Capitolo 17

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Mick
«Buongiorno Belle.» sussurro dolcemente all'orecchio della ragazza ancora mezza addormentata, sorride dolcemente e si gira per darmi un veloce bacio.
«Anche a te.» mi tira affettuosamente un cuscino prima di prepararsi per partire.
Già, dobbiamo partire di nuovo, stavolta però non staremo via molto. Dopodomani si terrà la Champion For Charity, ovvero la partita di calcio in onore di papà che contribuisce anche alla raccolta di fondi in aiuto ai giovani in difficoltà, inutile spiegare quanto sia importante per me. Ci sarà anche Seb, per cui ci siamo organizzati per uscire a cena con la sua famiglia, è da molto che non vedo Hanna e le bambine, devono essere cresciute tanto.
«È molto bella questa cosa che fate tu, Seb e tutti gli altri.» mi fa notare Belle mentre siamo in viaggio verso Francoforte.
«Credo di sì, ma d'altronde stiamo solo facendo ciò che papà si merita, gli stiamo dando l'importanza che si merita.»
«Come la privacy che gli riservate giusto?»
«Si. - esordisce mia madre dal sedile posteriore - Lui ci ha protetti da tutto, noi facciamo lo stesso per lui.»
«È molto bello, inoltre non immagino nemmeno quanto sia difficile per voi... si insomma, paparazzi, fan...»
«Non è facile, ma ne vale la pena. Piuttosto, mi piacerebbe conoscere i tuoi genitori. Potresti invitarli alla partita, sempre che non abbiano da fare.»
«Io beh, in realtà in questi giorni stavano concludendo qualche vendita importante, ma se è sicura posso comunque provare a chiedere.»
«Ti ricordo di darmi del tu Izi, mi fai sentire solo più vecchia. Certo che no, sono la tua famiglia.»
«Riferirò, grazie davvero sign... scusi, Corinna.»
Dopo una mezz'ora mamma si mette nuovamente gli auricolari mentre Gina non si è ancora svegliata, ci manca che mamma debba ascoltarle il battuto per la profondità de suo sonno: incredibile l'effetto che le fa l'auto, riesce ad addormentarsi in pochissimo tempo, sin da quando è bambina.
«Pensavo che questo weekend potrei venire a vederti al Gran Premio, sempre se non è un problema.»
«Oddio sarebbe fantastico, potresti stare nel box con gli altri.»
«Posso stare anche nel pubblico non voglio creare problemi.»
«Ma quali problemi, gli altri saranno felici di conoscerti, poi non ci sono più biglietti.»
«Allora ok.» annuisce cercando di nascondere l'emozione che prova per venire a vedermi correre.
«Io invece pensavo che dopo potremmo andare a vedere le case a Parigi.»
«Davvero?»
«Perché starei scherzando? Vogliamo ancora farlo vero? Cioè dico, andare a vivere insieme.»
«Ma certo. Solo non pensavo saremmo andati così presto. - disse guardando il mio profilo un po' deluso da quella affermazione - No aspetta, non che non voglia, fosse per me potremmo andare anche ora. Non me l'aspettavo tutto qui.» riesce a rassicurarmi facendomi sorridere e muovere il pollice sulla sua coscia per farle capire fosse tutto ok.

