VII

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Le nuvole se ne vanno veloci
hanno spiato i nostri baci ora non ci sono più segreti non ci sono mai stati.

Dicono che essere vivi sia andare in cerca degli istanti destinati a morire.
In equilibrio costante tra la salute e la malattia, tra la bellezza e l'orrore, tra la vita e la morte, tra la favola e l'incubo.
Quando ero bambino avevo paura del buio.
Mi sono a lungo rassegnato ad essere un'anomalia
a sentirmi di troppo
a esistere a fasi alterne
fino a ridurmi all'intermittenza.
A sentirmi vivo cinque minuti un giorno.
Venti l'altro. Nessuno due giorni dopo.
E via così
perennemente in errore
eternamente altrove.
Volevo porre fine a tutto
volevo essere divorato del tutto.
Lasciare a questo mondo il solo ricordo sfocato di un bambino di nome Simone che all'arrivo del buio cominciava pian piano a morire.

Crescendo ho capito che tutti i mostri si nascondono nella luce.

Ammirate ora quel bambino:
fuori è buio e lui non sta danzando con le ombre, anzi guarda uno come lui che muove le dita e disegna per aria a testa in giù.
Si domanda quand'è stata la prima volta che ha provato questo soffice abbandono, possibile solo in due.
Si domanda quand'è stata la prima volta che ha provato questa felice rilassatezza in presenza di un uomo.
Questo gli prende l'indice con un dito
«Andiamo» bisbiglia
sono legati da uno spago e vuole portarlo a ballare sulle scale
a piedi scalzi
a concedere ai gradini il ballo più speciale
gli chiede se gli va di incendiare l'istituto con il loro amore: sono draghi che non hanno paura di incendiare con il loro amore.
Vogliono che la loro follia cresca, che non passi mai.
Ragazzino, non eri tu che avevi sempre gli occhi un po' tristi?

Ammirate ora quel ragazzino:
si è spogliato dei suoi mostri dopo aver capito che non gli stanno bene addosso,
come gli occhi tristi.
La parete verde scuro scuro sbava un disastro di fiori, lui sorride nel vedere che sono proprio fiori di lavanda e margherite esauste ma Simone è in piedi e sa che non dovrà mai canticchiare alle anime desolate cento e passa favole
poiché ora vuole solo vivere e gridare
e amare.

«Sono innamorato di te»
La parte più esaltante del vivere è forse nascosta tra i tuoi baci sopra le mie labbra cadavere.
Quando mi baci ti dovresti fare male, se tu mi baci in teoria ti dovresti fare male
non so te, ma a me piace da impazzire il tuo male.
«Posso?» mi chiedi e io «Ti prego» perché non ho mai avuto questa spietata voglia di respirare.

Allora, spezziamo la boccia:
all'inizio l'ebrezza maestosa irrompe nell'aria e tiene per mano un timore che si impadronisce di immensi campi di pelle.
«I tuoi nei sul petto mi ricordano delle piccole mandorle, o nocciole»
Come i tuoi capelli.
A proposito, cosa nascondi in quei ricci che sposti di lato?
Se mi avvicino ai boschi dei tuoi capelli posso sentire echi d'amore e ululati di una bestia affamata di dolcezza.
Come ammali e fai crescere dei fiori e delle ciliegie sugli altri?
Dio, adesso quell'ebrezza sveglia perfida i fiori che tremano tanto da farci sentire al centro del sublime.
I nostri indici ancora legati da uno spago strozzano i fili d'erba che crescono sulle nostre braccia e sulle nostre gambe,
così fragili
così ricolmi della maestà dei sospiri che fluttuano tra i pori
e radono al suolo questi campi di pelle. 

Oltrepassiamo un corridoio e d'improvviso ci troviamo in una stanza piena di luce accecante. Un'altra dimensione, certezze appena nate si radicano in noi come un nuovo cuore che batte all'unisono con l'altro.
È per il modo in cui ti illumini che i signori accanto sorridono e vorrebbero essere come te, che porti colore alle cose grigie
e sarà per questo che mi sento un arcobaleno.

lo sì, ti desidero e nelle parole che ti dico, anche se tu non lo vedi, c'è un pensiero che prima passa nell'arteria del mio cuore (infarinato dal tuo nome) e poi pompa al cervello dove giace il mio grande giardino di parole da dirti, che profuma di te e allo stesso tempo di un fuoco appassionato che arde ogni spina.
Ma tanto abbiamo un legame tutto nostro che va oltre le parole: quando per farti intendere quello che penso uso parole a caso, anche inventate, che tanto tu ne capisci sempre il senso e nel mentre mi permetti di coltivare il giardino più bello.

«Certo che andremo a vivere in montagna appena usciremo da qua»
«Ah ecco me sembrava strano»
«Che cosa?»
«Me sembrava strano che non c'avessi manco un difetto»
«Voler andare a vivere in montagna sarebbe un difetto?»
«Non è un difetto, è il difetto per eccellenza Simò»
«Sei allucinante»
«Allucinante, ma come parli ao?»
«Questo sarebbe il mio difetto numero due?»
«No, mi piace quando fai il sapientone»
«Dovrei ringraziarti?»
«No dovresti stare zitto che ora te voglio bacià»

Luccicano i sogni sulla tela che abbiamo dipinto con i nostri baci, guarda che bei colori che emanano le nostre labbra quando mi baci.

«Però amore comunque un difetto te rimane eh!»
«Non ti butto giù dal letto solo perché mi hai chiamato amore»
«Che coglione»
«Ora invece posso buttarti giù»
«No fermo Simò scherzavo! Ahia! Così mi faccio male!»
«Manu sei caduto di dieci centimetri non puoi esserti fatto male»
«Sei allucinante»
«E sono il tuo amore»
«Allucinante, assolutamente allucinante amore»
Ti rubo un bacio, non prendertela Amore
siamo pari perché tu mi hai rubato il cuore.

«Ma da quant'è che c'hai le fossette Simò?»
In quel momento lì capii cosa intendesse davvero Anna quando diceva che le fossette erano "la firma della felicità che vuole ricordare di essere passata per di qui".
«Da quando mi hai baciato»
E in fin dei conti, le fossette di Anna non erano tanto del cazzo.

A te anima che leggi:
so che ti senti grigia con l'umore di chi non sa se aspettare che qualcosa accada o se deve farlo accadere.
So che ti capita di insabbiarti, di non riuscire più a prendere una decisione e so che non bisogna farsene una colpa perché ogni ferita ha il suo tempo.
So che esisti, che riuscirai a spezzare quella boccia e che farai anche tu quel respiro infinito che ti farà capire che era sempre stata l'acqua a farti annegare.
So che ogni dolore appassirà, perderà forza e andrà via e potrai capirlo solo tu
perché dentro te puoi vedere solo tu.

A te anima che leggi:
Sei perfetta.
Perfetta non significa impeccabile, perfetta significa "per fetta"
significa che ci hai provato così tante volte
da essere a fette
a pezzi
distrutta
disintegrata
significa che ci hai provato così tanto che ora è da stupidi mollare.
Sei perfetta.
Sei perfetta perché tutte le persone che anche per un secondo ti passano accanto si ritrovano all'improvviso con la voglia matta
di lottare per i propri sogni.

A te Manuel,
che sei un'anima perfetta,
so con certezza che scriveranno di noi, Manuel e Simone, con entrambi i piedi nella loro incatevole favola.

P.S: Vaffanculo pesce palla.

Un piede nell'incubo e l'altro nella favolaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora