e questo era nobile da parte sua, ma forse per una volta aveva ragione.

Erano sbucati dal nulla e persino loro stessi avevano ammesso di non ricordare molto, a parte i momenti passati con Harry. Infatti, rimanevano delle domande a cui nessuno sapeva rispondere. C'era qualcosa che ci era sfuggita e non sapevamo nemmeno come risolvere tutti questi enigmi.

L'unica con cui potevo parlare liberamente su queste cose era la sacerdotessa Symonaa. Da quando l'avevo vista, avevo desiderato che potesse notarmi e anche desiderare che fossimo qualcosa, ma lei essendo una sacerdotessa, non poteva concedersi a nessuno e nemmeno poteva permettere che i sentimenti prendessero sopravvento. Sapeva benissimo, quanto fosse importante il suo ruolo di oracolo in tutta questa faccenda, ma una parte di me sperava e desiderava che qualche volta pensasse ad un noi, come succedeva a me.

Di questo non potevo parlarne con nessuno, nemmeno con quell'idiota di mio fratello che concedeva le abilità profetiche a pochi prescelti. Che poi a dirla tutta, era opera delle Parche e non sua, ma gli umani piaceva dargli onori che nemmeno gli appartenevano e quindi era divenuto anche il protettore e il custode dell'oracolo di Delfi, solo perché era noto a Delfi.

Per mantenere la sua potenza e unione con le custodi della verità e della conoscenza, la sacerdotessa doveva rimanere pura e vergine a vita o avrebbe perso i suoi poteri e con essa pure la sua mente.

In amore non ero molto fortunato, ma non le avrei rovinato la vita per un mio capriccio e desiderio che cresceva ogni giorno. E poi nemmeno sapevo se fossi ricambiato, potrebbe essere solo una mia immaginazione o cotta che durava da quanto lo avevo conosciuta.

Per una volta, volevo essere come mio padre Zeus, che in quanto a donne, sapeva come corteggiarle, prendere le loro verginità, metterle incinte e poi scomparire dal nulla. Io, invece, possedevo dei principi e non ero capace nemmeno di toccarla senza che mi desse il suo consenso e quindi rimanevo a crogiolarmi e deplorarmi finché non fosse finito tutto questo.

Tornai in me, sentendo il cellulare di mio zio squillare e lui lesse il messaggio per poi scomparire in tre secondi. Guardai gli altri e gli dissi di andare a cercare Harry, sicuramente era successo qualcosa, sennò Louis non sarebbe scomparso senza dire nulla. Sembrava che fosse preoccupato per qualcosa, così andammo tutti per sapere cosa fosse successo.

Trovai Harry che piangeva tra le braccia del suo ragazzo, mentre una coppietta stava dinnanzi a noi. Erano vestiti in maniera giovanile e sembravano che non fossero di queste parti. Appena vidi che la donna guardava Louis e Harry in maniera preoccupata, capii che loro si conoscevano e che non erano due umani.

Infatti, appena incrociammo i nostri sguardi, i loro sguardi erano strani, avevano qualcosa di non umano, sembravano più vecchi di quello che mostravano. Sentii mormorare Lilith e Asmodai da Harry e capii che quelli erano i consiglieri di Ade, gli unici che ascoltava e forse che considerava suoi amici.

Senza capire molto, ci ritrovammo nell'Ade, un luogo oscuro, dove solo agli dei e alle anime era possibile accedervi. Parecchie volte, mi era capitato di giungerci per mandare messaggi tra i due regni e ogni volta rimanevo terrorizzato per tanta crudeltà che a volte Ade mostrava. Da quando aveva conosciuto Harry, il suo cuore sembrava essere diventato più umano e più compassionevole, anche se sicuramente non aveva cambiato il suo caratteraccio.

Tuttavia, mi accorsi che qualcosa non andava: il teletrasporto che di solito usava Louis, richiedeva un minimo di avvicinamento tra tutti quelli che dovevano venire, mentre ora era stato di ampia scala. Infatti, tutti eravamo stati teletrasportati. Vidi la rossa che non mollava più Harry, nemmeno per un secondo, e mi avvicinai ad Ade vedendolo perplesso e pensieroso.

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