Capitolo 18

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Isabelle
«Avevi ragione, Parigi è veramente bella.» mi dice Mick appena scendiamo dal taxi. Dopo la sua ultima gara in Olanda siamo venuti a fare un salto a Parigi per vedere quella casa.
Già da fuori ci sembra la casa perfetta, è decisamente moderna, ricca di vetrate ma comunque garantisce la giusta privacy, è molto luminosa e spaziosa. All'interno l'agente immobiliare ci spiega esserci spazio per circa quattro camere da letto con rispettivi bagni, tre sono al piano superiore mentre una al piano terra. Finita la visita l'uomo ci comunica di parlarne liberamente e che lui ci avrebbe aspettato al di fuori dell'immobile così che ne potessimo parlare tranquillamente.
«Io adoro questa casa, solo che è veramente grande, poi chissà quanto costa.»
«Non ti devi preoccupare di questo, davvero.»
«Ma Mick, non puoi pagarla solo tu, mi sentirei in debito.»
«Ciò che è mio è tuo, poi ti brillano gli occhi da quando sei entrata. La cosa che più mi piace è che non è arredata, potremo scegliere noi tutto quanto.»
«Già, però sono quattro camere...»
«Una potrebbe essere per gli ospiti, poi le altre due possiamo anche utilizzarle per altro, non per forza camere da letto. Poi quando avremo dei figli le cambieremo.»
«Tu vuoi avere dei figli?» gli domando prendendoli le mani, le appoggio dietro la mia schiena e gli circondo il collo con le mie.
«Tu no?»
«Mi piacerebbe, se trovassi la persona giusta.» scherzo alzandomi sulle punte facendolo sorridere.
«Ah beh, mi sembra giusto. Io credevo di averla trovata ma mi sa che l'ho lasciata in Svizzera.» sorrido di rimando poi azzero la distanza tra le nostre bocche. Restiamo qualche minuto ancora poi usciamo dall'abitazione e Mick conferma la nostra scelta.
Chi l'avrebbe mai detto, nessuno. Forse perché è una pazzia, è poco meno di due mesi che stiamo insieme, eppure non ho mai provato qualcosa di così puro e intenso, rischierei la mia vita per lui. So che farebbe lo stesso anche lui.
«Dove stiamo andando?» chiedo emozionata a Mick che si limita a sorridere di rimando, so già che non mi dirà nulla, ama fare le sorprese ed è anche molto bravo, per cui ci rinuncio e continuo a seguirlo in silenzio.
«La sera dell'incubo ho finto di dormire, non so perché ma credevo mi avresti detto qualcosa che se fossi stato sveglio non avresti trovato il coraggio per dirmelo. Ed è stato così, mi hai confessato di amarmi e non ho risposto. Non perché non sapessi che dire, ma non volevo rovinare il momento, poi nei giorni successivi volevo trovare il momento giusto che non c'è mai stato, per questo ti ho portato qui. Questo - dice indicando il muro alle nostre spalle - è chiamato "Le mur des je t'aime", il calligrafo Baron insieme all'artista Kito lo hanno allestito con delle piastrelle di lama smaltata; come puoi vedere c'è scritto ti amo in 250 lingue diverse, per questo ti ho portato qui. So quanto sei romantica e voglio che la prima volta che ti dirò quelle parole scritte sia indimenticabile. - continua sollevando con il pollice e l'indice il mio viso che guardava a terra per nascondere degli inevitabili occhi lucidi - Ti amo anche io Belle.» dopo queste parole mi bacia, è un bacio diverso, consapevole. Consapevole che io e lui potremmo veramente costruire tante cose insieme, consapevole dei sentimenti che proviamo per noi e del fatto che siamo disposti a lottare per noi e per la nostra felicità.

Mick
È incredibile come una sola persona mi abbia stravolto la vita, non ero più sicuro di nulla, ora invece mi sembra che sia tutto quanto più chiaro. Dal primo istante in cui ci siamo visti è stato tutto naturale, come se fosse già scritto da qualche parte, nelle stelle forse; proprio come quella leggenda cinese diceva, oggi ci credo più che mai: il mio filo blu è sempre stato legato a Belle, e lo sarà per sempre dato che questa donna io la sposerò prima o poi. Lo so, l'ho sempre saputo.
Arriviamo in hotel, ci facciamo una doccia e ci sediamo sul divano sfogliando delle riviste di mobili, la mia ragazza è concentrata come non mai, si vede che ama quel lavoro, la rende felice anche se non quanto me modestamente.
«Ti dispiace se chiudiamo? Ho un po' di mal di testa.»
«Certo. - la rassicuro poggiando sul tavolino le riviste, torno seduto accanto a lei e le poggio una mano sulla fronte - Cavolo, sei un po' calda, vado a prendere un termometro aspettami. - mi alzo e entro in bagno, apro lo sportello dove c'è dentro il beauty con il termometro all'interno, poi torno da Belle, lo accendo e glielo appoggio sulla fronte. Dopo qualche secondo suona e sul display appare 37.6 gradi, le bacio la fronte e le porto la tachipirina - Hai qualche linea, prendi questa che dovrebbe scendere.»
«Grazie, però non starmi troppo addosso, potrei contagiarti.»
«Ma va stai tranquilla, i miei anticorpi sono fantastici.» la rassicuro facendola sdraiare sulle mie ginocchia, le accarezzo i capelli per un po', poi si addormenta e io la seguo.
È mercoledì, fortunatamente la febbre di Belle è durata solamente un giorno e questa mattina siamo riusciti a prendere l'aereo, non siamo né in Francia né in Svizzera però, ora siamo in Italia poiché è il weekend del Gran Premio di Monza e Belle ha deciso di venire con me. Tuttavia nonostante le sia passata la febbre è un po' debole, non vuole ammetterlo ma non è in grande forma, la porterò da un medico, giusto per assicurarci che non sia nulla di cui preoccuparsi.
«Pronto mamma?»
«Ciao tesoro, siete arrivati?»
«Si, l'Italia è proprio come me la ricordavo, si mangia da Dio e i paesaggi sono mozzafiato.»
«E Belle? Sta meglio?»
«È ancora un po' debole, la farò visitare, giusto per toglierci ogni dubbio.»
«D'accordo, tienimi aggiornata ok?»
«Certo ma', ora vai a dormire ci sentiamo.» chiudo la telefonata e mi sdraio accanto a Belle.
«Ti porto dal medico dopo il Gran Premio, non mi sembra tu stia meglio.»
«D'accordo, ora però mi fai un po' di coccole.» mi supplica con il suo fascino dolce a cui sa non posso dire no, così appoggia la testa sul mio petto e rimaniamo così per tutto il tempo.

Quel filo blu || Mick SchumacherDove le storie prendono vita. Scoprilo ora