Capitolo 14

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Mick
«Hai usato anche tu quella pallina antistress? Perché non me lo hai mai detto?»
Cazzo, ha trovato quella pagina. Mi sposto e ritorno seduto, Dio sarebbe estremamente imbarazzante se leggesse la parte finale di quella pagina.
«Si, ma non è niente di che, poi volevo fossi tu ad aprirti con me, non volevo di certo tirartelo fuori io. Ora però ridammelo.»
«No no, voglio sapere cosa hai scritto di me. - si alza di scatto per evitare che io possa prendere il diario e continua a leggere, mi alzo anche io e la costringo ad appoggiarsi alla porta sulla schiena dato che non ha via di scampo, purtroppo però ha già letto tutto - È tutto vero? Veramente senti questo per me?» mi domanda porgendomi finalmente il diario.
«Cazzo, è decisamente imbarazzante. - lo afferro e lo mollo sul letto, guardo a terra per qualche secondo in silenzio senza sapere che dire - Ok beh si, ma tu non devi sentirti obbligata a fare nulla, cioè se ti sembro un pazzo ossessionato puoi anche...» vengo interrotto dalla sua bocca sulla mia, dopo i secondi di shock prendo io il controllo del bacio che diventa velocemente più movimentato di quanto entrambi ci aspettassimo, la circondo con le mie braccia e la conduco verso il mio letto.
«Mick Mick, fermo. - sospira divertita lei mentre io la guardo confuso con il fiatone - C'è tua madre di là e non voglio di certo fare sesso con te avendo lei in casa dato che ci siamo appena viste.»
«Ok, hai ragione.» rido imbarazzato; mi da un ultimo bacio poi usciamo dalla mia stanza e andiamo a salutare mia sorella che è appena tornata a casa. Le due si presentano e sembrano subito andare d'accordo, Gina prende un vecchio album di famiglia e inizia a sfottermi mostrandole le mie foto più imbarazzanti, tipo il bagnetto o io completamente sporco di cibo. Grazie a Dio mamma ci avverte che la cena è pronta e le due smettono di ridacchiare per le mie foto, si alzano e andiamo tutti al tavolo.
«E i tuoi che lavoro fanno?»
«Sono agenti immobiliari, appena mi laureerò lavorerò con loro.»
«Ah, io avevo capito che studiassi arredamento...»
«Oh è vero, il mio sogno infatti sarebbe quello di trasferirmi a Parigi e aprire uno studio tutto mio, ma adesso è quasi impossibile.» le spiega stringendomi la mano sotto al tavolo.
«E come mai?»
«Gina, non è il caso.»
«No va bene, tranquillo. Quattro anni fa mia sorella è morta in un incidente in auto, così ho deciso che sarei restata con i miei.»
«Non ne avevamo idea, non avremmo mai fatto queste domande, ci dispiace.»
«No, davvero tranquille. Ora l'ho superata, anche se a dire la verità tutto questo è grazie a Mick, gli devo tutto.» spiega sorridendomi. Non posso negare di non apprezzare questa sua gratitudine nei miei confronti, vorrei però che per una volta capisse che è soprattutto merito suo se ce la sta facendo, è il suo coraggio che sta mettendo in gioco, non il mio.

Isabelle
«Allora, ho pensato di farmi preparare i disegni della casa a Maiorca, ti lascio completamente carta bianca sia per lo stile che per il budget, mi fido di te. L'unica cosa che ti serve sapere è che ci devono essere minimo tre stanze da letto e tre bagni, il resto è a tuo carico. Oh, e Angie passa quasi tutto il suo tempo in camera di Mick per cui le sue cose saranno lì.»
«Nessun problema, solo... Mick non mi ha detto che sarebbe venuto a vivere lì con voi.» prendo il caffè e i muffin che ha preparato Corinna questa mattina presto.
Dopo colazione lo trovo a giocare in giardino con Angie, silenziosamente mi avvicino e mi aggiungo al gioco; resto in silenzio e a quanto pare lui capisce subito c'è qualcosa che non va.
«Che succede?»
«Quando pensavi di dirmi del trasferimento in Spagna? Credevo ci dicessimo tutto.»
«Io... non sono certo di andarci.»
«Ok, ma quale sarebbe l'alternativa? Rimanere in questa casa da solo? Ami la tua famiglia e sicuramente finirai per andarci, non sarò di certo io a fermarti.»
«Beh potremmo vivere insieme.»
«Certo, e dove? Sai che non posso lasciare i miei.»
«Non puoi o non vuoi? Loro ti lascerebbero andare senza problemi, sanno badare a loro stessi, ma forse sei tu che non vuoi lasciarli.»
«Questa è una stronzata.»
«No, e lo sai bene. Non hai il coraggio di mollare tutto quanto perché credi ancora di non meritare la felicità.»
«Ok, io ho bisogno di spazio, ci vediamo dopo.» mi allontano verso il lago, mi siedo sulla riva e rifletto. Lui non ha ragione, sarebbe stupido da parte mia mollare tutto per una scusa banale, i miei hanno sul serio bisogno di me non è una scusante, vero? Cazzo. No che non è vero, Mick ha ragione, come al solito; inoltre l'ultima cosa di cui ho bisogno è litigare con l'unica persona che mi vede davvero per quella che sono. Mi alzo e torno alla casa, inizialmente non lo trovo dove era prima, poi però la sorella mi riferisce che si trova nella stanza accanto alla sua così lo raggiungo.
Appena entro mi sembra di essere in un mausoleo della Formula 1, è pieno di foto di Michael, tute, trofei e modellini di monoposto, ci sono anche oggetti riguardanti Mick che in questo momento è seduto su una poltrona a fissare il soffitto, in silenzio mi siedo accanto a lui e lo imito cercando, inutilmente, di capire cosa ci trovi di così interessante in quell'attivitá.
«Hai ragione.» dico chiaramente senza però girarmi verso di lui.
«No, ho sbagliato io, non dovevo dirti quella cosa.»
«Invece hai fatto bene, io ho paura di essere felice. Per questo prima ho scritto ai miei di Parigi.»
«Cosa? Davvero?» mi domanda girandosi di scatto verso di me.
«Si. Mi hanno detto che sono felici per me e che non capiscono perché io non glielo abbia detto prima. Ma mi appoggiano.»
«È fantastico, sono fiero di te.»
«E comunque, ovviamente non voglio costringerti assolutamente, ma che dici se andiamo a Parigi insieme? So della Spagna, e se non vuoi non fa nulla, giuro che non farò la pazza.» Mick sospira divertito per la mia voce impacciata, poi avvicina il mio viso al suo e mi bacia.
«Non vedo l'ora di vedere quei tuoi occhi blu tutte le mattine.» a quella frase come due bambini di cinque anni scoppiamo a ridere e lui inizia a farmi il solletico per poi sollevarmi in aria. Questo è ciò che voglio con lui. Anzi, io voglio lui, nient'altro.

Quel filo blu || Mick SchumacherDove le storie prendono vita. Scoprilo ora