Isabelle
«Wow, è stato...»
«Incredibile.» lo interrompo quando siamo ancora vicini l'uno all'altra.
«Già. Io non ho mai provato niente del genere, è come se ti conoscessi da una vita e tutto d'un tratto mi sono accorto di ciò che provo.»
«E cosa provi?» gli domando staccandomi leggermente.
«Non lo so, cioè è tutto inaspettato ma tu mi piaci, più di quanto io voglia ammettere.»
«Beh, anche tu sei abbastanza smielato.» scherzo mentre guardo nuovamente verso il mare.
«Non è vero, io sono un duro.»
«Certo, proprio tu.» è così carino in questo momento, sta fingendo di fare il duro quando si vede chiaramente che è un tenerone.
«Tu invece cosa provi per me?»
«Anche tu mi piaci. - dico mentre lo sento sospirare orgogliosamente - Ridimensiona l'orgoglio biondino.»
«L'orgoglio è quello che mi fa andare avanti.» mi risponde prima che entrambi scoppiamo a ridere, poi mi avvolge con un braccio la spalla e mi trascina a sé, lascio cadere la mia testa sulla sua spalla e in silenzio osserviamo il tramonto. Mi sento a casa.
Potrei stare qui per tutta la vita, questa pace, il rumore delle onde e nessun rumore dei miei pensieri. Stiamo immobili ancora per un po', poi vista l'ora è inevitabile che io e lui dobbiamo tornare a casa così dopo esserci scambiati un altro bacio, o forse qualcuno in più, ci alziamo, raccogliamo le cose e iniziamo a passeggiare.
Arriviamo alla sua auto e carica tutto quanto, lega le tavole da surf e si gira nuovamente verso di me, mi sento afferrare improvvisamente dai fianchi e mi stringe a sé come se fosse terrorizzato dall'idea di lasciarmi andare e questo mi fa piacere: in questo momento sono certa che farebbe di tutto per tenermi al sicuro.
«Sei sempre così affettuoso o solo all'inizio?»
«Non ti piace?» mi chiede confuso.
«No anzi, lo adoro.»
«Andiamo?» mi domanda facendo cenno con la testa verso la sua auto. Gelo. Lo vedo girarsi ma non faccio caso al suo sguardo, in quel momento sono solo terrorizzata, paralizzata con gli occhi fissi verso l'auto. Come se fossi nelle sabbie mobili e qualcosa continuasse a tirarmi giù.
«Io no, non salirò su quell'auto... Tu non puoi... Io...» inizio a balbettare respirando sempre più velocemente.
«Oi, guardami. - mi sussurra avvolgendo il mio viso con le sue mani - Non c'è problema, ti riaccompagno a piedi. Ok?» annuisco sollevata così aspetto che chiuda nuovamente l'auto, mi prendo per mano e ci incamminiamo silenziosamente verso casa mia.
«Mick, mi dispiace.» mi scuso ad un certo punto.
«Non c'è problema, anzi mi dispiace se ti ho messo in difficoltà.»
«Non è colpa tua, grazie di avermi capita.»
«Figurati, quando vuoi. Voglio però che tu sappia che io sono qui, non ti voglio obbligare a dire nulla, ma puoi fidarti di me, tengo a te e non voglio tu soffra soprattutto se posso evitarlo.»
«Sei molto dolce. Grazie per tutto, ho passato un pomeriggio indimenticabile.»
«Beh ti ho fatto surfare, per forza non te lo dimenticherai.»
«Se fosse stato con qualcun altro non sarebbe stato lo stesso anche se fossi andata a fare la cosa più bella del mondo, contano le persone non il posto.»
«Belle, intelligente e dannatamente attraente, sei caduta dal cielo?»
«Ok questa era pessima.» lo rimprovero dolcemente prima di fermarci sotto casa mia, gli do un ultimo bacio e lo vedo osservarmi entrare in casa per essere sicuro rientri sana e salva.
Entrata in casa vedo immediatamente mia mamma e mio papà seduti sul divano che mi vedono rientrare e iniziano a bombardarmi di domande a cui rispondo frettolosamente, sono ancora emozionata e non riesco a collegare tutto quanto. Corro in bagno per sciacquarmi il sale e mi rendo conto di non avergli ridato la felpa, la annuso prima di sfilarla e sento chiaramente il suo profumo, sorrido e la appoggio distrattamente sul letto per poi tornare in bagno.
Mentre l'acqua scorre ripenso inevitabilmente all'accaduto con l'auto, mi sento una stupida per come ho reagito, avrei dovuto dirglielo fin da subito e invece ho avuto e continuo ad avere paura; se sapesse quanto successo potrebbe non guardarmi allo stesso modo dato che sono stata io la causa, non potrei sopportarlo, amo come i suoi occhi blu mi fanno sentire.Mick
Continuo a ripensare a quella scena: lei terrorizzata dal solo pensiero di salire in auto: mi sento responsabile. Mi continuo a domandare però cosa abbia fatto scattare in lei quella reazione, presumo abbia qualche brutto ricordo legato alle auto ma non posso esserne certo fin quando lei, se ne avrà voglia, me ne parlerà. Mentre guido realizzo di averle lasciato la mia felpa, il che è ottimo poiché almeno ho un motivo assicurato per poterla rivedere anche se dovesse andare storto qualcosa. In questo momento avrei solamente voglia di correre a casa e confidarmi con papà, sicuramente mi darebbe qualche consiglio su cosa fare e la sua opinione su di lei che non potrebbe essere nient'altro che positiva. Ovviamente però ciò non è possibile o meglio, posso parlargli e sicuramente lo farò, ma non riceverei una risposta, per questo c'è Seb. Seb risponde a tutto, sa cosa dire nel bene e nel male, è fondamentale sia per la mia crescita umana che da pilota, so che posso contare su di lui e per questo lo sto chiamando. Come al solito mi risponde dopo neanche dieci secondi, gli racconto tutto e mi rivela la sua sentenza: sincerità, pazienza e rispetto. Tutto qui, l'ha chiamata "la ricetta per una relazione sana" quindi non posso fare altro che ascoltarlo. Vorrei tanto essere in grado di esprimere il bene che gli voglio, ma so che lui lo sa, io e lui ci siamo sempre capiti e so che l'anno prossimo senza di lui la Formula 1 non sarà per niente la stessa.
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Quel filo blu || Mick Schumacher
FanfictionIsabelle è nata a Marsiglia, ha 20 anni, studia per diventare un'arredatrice di interni nella sua agenzia immobiliare di famiglia; ha sempre desiderato trasferirsi a Parigi e aprire uno studio in autonomia. Ama tutti quei passatempi che ormai non va...