L'istituto è un museo di agonie e noi siamo i suoi quadri in esposizione.
A quanto pare gli omoni con i camici bianchi hanno ben pensato che sarebbe stato meglio togliere quelle piante morte in giro per l'istituto prima delle visite di venerdì. Qua dentro ci sono già abbastanza morti.
Dopo la colazione dunque è arrivata una donna di servizio che per tre ore si è occupata di sostituire quei corpi appassiti con un po' di piante qua e là ed è stato uno spettacolo incredibile. Vagabondava per le stanze numerate portandosi con sè un carellino colmo di fiori dai più svariati colori, e capite bene che dentro questa scatola sciupata una come lei pareva una fata piena di vita che diffondeva altrettanta vita. Inconcepibile, semplicemente inconcepibile.
Compiva la stessa sequenza di azioni: buttava in un sacco nero l'anima morta e posizionava accuratamente l'anima fin troppo viva per somministrare poi loro trattamenti personalizzati. Non pensavo che funzionasse così anche per le piante.
Cazzo, i rotti funzionano come le piante?
Nel mentre borbottava un mucchio di cose, completamente isolata dal resto del mondo. Anna ogni venti minuti le si avvicinava e commentava o domandava ogni cosa «Che meraviglia questo giallo intenso!» o «E qual è il nome di questa pianta? Calzerebbe a pennello nel mio salotto» ma la donna di servizio non ci faceva minimamente caso. Aveva inoltre due innaffiatoi, uno per l'acqua concimata e uno per l'acqua distillata, un vaporizzatore con diverse posizioni per nebulizzazioni "mirate", "a pioggia" o "a nuvola". Lo ritengo uno spettacolo incredibile perché quando spruzzava l'acqua sulle foglie la vedevo animarsi di speranza. E per questo mi ricordava mia nonna.Lei pensava che l'acqua fosse una specie di balsamo che penetra nelle piante e fornisce loro il necessario per crescere, stessa cosa per il concime a forma di bastoncini che conficcava nella terra, e che a un fiore in fin di vita basti buttargli costantemente dell'acqua per salvarlo.
La nonna nutriva le sue piante così come nutrì i suoi figli: acqua e concime per le piante, fagiolini e vitamina C per i figli. Quando ero bambino mi disse «Rimani concentrato sull'oggetto, procuragli i principi nutritivi che dall'esterno vanno verso l'interno e che, agendo da dentro, lo fanno crescere e gli fanno bene, dai una spuntatina alle foglie ed ecco che la pianta è pronta per affrontare la vita.»
Mia nonna e la donna di servizio donano alle loro piante lo stesso sguardo: un misto di inquietudine e di speranza, consapevoli della fugacità della vita, preoccupate per gli incidenti che possono capitare, ma nello stesso tempo soddisfatte per aver fatto tutto il possibile, per aver svolto il loro ruolo di nutrici e per un po' si sentivano tranquille e al sicuro.
È così che quelle come loro vedono la vita, come una serie di azioni esorcizzanti, inefficaci quanto una spruzzatina, che danno una breve illusione di sicurezza. Io ho sempre pensato che sarebbe molto meglio se potessimo condividere la nostra insicurezza, penetrare tutti insieme dentro noi stessi e dichiarare che i fagiolini e la vitamina C, pur nutrendo l'animale, non salvano mica la vita e non sostentano affatto lo spirito.
Ma cosa volete che ne capiscano queste fate con il loro concime del cazzo e i loro fiori colmi di vita.Oltre che essere rotti puzziamo pure, ma non pensate che sia perché non ci teniamo all'igiene o altro, semplicemente se vuoi farti una doccia dev'esserci sempre con te un omone con il camice bianco che ti sorveglia, il che non è il massimo quindi in sostanza ti devi accontentare di una bacinella d'acqua e una spugna. Stamattina Anna ha detto «Mi racccomando oggi fate questo sforzo di lavarvi tutti, fatelo per i vostri amici» come se bastasse essere profumati per nascondere temporaneamente la malattia che ci sporca ogni giorno. Manuel non è mio amico, non so proprio chi sia Manuel, ma ho comunque accontentato Anna e le sue fossette del cazzo, non che sia servito a qualcosa siccome mi sento ancora più infangato di prima.
Stanza 27 non assomiglia più alla stanza 27 di prima. Qua dentro ci sta un'ignota vitalità mai sperimentata prima.
La prima visita è una bambina dai capelli rossi che le cadono ribelli come una cascata sulla schiena, ci guarda uno ad uno e uno ad uno noi guardiamo lei, poi sorride e saltellando porge a Martino una scatola di pastelli nuovi.
Lorenzo anche oggi è un alieno dalla pelle rosso fuoco, ma non a causa del suo palloncino di rabbia, ma perché si trova davanti una bambina pallida come la Luna, con due occhiaie scure come il cielo di notte che lo abbraccia con la delicatezza di una carezza. E Lorenzo sorride con gli occhi chiusi.
Un bambino con le lentiggini e un capellino rosso sta urlando entusiasta «Edo guarda che ti ho portato!» e gli posa un minuscolo pacco tra le mani ricoperte di cerotti. Edoardo lo scarta con una delicatezza disarmante per ritrovarsi in quelle mani una scatola di cerotti con stampati sopra dei vivaci fiorellini «Il tuo fiore lo facciamo crescere» dice poi il bambino facendogli l'occhiolino. Edoardo gli regala invece un abbraccio di lacrime.
Luca trema sulla sedia schioccandosi per la millesima volta le dita, sta tentando di ripetere il ciclo di respirazione che gli ha insegnato Anna per non farsi divorare dall'ansia sociale in situazioni come queste quando un «Ciao fratellino» lo interrompe. Luca tra le braccia di suo fratello non trema più.
Uno a uno gli altri rivedono i loro amici. Uno a uno gli altri non si sentono più dei cazzo di pesci palla abbandonati nella loro boccia.In stanza 27 rimango solo io ad affogare nell'oceano di merda.
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Un piede nell'incubo e l'altro nella favola
FanficScendeva il buio, si sospendeva la luce della Luna e il grido del vento era il via libera dei miei mostri che fremevano dalla voglia di giocare sulla loro attrazione preferita, un bambino di nome Simone che ogni mattina si svegliava con una nuova f...