Capitolo 4

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Isabelle
È Giovedì sera e i miei genitori hanno deciso di uscire a cena così ho deciso di cenare con una vaschetta di gelato fragola e limone, dopodiché sono uscita sul balcone a fumare la mia solita sigaretta prima di andare a letto. In quei giorni io e Mick non ci eravamo scritti, ma andava bene così, probabilmente mi sono illusa io che mi avrebbe chiamato la sera stessa, uno come lui è persino difficile sia single anche se sarebbe strano dato quello che mi ha detto Lunedì. Mentre mi sto rilassando sento il telefono iniziare a suonare e leggo un numero sconosciuto, sono molto in dubbio se rispondere o meno, alla fine però accetto la chiamata e dall'altra parte del telefono riconosco l'accento straniero di Mick.
«Ti disturbo?» mi domanda con un tono imbarazzato.
«No, sono sul balcone. Sai, credevo non mi avresti chiamato.»
«Perché non avrei dovuto, ho avuto molto da fare tutto qui.»
«Come stai? Cosa mi racconti di bello?»
«Tutto bene, oggi sono arrivato in Ungheria e ci starò fino a Lunedì.»
«Anche questo viaggio per lavoro?»
«Esatto.»
«Ma scusa a vent'anni che lavoro ti fa viaggiare così tanto?»
«Io... lavoro con le auto diciamo, capita quasi tutto l'anno che mi debba spostare.»
«Deve essere bello viaggiare.»
«Si se si ha qualcuno con cui farlo, fortunatamente io non sono mai da solo. Tu non ti sei mai allontanata da Marsiglia deduco...»
«Mai, quando si dice nata e cresciuta qui.»
«Allora ti porto io da qualche parte, la vita è troppo breve per non visitare più posti possibili.»
«Lo so credimi. Ma comunque, devi dirmi qualcosa?»
«In realtà volevo chiederti se ti andrebbe di uscire con me, dopo questo weekend inizio le ferie per cui sono completamente libero, posso venire io lì.»
«Mi farebbe piacere, solo martedì devo consegnare un progetto per l'ultimo esame di quest'anno, magari ci vediamo dopo?»
«Perfetto, allora a mercoledì?»
«Certo, buona notte.»
«Buona notte.» mi dice prima di chiudere la chiamata.
Rientro in casa e mi sdraio sul letto, accendo netflix ma non posso evitare di tenere un sorriso da idiota per tutto il tempo, non vedo l'ora arrivi mercoledì così da poterlo vedere di nuovo. Stranamente mi sento molto a mio agio con lui nonostante ci siamo visti solamente due volte, credo sia una persona genuina che non potrebbe farmi altro che bene. Ciò che mi tormenta in realtà è riuscire ad essere all'altezza delle sue aspettative, mi sembra talmente perfetto che non vorrei creargli dei problemi o incasinare la sua vita; d'altronde anche se è giovane è completamente realizzato, ha un lavoro, viaggia molto, non so se riuscirei ad entrare nella sua equazione.
Mi addormento pensando a lui ma, dopo non so quanto tempo, mi risveglio di colpo completamente sudata e nel panico, fatico a respirare e il mio battito è decisamente irregolare, prendo la pallina che ho sul comodino e inizio a schiacciarla sempre più lentamente per cercare di calmarmi, quando ci riesco prendo il telefono e faccio partire la mia playlist ripensando all'incubo che ho avuto. È sempre lo stesso: io che il giorno dell'incidente sono in macchina con Sophie, stiamo ascoltando la radio, improvvisamente diventa tutto nero e mi sveglio.

