VII

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In stanza 27 mi sono cibato di infiniti silenzi a tal punto da smettere di parlare, dunque non so se sono sazio o muto. Lo sguardo di Anna mi stava soffocando e sono scappato in bagno.
Lo specchio mi rimanda un volto ovale, schernito che pare cadere a pezzi. È Simone, quello? Sei tu, quello, Simone? Ma certo, non mi riconosci? Io ti riconosco, Simone, ma tu ti riconosci? Io? Sí, tu, Simone, chi è Simone? Sei lì Simone?

A volte mi sento che non ci sono più io perché non ci sei più tu.
A volte mi sento che piango con i tuoi occhi, che urlo con la tua voce, che respiro con il tuo naso, che mi arrabbio con la tua pelle, che mi appassisco con la tua mancanza.
Anche oggi mi alzo e non sorrido, ma non è perché piove, è perché non ci sei tu.
Anche oggi mi sembra che se cammino sbadato e che se qualcosa mi cade per sbaglio di mano è perché non so che stai facendo tu.
Anche oggi mi sembra che se ho mal di pancia non è perché ho mangiato troppo per colmare almeno un vuoto ma perché non hai mangiato tu.
Anche oggi mi sembra che se la testa mi gira e pesa il doppio è perché ci sono troppi pensieri rivolti a te, perché tu non pensi piu.
Anche oggi mi sembra che se non dormo è perché non dormi tu, ma spero ancora che i miei mostri non me li abbia mandati tu.
Anche oggi mi sembra che se non vivo è perché non vivi tu. Anche oggi penso che i miei 14 anni vorrei li stessi vivendo tu.

Anna bussa alla porta del bagno e mi chiede «Simone ti va di parlarmi di Jacopo?» non le rivolgo nè uno sguardo nè una parola. Ma chi cazzo l'ha messa qui. E a me? Chi mi ha messo qui? Sei rotto Simone ecco perché sei qui. Nell'ufficio di Anna non voglio più entrarci. Nell'istituto neuropsichiatrico non voglio più starci. E chi mi aggiusta sentiamo? Ti aggiustano Anna e gli omoni con i camici bianchi. Ma se non sono capaci! Ci provano, ma poi perché ti lamenti? Perché non sono capaci ti ho detto! Perché tu invece ne sei capace Simone? Credi che saresti qui se ne fossi capace? Se non fossi rotto? Dimmi Simone, ne sei capace? No non ne sono capace, perché sono rotto. Non sono capace a fare tante cose, perché sono rotto.
Vaffanculo pesce palla.

In stanza 25 gli altri stanno pranzando tranne me e Martino. Io lo guardo mentre, siccome non può disegnare con i suoi pastelli, disegna sul purè svariate righe con la forchetta di plastica. Pare lo stia lentamente tagliando in piccoli pezzetti e secondo me quel purè lo vuole uccidere come uccide i suoi pastelli. Io mi perdo nei suoi gesti, tanto che non mi accorgo nemmeno della presenza di Anna fino a quando lei non dice «Scusate se interrompo il vostro pranzo ma non vedevo l'ora di annunciarvi con grande gioia che finalmente venerdì verranno a trovarvi i vostri amici all'istituto!» In stanza 25 ora tutti gli altri hanno addosso le stesse fossette del cazzo di Anna. Lei mi guarda, si avvicina e mi bisbiglia nell'orecchio «ho pensato che, siccome Jacopo non può venirti a trovare, potresti trascorrere quel tempo facendo conoscenza con il nuovo ragazzo che arriverà quel giorno, sai potreste diventare ottimi amici» poi sorride e se ne va.
Torno a guardare Martino che non smette di sorridere mentre massacra quel purè. E io mi chiedo quanti disegni possa sopportare un purè e se io invece riuscirò a sopportare questo Manuel.

Un piede nell'incubo e l'altro nella favolaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora