Olimpus 2

Capitolo 12

POV DI ZAYN

Erano trascorsi diversi giorni da quando eravamo nell'Ade per salvare la vita di Cerbero. Harry aveva litigato con tutti perché non voleva più lasciare Cerbero negli Inferi, ma nessuno voleva quel cane infernale a tre teste pascolare per la terra causando danni irreparabili. Per nostra sfortuna, Cerbero era abituato a vivere pure sulla terra. Infatti, si trasformò in un cane normale, simile ad un dobermann nero col pelo liscio, e ci guardò come se stesse per dire che ci aveva fregati. In realtà, era proprio così, poiché nessuno se l'aspettava.

Gli unici a saperlo erano Harry, Ade e Persefone, noi altri eravamo all'oscuro di questo suo potere. Senza altri indugi, lo portammo con noi, vedendo che abbaiava contro chi si avvicinasse a Harry. In sintesi, era un Ade 2, versione più gelosa e iperprotettiva.

Non sapevo se la scena facesse ridere o preoccupare, ma in quel momento ridere ci faceva bene. Avevamo saputo troppo brutte notizie e ancora non sapevamo quali fossero i piani del nemico. L'unica cosa certa era che Crono stava per sorgere, ma stavolta avrebbe fatto tutto alla grande. Aveva alleati forti e sicuramente tra di loro c'erano diversi dei che ormai provavano solo odio verso gli dei dell'Olimpo.

A Zeus gli interessava solo della sua famiglia, il resto erano solo strumenti, che venivano convocati quando ne aveva bisogno. Mentre dalla parte egizia, non sapevo molto, dato che ancora dovevano fare la riunione.

Purtroppo nell'ultima si erano intrufolati quei stupidi dei miei amici e ora non sapevo quanto ci toccava attendere. Dal resto era sempre difficile mettersi in d'accordo, dato che c'erano faide tra gli Dei. Nessuno riusciva a capire quanto era il momento di porre fine a queste faide e di coalizzare per un bene superiore.

Sentii un urlo e poi una risata provenire dal piano di sopra. Sicuramente Cerbero aveva cacciato in malo modo il cane di Harry, perché osava mettersi sul letto del suo padrone. Ci eravamo accorti che di notte, i suoi occhi diventavano rossi e incutevano terrore a chiunque si avvicinasse. La prima notte a Liam stava per venire un infarto, quando nell'ombra vide due occhi rossi scrutarlo e pronto ad attaccarlo. L'aveva scambiato per un nemico e stavo per usare i suoi poteri su quella povera creatura. Per fortuna, Harry era sveglio e aveva placato gli animi di quei due.

Salii le scale e vidi il cane col muso triste mentre Harry lo coccolava.

<< Se continua così, puoi dire addio al tuo cane >> gli disse Louis che sbuffava per aver interrotto qualcosa. Era meglio non chiedere e non sapere per quale motivo Ade fosse incazzato, anche se lo sospettavo.

Accarezzai la testa del cucciolo e gli sorrisi. Sussurrai qualche parola e lo vidi cambiare espressione. Per fortuna, che avevo imparato questo trucco per comunicare con gli animali, almeno mi aiutava in certi momenti come questi.

Scompigliai i ricci di Harry e gli sorrisi dolcemente. Mi chiedevo ancora se lui avesse capito che era successo quel giorno, perché più ci pensavo e più mi chiedevo se fosse stato veramente lui a trasportarci negli inferi. Per me, era impossibile, ma ormai avevo capito che niente lo era e dovevamo valutare ogni eventualità.

Vidi arrivare Cerbero portato da Eleanor che ci chiese cosa stava succedendo. Mi accorsi che sembrava pure lei stanca, come se avesse mille pensieri per la testa. Inoltre, come fatto insolito, era capitato che in certi orari il cane infernale abbaiava contro la nonna di Harry e a volte sembrava che volesse pure attaccarla. Non capivo il motivo di tutto questo; lei sembrava così gentile e innocua e neanche capivo l'astio che il cane infernale aveva verso la vecchia. La cosa strana che neanche gli altri sapevano o capivano cosa gli stesse accadendo e nessuno sapeva spiegarselo.

Decisi di lasciarli da soli e entrai in camera dove vi era Liam che faceva gli addominali per distrarsi. In questo periodo litigavamo di continuo e ogni scusa era buona per farlo. A volte, capitava che mi faceva perdere la pazienza e arrivavo al punto di lanciargli un incantesimo di attacco, solo per fargli male. Per fortuna, non eravamo mai da soli e quindi ci allontanavano in un nano secondo. Ero così stressato che non capivo più nulla, ormai stavamo diventando delle mine pronte ad esplodere da un momento all'altro. Troppi problemi avevamo, troppi casini da risolvere e troppe responsabilità sulle spalle.