Mick
Ho appena finito la telefonata con Belle, inutile dire che mi è piaciuto molto sentire la sua voce, per tutto il tempo è stato come averla qui accanto a me anche se ovviamente non è possibile, non adesso. Devo ammettere che all'inizio credevo fingesse di non conoscere chi fossi, ora invece so per certo che è una ragazza sincera e che ha il solo difetto di non guardare la Formula 1 ma sicuramente le farò cambiare idea, so essere molto insistente. Prima di tutto però dovrei dirle la verità, cioè che sono un pilota nonché figlio di uno dei più grandi al mondo, che non sono un meccanico o qualunque cosa abbia pensato quando ho risposto alla sua domanda. La mia paura è quella di rovinare ciò che potrebbe nascere.
Esco dalla stanza e vado in cucina per vedere se mamma mi ha lasciato qualcosa da mangiare, ho fatto tardi in palestra e poi ho chiamato Belle per cui lei e mia sorella hanno cenato senza di me. Solitamente però ceniamo insieme, siamo una famiglia estremamente unita soprattutto dall'incidente di papà che ci ha sconvolto la vita, visto il suo lavoro ciò che nessuno si aspettava era che finisse in coma per una sciata. Ci manca molto, certo andiamo a trovarlo molto spesso ma sfido chiunque a dire che sia la stessa cosa perché non vederlo e non potergli parlare fa sentire me e chiunque lo veda impotente, inutile. Fortunatamente ho la Formula 1, una delle uniche cose che mi permette di respirare, la sensazione che sento ogni volta che sento quel motore mi da una scarica di adrenalina inimmaginabile, una di quelle cose che devi provare almeno una volta nella vita. Sapevo fin da bambino che sarebbe stato il mio futuro, è come se io e la mia monoposto fossimo una cosa sola; capisco solo adesso cosa provava papà quando era al volante.
Dopo aver mangiato torno in camera e apro il mio cassetto del comodino, afferro un diario e inizio a scrivere. Lo so, a molti potrà suonare stupido, o imbarazzante, ma io tengo un diario. Non uno di quelli su cui scrivi i tuoi segreti, mi piace chiamarlo diario dei sogni, o degli obiettivi per i più razionali; sopra ci scrivo tutti i miei desideri e cosa cambierebbe nella mia vita una volta esauditi, per ora i principali sono due: vincere un mondiale e che papà mi veda guidare per la Ferrari. Ma stasera non scriverò nulla del genere, ho bisogno di parlare a qualcuno di Belle, di capire cosa provo per lei ma soprattutto se ha senso dato che la conosco da così poco.

"Caro diario, o in qualunque modo ti si debba chiamare.
È la prima volta che scrivo una pagina del genere ma qualche giorno fa mi è successa una cosa che mi sta tormentando più del dovuto. Ero a visitare Marsiglia con Angie quando ad un certo punto si è allontanata, poco dopo l'ho vista con una pallina in bocca a giocare con una ragazza, è tornata da me e allora ho riportato quella pallina alla giovane che si era seduta sulla spiaggia. Ho già visto quella pallina, l'ho usata anche io per un periodo dopo l'incidente di papà, non le ho detto niente su quello però, abbiamo scambiato due parole e non sono riuscito a togliermela dalla testa così, lunedì dopo il gran premio, sono tornato in quella città pregando di trovarla, e così è stato. Ci siamo rivisti e scambiati il numero, nonostante morissi dalla voglia di chiamarla ho aspettato per impegni, e anche per farmi desiderare lo ammetto, ma stasera ho ceduto. È stato liberatorio direi, come tornare a casa dopo una giornata molto impegnativa al lavoro in cui non vedi l'ora di farti una doccia, crollare sul divano e mangiare un sacco di sushi come se non ci fosse un domani. Non so se hai mai sentito la storia del filo rosso, cioè ovvio che no dato che sei un diario, comunque c'è questa leggenda cinese per cui ogni persona nasce con questo filo rosso invisibile al mignolo che è legato a quello della loro anima gemella; tra di noi c'è questo filo, ma io me lo immagino blu proprio come i suoi occhi.
Ok, dopo queste due pagine estremamente smielate andrò a dormire e non penserò a lei fino a domani mattina... anzi vado solo a dormire.
MSC"

Quel filo blu || Mick SchumacherDove le storie prendono vita. Scoprilo ora