16.ʟᴀ ᴍᴏʀᴀʟᴇ

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Capitolo 16, la morale

"Sei tu che mi hai insegnato a giocare a chi è più forte."
Emma Marrone


💥

Rientrando in casa aveva provato uno strano senso di familiarità.

Si era richiuso la porta d'ingresso alle spalle e si era sfilato le scarpe, sostituendole con le ciabatte. Il corridoio gli era parso troppo lungo, troppo opprimente, ma la sala gli aveva messo ancor più ansia.

Mitsuki era lì, per metà sdraiata sul divano bianco panna, la schiena poggiata ai cuscini, stesa su un fianco. Stava guardando la tv appesa al muro, il tappeto frapposto a terra, perfettamente grigio.

"Vecchia" la chiamò il biondo, dirigendosi verso il divano.

Mitsuki storse appena lo sguardo, osservando il figlio sedersi alla fine del divano.

"Izuku dov'è?" chiese la donna prendendo il telecomando per skippare i canali.

Katsuki non la guardò mentre blaterava "è andato a fare spesa."

Mitsuki annuì, nonostante il sopracciglio inarcato. Katsuki si torturò le dita, la testa in subbuglio e il corpo che trasudava nervosismo.

"Cosa c'è?" domandò Mitsuki, inclinando la testa in direzione del figlio. I capelli biondo dorato fluttuarono lungo il lato del collo.

"Hah?" bonficchiò Katsuki "niente."

Mitsuki tornò ai suoi capelli, sbirciando sott'occhio il figlio.
Dovette aspettare almeno due minuti prima che il biondo si decidesse a parlare.

"Mamma" mormorò.
La bionda girò la testa, gli occhi rosso rubino luciccarono in sua direzione, attenti e vigili.

"Dimmi."

Forse fu il tono calmo a farlo ridestare, o i feromoni dolciastri di sua madre, che gli ricordavano vagamente il sapore dei biscotti che gli preparava da bambino.

"Ti ricordi quella volta che..." si bloccò, il pomo d'Adamo affondò dolcemente nell'incavo della gola, il fiato gli lasciò le narici velocemente.

Gli occhi color vermiglio di Mitsuki erano più grandi, più impostati ora. Lo fissava attentamente, il viso pulito, le ciglia nere e lunghissime creavano uno strano contrasto con il suo carattere frizzantino.

"Quella volta che..?" lo rimbeccò la donna, assottigliando lo sguardo tagliente.

Katsuki storse la testa, portando lo sguardo su un punto impreciso del muro dinanzi a sé.

"Quella volta che ho...stuprato Izuku" concluse il biondo alla fine, reprimendo il sussulto che gli aveva scosso il cuore a quelle parole.

Non osò girarsi in direzione di sua madre, troppo spaventato dalla sua possibile reazione. Tuttavia la donna non mosse ciglio.

"Si" sancì stoica, il telecomando ancora stretto nel palmo, la testa rivolta verso la tv.

"Be'...quella volta...io..." Katsuki prese un bel respiro, l'aria sapeva di cannella.
Chiuse gli occhi mentre storcendo le labbra continuava.

"Izuku aspettava un bambino."

Stavolta la reazione della bionda non si fece attendere, scattò in avanti, le braccia immobili e lo sguardo confuso. I suoi feromoni urlavano sorpresa.

"Dopo...la violenza...lui è andato in ospedale" rivelò il biondo qualche secondo dopo, lo sguardo vacuo. "Io non lo sapevo, giuro che non sapevo della gravidanza quando l'ho violentato...e...me ne pento cazzo, ogni giorno della mia vita...mi faccio schifo ancora..." mormorò con la voce bassa, arricchita da un principio di lacrime. "Pensavo, dopo averlo violentato, pensavo...che il bambino ormai fosse...morto."

You hurt me, BakudekuDove le storie prendono vita. Scoprilo ora