Isabelle
«Tu sei Hanna?» domando a una donna seduta con due bambine che assomigliano molto a Sebastian.
«Si, tu sei Isabelle giusto? La ragazza di Mick?»
«In persona, è un piacere.»
«Piacere tutto mio. - mi da un abbraccio confortevole prima di tornare a sedersi e presentarmi le bambine - Sai ammetto che sono emozionata, è la prima volta che Mick ci presenta una ragazza.»
«Davvero?» domando imbarazzata, lei annuisce e non riesco a nascondere un'espressione gioiosa. So di essere importante per lui, ma non credevo di essere la prima ad aver conosciuto Sebastian data l'importanza che ha per lui.
Giusto il tempo di sistemarsi dopo la partita che dobbiamo già raggiungere i Vettel a cena. Il ristorante è estremamente di lusso, non sono abituata a luoghi del genere, ci sediamo al tavolo e iniziamo tutti a leggere il menù in silenzio.
«Sei bellissima sai?» mi sussurra all'orecchio passandomi una mano sulla schiena scoperta per via del vestito. Gli sorrido in risposta e mi avvicino a lui per un bacio che, se non fossimo in questo luogo, porterebbe sicuramente ad altro.
«Mi piace il tuo completo.» si complimenta Emily con il mio ragazzo che fa un sorriso orgoglioso, poi si tira una pacca sulle gambe per far sedere la bambina.
«Non è giusto zio Mick, anche io voglio sedermi in braccio.» piagnucola la sorella minore.
«Perché non vieni qui. - propongo indicando le mie ginocchia - Non sono alta e muscolosa come Mick ma ti assicuro che sono più simpatica. Poi noi femmine siamo molto meglio dei maschi, loro sono molto più antipatici.» scherzo facendo ridere Matilda che non ci pensa due volte a venire in braccio a me. La cena prosegue bene, la famiglia di Seb è a dir poco stupenda, tra loro c'è un'armonia, un amore immenso che ti fa sentire parte di loro, importante.
«Sei brava con i bambini.» si complimenta Mick appena ci sdraiamo.
«Li ho sempre adorati, e anche tu non sei male. Anzi. Quelle bambine pendono dalle tue labbra. Se avessero quindici anni in più sarei gelosa.»
«Non dovrai mai essere gelosa, io sono completamente tuo.» a quelle parole alzo di scatto lo sguardo verso i suoi occhi, nessuno mi ha mai detto qualcosa del genere.
«Sai, avevi ragione. Nel tuo diario, la leggenda del filo rosso e il resto. Io mi sento così con te, tu mi fai sentire così. Adesso posso dire che sto bene. Io sto bene. E lo devo a te.»
Mick si fionda sulle mie labbra e sento un sorriso comparire sulla sua bocca, mi sta dicendo tutto quanto con un bacio, e per ora mi basta.
È venerdì, la prima sessione di prove libere è appena terminata e io, Mick e tutti i membri dello staff della Haas stiamo tornando nell'hospitality per rivedere alcune cose e prepararsi per la seconda sessione. Sto cercando di stare il più dietro possibile a tutto ciò che si dicono anche se mi sembra parlino una lingua straniera, vedo il via vai che si sta creando e con una scusa esco a prendere un po' d'aria prima che Louise, la moglie dell'altro pilota Haas Kevin Magnussen mi raggiunga. È una ragazza veramente dolce e premurosa, infatti capendo il mio imbarazzo cerca di distrarmi raccontandomi un po' di cose su di sé e cercando di conoscermi meglio. Passano circa quindici minuti e sento una mano scivolare dalla mia mano alla mia spalla, giro la testa e sorrido nel vedere il volto di Mick avvicinarsi alla mia bocca per lasciarci un bacio, saluta anche lui Louise poi rientriamo.
«Tutto bene?»
«Si, devo ammettere che è strano stare qui, tutta quella gente che parla di gomme, motore e cambio... però mi piace vederti con quella tuta. - sussurro al suo orecchio facendolo sospirare divertito - Potevi dirmi che avrebbe fatto freddo, mi sarei portata una felpa.»
«Vado a prenderti la mia, so che ami indossare le mie felpe.»
«Non vorrei farti perdere tempo, devi prepararti a guidare.»
«Non sarai mai una perdita di tempo. Arrivo subito.»
Arriva veramente prima di quanto mi aspettassi, poi però sparisce nuovamente vista l'ora, dopo poco tutti tornano rapidamente nei box e danno il via alle prove libere; queste inizia a piovere sempre di più, fortunatamente alla fine non manca molto e infatti si concludono senza nessun particolare imprevisto.
«Quindi domani partirai dal fondo?» chiedo al biondo accanto a me che sta sistemando le ultime cose prima di poter prendere l'auto per tornare in hotel.
«Esatto, abbiamo fatto delle modifiche all'auto che mi danno delle penalità, per questo. Cazzo sta diluviando.»
«Facciamo una corsa, amo la pioggia.»
Mick sorride, fa intrecciare le nostre dita, poi conta fino a tre e iniziamo a correre come dei bambini sotto la pioggia, inutile dire che appena saliamo in auto siamo completamente fradici, se strizzassimo i nostri vestiti riempiremmo un secchio intero, ma nessuno dei due ci fa caso, anzi: lui scoppia a ridere finendo per contagiare anche me, piano piano riprendiamo fiato e osserviamo i nostri occhi, sono pieni di felicità. Io sorrido, forse anche troppo dato che cominciano a farmi male gli zigomi, non avrei smesso se non fosse per lui che si fionda inaspettatamente sulle mie labbra, le nostre lingue iniziano a danzare in un modo che ci sembra comprensibile solo a noi; purtroppo però siamo in macchina per cui il tempo di riprendere fiato e ripartiamo per l'hotel.
È appena finita la gara, Mick si è classificato diciassettesimo dopo parecchi imprevisti come i due ritiri e una serie di sorpassi abbastanza caotici al centro della classifica, la cosa più inaspettata è stata sicuramente la guida di Max Verstappen che nonostante sia partito quattordicesimo è riuscito a vincere la gara.
Lascio Mick parlare con tutti i meccanici e gli altri uomini nel box e nel paddock, solo alla fine dei vari incontri è pronto per andare così finalmente posso rifugiarmi tra le sue braccia.
«Perché così felice? Non ho fatto una bellissima gara, anzi...»
«Non mi importa, sono fiera di te. E poi sei riuscito a finire la gara sano e salvo come mi avevi promesso, mi basta questo per essere felice.»
Mick mi stringe ancora più forte nascondendo il suo viso nei miei capelli, respira profondamente prima di prendermi il viso con le mani e guardarmi dritto negli occhi.
«Belle, sei la cosa più bella che mi sia mai capitata, non dimenticartelo mai.»

Quel filo blu || Mick SchumacherDove le storie prendono vita. Scoprilo ora