La gente qui vuole sentire la mia voce.
«E tu perché sei qua?»
«Guarda che siamo tutti rotti, mica ci sconvolgiamo»
E dovrei esserne grato, no? Per una volta qualcuno vuole sentirmi, lo vuole davvero, credo.
E vorrei spiegarglielo, credo. Vorrei spiegargli che non parlo perché i miei mostri si sono divorati anche le parole.Nella stessa sala, nella stessa modalità, con gli stessi pensieri Anna fa le stesse domande. Con lo stessostessostessostessostesso è convinta di cambiare lo stessostessostessostessostesso che proviamo dentro. Anna sorride, intendo sorride davvero davvero e questa è la prima cosa che mi spaventa di lei. È una donna dai capelli corti corti corti, dagli occhioni grandi grandi grandi che forse mi fanno paura perché sono neri come il buio, ma questo devo ancora deciderlo, dalle guance perennemente tinte di rosso fragola e da due fossette che afferma siano "la firma della felicità che vuole ricordare di essere passata per di qui".
La trovo una cosa cattiva da dire perché nessuno oltre a lei in questa stanza ha le fossette. Estremamente cattiva.
Dice «Siamo qui. Voi per stare meglio e io per aiutarvi ad esserlo». Il che significa che al momento siamo tutti rotti.
Ma questo lo sapevamo già.Anna è spaventosamente silenziosa e non smetto di domandarmi come mai sia qui dal momento che la gente come me ha dentro già abbastanza paura di suo. Quando ci guarda sposta i suoi occhioni grandi grandi grandi da un corpo a un altro e va avanti per 13 minuti. Nel frattempo le si disegna in faccia una fossetta nella guancia destra.
Ma chi l'ha messa qui?Devi seguire un lungo corridoio per arrivare nella stanza 27. Anna mi appare all'improvviso accanto alla mia spalla sinistra, io non la guardo, ho deciso che i suoi occhi mi fanno paura. Dice «Come stai?» accanto all'entrata della stanza 27 si trova un acquario minuscolo con un pesce palla bloccato stanco lento come noi. Non fa altro che galleggiare galleggiare galleggiare senza andare in pratica da nessuna parte. Cerca di sopravvivere come noi.
Che cazzo ma sono un pesce palla? Ma chi l'ha messo qui?
Anna è ancora accanto alla mia spalla sinistra, io non faccio altro che guardare quel povero pesce. Mi sembra folle il fatto che passi 24 ore a galleggiare galleggiare galleggiare sempre nello stesso identico punto.
Chiude gli occhi. Avrà capito che in fin dei conti non ha senso, perché non è che alla fine riuscirà a evadere da quella vasca, dico bene? Smette di galleggiare. Avrà capito che in fin dei conti non ha senso, perché non è che alla fine riuscirà a smettere di essere bloccato stanco lento come i 15 ragazzi davanti a lui la cui unica differenza è che noi umani siamo pure fottutamente rotti, dico bene?
Anna si limita a guardare me che guardo il cazzo di pesce palla a terra.«Simone giochi con me?»
Con lui condivido l'età, la camera e forse anche i mostri ma non gliel'ho mai chiesto perché se gli altri vogliono sentire chi sono e cosa mi ha rotto, Luca vuole solo che io giochi con lui.
Una volta ho annuito e abbiamo giocato con le macchinine. Non smettevo di ripetermi cattivoSimonecattivoSimonecattivoSimone cattivoSimonecattivoSimone. Non riuscivo a zittire il rumoroso pensiero di essere solo un mostro che voleva giocare con lui, come i miei mostri vogliono giocare con me. So che è diverso, che non sto facendo niente di male e bla bla bla ma qui siamo tutti rotti e se ti mancano dei pezzi di te, se qualcosa ti sta dannatamente divorando, ad essere e pensare come gli altri là fuori non ci riesci, e ad essere te stesso nemmeno. Iniziai ad urlare e a strapparmi i capelli, volevo arrivare al cervello e levarmi con ferocia quel pensiero per ridurlo come lui stava riducendo me: a pezzi.
Ma si vede che stava parecchio comodo in mezzo ai miei mostri. Se ne andarono i capelli.
Non se ne andarono le braccia di Luca dal mio busto. Ora non mi servivano più gli abbracci delle ombre.Non gioco e non parlo.
Ecco come rimanere un'ombra circondata da dei cazzo di pesci palla in un istituto neuropsichiatrico.
STAI LEGGENDO
Un piede nell'incubo e l'altro nella favola
FanfictionScendeva il buio, si sospendeva la luce della Luna e il grido del vento era il via libera dei miei mostri che fremevano dalla voglia di giocare sulla loro attrazione preferita, un bambino di nome Simone che ogni mattina si svegliava con una nuova f...