Capitolo 11

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Mick
«Che diavolo ci fai in casa nostra?» esclama l'uomo lasciando cadere il borsone che fino a qualche istante prima teneva saldamente in mano.
«Oddio, scusate io... sono Mick. - mi presento imbarazzato - Sono un amico di Belle.» spiego esitando alla parola amico, non mi sembra il momento giusto per spiegare ai suoi genitori della nostra relazione.
«Ma certo, tu sei il suo ragazzo.» esordisce la madre avvicinandosi estremamente gioiosa per abbracciarmi.
«Aspetta, tu sei Mick Schumacher, il pilota?»
«Già, è un piacere. Mi dispiace veramente tanto ti esserci incontrati in queste condizioni, - spiego grattandomi la nuca nervosamente - Belle mi ha detto che sarebbe stata fuori ma di sistemare le mie cose con calma dato che voi sareste tornati domani. Ora però è meglio che tolga il distrubo.»
«No, resta ti prego. Sei il primo ragazzo che conosciamo e ci farebbe piacere conoscerti meglio. Se non ti crea imbarazzo ovviamente.»
«Ma certo signora, mi piacerebbe sapere qualcosa sulla sua famiglia, è parecchio silenziosa a riguardo.»
«Lo immaginiamo, fa fatica a parlare di noi, soprattutto dopo quanto successo a sua sorella, non puoi nemmeno immaginare com'era il loro legame, sembravano una sola persona nonostante fossero completamente diverse. Intendo completamente diverse, su ogni aspetto.» il padre si interrompe accarezzando la spalla della moglie, mi porge la tazza di caffè che ha preparato apposta per me e mi osserva malinconico.
«Sua sorella? Non mi ha detto di avere una sorella.»
«Beh, non l'ha più. Oggi sono quattro anni che è morta, un incidente.»
«Scusate per la domanda, ma è stato un incidente in auto?»
«Esatto. Quella sera Izi aveva deciso di studiare in un bar e Sophie sarebbe dovuta andare a prenderla ma ha avuto l'incidente. Da quel giorno o Belle ha vissuto una vita da spettatrice, non è stata più la stessa, immagino si desse colpe che non aveva e temevamo avrebbe potuto fare qualcosa di stupido. - si blocca afferrando la mano del marito che non si era mosso nemmeno di un centimetro - Ma poi ha conosciuto te. Dal giorno in cui vi siete visti non mi è sembrata la stessa, i sensi di colpa non le sono spartiti, ma ha riacquistato la gioia di vivere e per questo ti dobbiamo ringraziare.» conclude singhiozzando, istintivamente allungo la mano verso la sua e cerco di sembrare forte, come se quanto detto non mi avesse dato solamente la voglia di piangere.
«Voi non mi dovete ringraziare, ogni cosa che ho fatto per lei è perchè tengo a lei, forse più di quanto voglia ammettere. Belle è... wow. Non so nemmeno come descriverla, ha quegli occhi blu che quando ti guardano ti fanno sentire su di giri, come se non fossi mai stato visto da nessuno per la prima volta. È spiritosa, gentile e intelligente, si imbarazza quando le fai un complimento e arrossisce come una bambina, sa farti ridere ma allo stesso modo è capace di renderti paranoico nel cercare un significato a ogni sua parola o movimento. È speciale, unica, è per questo che la amo. E credetemi, so che sembro un maniaco a dirlo dato che ci stiamo ancora conoscendo e che farlo sarà faticoso, sia per lei che per me, ma ne vale la pena. Io e lei siamo fatti per stare insieme.»
«Ok ragazzo, ora recupera fiato perché né io né lei abbiamo mai sentito parlare qualcuno così tanto senza fermarsi.» sorrido, ma è così quando parlo di lei, mi perdo nell'immaginare il suo viso.
«Se la ami davvero non devi mollare, quando la situazione si farà difficile lei tenterà di costruire un muro ma tu devi restare lì per lei. Con lei.»
«Non si preoccupi, ora se mi volete scusare vorrei andare a parlare con lei, sapete dirmi dove si trova?»
«Al cimitero.» sospira sua padre.
Annuisco e esco da casa loro, salgo in macchina e guido senza fermarmi, ho bisogno di dirle tutto ciò che provo e voglio farle capire che sono qui per lei come ha detto a me ieri sera; ci faremo da spalla l'uno all'altra e sarà la cosa più bella delle nostre vite.

Isabelle
Sono appena uscita di casa per andare a trovare Sophie, ultimamente ci sono andata poco per via degli impegni di scuola e per Mick, oggi però non posso non andare. Mi fermo dal fioraio fuori dal cimitero e compro un mazzo di tulipani dato che i girasoli sono terminati, anche dai fiori si capisce quanto fossimo diverse: io rose rosse e lei girasoli. Appena arrivo alla sua lapide resto immobile ad osservare quelle due date, è sorprendente quanto riescano a provocare emozioni contrastanti, la prima una gioia immensa mentre la seconda un misto tra tristezza e rabbia. So che tutti dovranno morire prima o poi, è il cerchio della vita, ma non mi capacito di come sia toccato a una diciottenne, una ragazza con tante aspettative di vita davanti a sé molto più voglia di vivere di chiunque io abbia mai conosciuto. Mi siedo per terra e tiro fuori dalla tasca il telefono, apro le note e inizio a leggere.

"Cara Sophie,
Come stai? Come va lassù? Non so cosa tu faccia tutto il giorno, probabilmente te la spassi alla grande con ogni singola persona che è con te, era questo il bello di te: facevi ridere chiunque. Mi ricordo quando tu avevi dieci anni e io otto, eravamo al luna park con mamma e papà e ci avevano appena regalato due palloncini, il tuo giallo e il mio rosso, stavamo camminando quando ad un tratto il filo del mio mi è scivolato dalle mani ed ha iniziato a volare sempre più in alto; stavo per scoppiare a piangere ma tu prontamente hai preso il tuo e me lo hai regalato, eri l'unica che voleva farmi sorridere ad ogni costo. Vivevi per me, anche se non me lo hai mai detto l'ho sempre saputo dentro di me, si vedeva dai tuoi atteggiamenti, da come organizzavi le tue giornate in base a ciò che volevo fare io. Anche quel giorno, l'unico giorno in cui avresti dovuto mettere te stessa prima di me o di chiunque altro, ma non l'hai fatto. Hai fatto quella strada per venirmi a prendere al bar e un coglione non ha rispettato il semaforo venendoti addosso. Tu volevi vivere e io no. Ora io vivo e tu no. Per giunta mi sta iniziando a piacere questa vita per via di un ragazzo, lui si chiama Mick, assomiglia molto al principe azzurro di Cenerentola, come quello che sognavo da piccola. Ho scoperto da poco essere il figlio di Schumacher, quel pilota di Formula 1 che piaceva tanto a papà, guida anche lui e, nonostante io gli abbia detto che non è un problema ciò mi terrorizza insomma, guida l'auto a velocità inimmaginabili e non voglio...lo sai.
Ciò che mi tormenta realmente è qualcosa d'altro, sei tu che dovresti stare con un ragazzo così, io non me lo merito, dovrei stare al tuo posto; per questo credo che mi allontanerò da lui, non voglio godermi qualcosa che non mi appartiene.
Comunque volevo sapessi che mi manchi terribilmente, si sente il vuoto che hai lasciato anche quando siamo tutti a letto e non si sente più papà urlare di abbassare la musica.
Ti voglio bene,
Izi."

Quel filo blu || Mick SchumacherDove le storie prendono vita. Scoprilo ora